Una fusione che sembrava dovesse risolvere tutte le annose questioni degli stabilimenti FCA e che invece non ha prodotto i risultati sperati e che anzi, getta un alone scuro per il futuro.
Parliamo naturalmente di Stellantis e della fusione tra PSA e FCA. Una fusione che è stata analizzata attentamente anche dal Corriere della Sera nel suo inserto finanziario “L’economia sul Corriere”. Ed emergono sostanziali differenze forse non preventivabili al momento della fusione.
Stellantis, differenze tra Francia e Italia anche sulla componentistica
La fusione tra FCA e Peugeot ha avvantaggiato quest’ultima. E non lo hanno detto solo i politici o i tecnici, perché è il pensiero di molti dal momento che il primo approdo in Italia del CEO Tavares ha prodotto una tirata di orecchie per i nostri stabilimenti.
In Italia i costi di produzione sono troppo alti, lo ha detto proprio l’Amministratore delegato di Stellantis in visita a Torino mesi fa. E naturalmente il paragone sui costi è fatto rispetto agli stabilimenti francesi del gruppo. Il fatto però è che gli alti costi non sono salariali, perché è noto che in Francia gli stipendi sono più alti che in Italia.
Sono i servizi, soprattutto esterni e l’indotto a gravare come macigni. La tirata di orecchie però non è certo fine a se stessa, perché come effetto ha quello di iniziare con i tagli che nonostante il problema non sia salariale, avrà ricadute occupazionali che non riguarderanno solo i servizi.
La PSA per esempio, dal punto di vista della componentistica si rifà a Faurecia, azienda che è un autentico colosso, che ha oltre 120.000 addetti. Una cosa così FCA non l’ha mai avuta, nel senso che un interlocutore di queste dimensioni per gli italiani non c’è mai stato, con la componentistica che per FCA si ottiene per il tramite di piccole e medie imprese.
Una analisi molto eloquente questa prodotta dal settimanale di economia che lascia pochi dubbi sulla differenza in sede di fornitura di componenti che non vengono prodotti direttamente dalle fabbriche del gruppo ma da quello che tutti chiamano indotto.
A rischio pure gli uffici
Gli alti costi italiani sono anche quelli degli uffici, che secondo i vertici di Stellantis hanno doppioni e duplicati che all’esterno non esistono. Parliamo degli uffici di amministrazione, dei settori marketing o engineering e così via dicendo.
E i tagli se arrivassero anche li sarebbero una autentica tragedia se si pensa che solo a Torino sarebbero sulla graticola circa 8.000 posti di lavoro di questo tipo.
E poi c’è la questione politica, con l’Italia intesa come governo, che rispetto a quello francese su Stellantis non compare proprio e di questo che i sindacati si lamentano e che ribadiranno nel summit in programma il 15 aprile a Torino.
“Vorremmo però che il governo si interessasse del futuro di Stellantis e proteggesse gli interessi nazionali, invece il ministro Giorgetti non solo non ha convocato ancora il tavolo di settore sull’automotive che era stato costituito al Ministero dello Sviluppo economico ma non ci ha detto niente neanche rispetto al futuro dell’Iveco che potrebbe essere acquisita dai cinesi di Jaw”, questo il commento di Gianluca Ficco, segretario nazionale della Uilm che allarga il campo anche all’Iveco, il famoso marchio di furgoni e mezzi commerciali del gruppo FCA.