La Fiat X1/9 non è una supercar, ma si è ritagliata uno spazio nella mente e nel cuore di tanti appassionati. Questa vettura sportiva con tetto rigido asportabile è stata prodotta dal 1972 al 1989, in varie declinazioni. Sua fonte di ispirazione fu la concept car Runabout del 1969, anch’essa firmata da Marcello Gandini per Bertone. Stiamo parlando dell’uomo che -giusto per citarne tre- ha dato forma allo stile della Lancia Stratos, della Lamborghini Miura e della Lamborghini Countach. Al cospetto di simili nomi, non occorre aggiungere altro.
Nel caso della Fiat X1/9, le dimensioni particolarmente contenute del corpo vettura hanno forzato la vena creativa dell’autore, ma il prodotto è coerente e di carattere nella sua esecuzione. A Gianni Agnelli piacque. Fu lui che la volle in listino.
Il debutto in società di questa creatura avvenne sulle Madonie, in Sicilia, lungo il tracciato della mitica Targa Florio. Era il 22 dicembre del 1972. Quell’anno il successo nella storica gara ideata da don Vincenzo Florio era andato alla Ferrari 312 PB di Arturo Merzario e Sandro Munari. La scelta della cornice ambientale per la presentazione alla stampa non sembrò quindi casuale. Chiaro che in quel contesto l’operazione di marketing sarebbe stata più efficace con un’auto dall’indole sportiva: la Fiat X1/9 ce l’aveva.
Caratteristiche della Fiat X1/9
Il motore, ereditato dalla Fiat 128 Coupé (in particolare della Rally 1300), era disposto in posizione posteriore-centrale e la trazione era posteriore. La stessa architettura dei prototipi che nei mesi precedenti si erano giocati il successo alla Targa Florio. La potenza erogata dal 4 cilindri di 1.290 centimetri cubi era di 75 cavalli, quindi non spaventosa, ma bastava a dare una buona verve al mezzo, il cui peso era nell’ordine dei 900 chilogrammi.
Notevole l’agilità di marcia. Del resto, il telaio era imparentato con quello della già citata Lancia Stratos. Apprezzabile la scelta delle sospensioni a ruote indipendenti, sia sull’asse anteriore che sul posteriore. Il compito di rallentarne la marcia era affidato a un impianto frenante a quattro dischi, che svolgeva dignitosamente il proprio compito.
Sul fronte stilistico, spiccava il muso appuntito, che faceva da contraltare alla coda tronca. Uno degli elementi più caratteristici del design era il vistoso roll-bar centrale. Una volta asportato, il tetto di questa vettura targa poteva essere disposto nel cofano anteriore. Grande lo stacco rispetto alla 850 Sport Spider, di cui era, in qualche modo, l’erede.
Nel tempo la cilindrata crebbe
Nel 1978 giunse in listino la Fiat X1/9 Five Speed a cinque marce (una in più dello step precedente). Il look risultava appesantito dall’introduzione di più marcate appendici protettive, come i vistosi paraurti ad alto assorbimento, richiesti dalle norme di sicurezza americane. Crebbe la cilindrata, che passò a 1.498 centimetri cubi. La potenza ne ebbe giovamento, toccando quota 85 cavalli. Tangibili i progressi nell’accelerazione, con un passaggio da 0 a 100 km/h ora coperto in 10 secondi, e nella velocità massima, ora pari a 185 km/h, contro i 170 km/h della versione da 1.3 litri.
Come già anticipato, nel corso degli anni giunsero alcuni allestimenti particolari. Non mancarono le versioni più specialistiche, destinate all’universo racing, come la Dallara Icsunonove del 1975, nata per il Gruppo 5, e come la Fiat X1/9 Abarth. Oggi non è raro vedere la Fiat X1/9 nelle cronoscalate, negli slalom o nei raduni di auto d’epoca. In ogni contesto, pur senza essere una supercar, suscita sempre la sua buona dose di curiosità. Prova ulteriore di un progetto nato bene e che è entrato nel cuore di molti. A fare il resto ci pensa il nome esotico, che altro non è che la sigla interna del progetto di industrializzazione del modello.