Erede della 850, la Fiat 127 ha scritto un capitolo nuovo nella storia della casa automobilistica torinese. Questa piccola berlina a 2 volumi fece il suo debutto in società nel 1971, con la prima serie, rimasta in listino fino al 1977. Poi giunsero alcuni step evolutivi, ma le nostre attenzioni, in questo post, sono tutte per il modello delle origini.
Rispetto alla vettura che l’ha preceduta, lo stacco è notevole sul piano della concezione. Cambia radicalmente l’architettura, con l’arrivo del motore anteriore trasversale, in luogo di quello posteriore della 850. Diversa anche la trazione, anteriore sul nuovo modello, al posto di quella posteriore della vettura precedente. La fisionomia completamente diversa annuncia le tantissime novità introdotte dalla Fiat 127.
Curiosità sulla Fiat 127
Il design porta la firma di Pio Manzù e Rodolfo Bonetto. Entrambi hanno discendenze nobili: il primo è figlio dello scultore Giacomo Manzù, il secondo è nipote del pilota Felice Bonetto. A loro il merito di aver concepito uno stile originale e razionale, che coniuga una forte personalità all’ottimizzazione degli spazi. In tempi recenti, la Fiat 127 è stata oggetto di un remake, del quale abbiamo parlato in un precedente articolo. Qui ci focalizziamo sul modello storico, in particolare sulla prima serie che, a mio avviso, è la più interessante sul piano storico ed estetico.
La vettura fa ricorso a un motore da 903 centimetri cubi, già in uso sulla 850 Sport Coupé. Essendo votata, però, ad una missione diversa, la potenza massima viene ridotta a 47 cavalli a 6200 giri al minuto, contro i 52 cavalli a 6500 giri al minuto della utilitaria sportiva. Si tratta di un quattro cilindri con distribuzione ad aste e bilancieri, che sfoggia pregevoli doti di robustezza e affidabilità.
Il peso a vuoto della Fiat 127 prima serie è di 705 chilogrammi, ma cresce notevolmente in ordine di marcia, spingendosi a quota 1105 chilogrammi. Le prestazioni, ovviamente, non sono da Formula 1. Risultano però in linea con l’indole del modello. L’accelerazione da 0 a 1000 metri viene coperta in 35.2 secondi, mentre la velocità massima tocca i 140 km/h. I freni anteriori sono a disco, quelli posteriori a tamburo. Le sospensioni a quattro ruote indipendenti sfoggiano uno schema McPherson davanti e a balestra trasversale dietro.
Auto dell’Anno nel 1972
Per le sue doti, la Fiat 127 vinse il premio Auto dell’Anno nel 1972. L’abitacolo di questo modello offre comoda accoglienza a quattro passeggeri, cui riserva buoni volumi, anche se le dimensioni esterne sono contenute. La lunghezza è di 3590 millimetri, la larghezza di 1520 millimetri, l’altezza di 1390 millimetri. Gradevole il trattamento degli arredi, specie tenendo conto della fascia di appartenenza del modello, collocato nei segmenti bassi del mercato. Buona la capienza del bagagliaio, con i suoi 365 decimetri cubi.
Tra i punti di forza dell’auto, merita una citazione il comportamento stradale, stabile e sicuro. La maneggevolezza è buona, come il piacere di guida. Facile interpretare le reazioni della Fiat 127, che non tradisce improvvisamente il guidatore. Una valida alleata durante le trasferte familiari del tempo. Dalla sua anche un livello basso di consumi, che la rende parsimoniosa nella marcia. Il cambio a quattro marce è robusto e piacevole da usare. Le doti dell’auto consentirono la grande affermazione di mercato, che durò negli anni.
Nell’ambito della prima serie, alla Fiat 127 standard si aggiunse nell’aprile del 1972 la versione 3p, con portellone posteriore. Per entrambe, dal 1975, era possibile scegliere l’allestimento Special, più sfizioso nelle finiture. Nel 1976 giunse sul mercato la versione a quattro porte, prodotta da Seat. Durante lo stesso anno, il motore della Fiat 127 perse un po’ di potenza, scendendo a quota 45 cavalli. La causa? Gli adattamenti alle nuove normative antinquinamento. Uno step di avvicinamento alla modernità.