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Fiat Croma: storia di una bella ammiraglia

Non è stata la vettura italiana di rappresentanza per antonomasia, ma la Fiat Croma fece colpo.

Fiat Croma

La Fiat Croma è stata l’ammiraglia della casa torinese dal 1985 al 1996. Questa berlina si offriva allo sguardo con linee di grande piacevolezza. Era una vettura a due volumi e mezzo, armonica e proporzionata nella dimensione estetica. Il merito del look particolarmente riuscito va ascritto al Centro Stile Fiat, che ne definì i lineamenti, sotto la supervisione di Tom Tjaarda e Giorgetto Giugiaro.

La sua nascita avvenne nell’ambito del progetto “Tipo Quattro”, che sfruttava un sistema di sinergie industriali, per ottimizzare i costi. Insieme a lei ne facevano parte la Lancia Thema, la Saab 9000 e l’Alfa Romeo 164. Tutte auto molto riuscite nel design, in particolare le italiane. Pur nell’ambito delle condivisioni di gruppo, ognuna delle quattro proposte aveva una spiccata personalità, che la distingueva dalle altre.

Bellezza ed economie di scala

La Fiat Croma sposava in pieno i cromosomi di famiglia e lo faceva con un impeccabile equilibrio espressivo. La vettura, il cui nome in codice era Tipo 154, ebbe una buona accoglienza di mercato. Lo testimoniano i volumi produttivi, con circa 438 mila esemplari venduti alla clientela. Il suo rapporto prezzo/qualità, l’economia d’esercizio, il comfort e la praticità la resero appetibile per una certa fascia d’utenza, che trovò in lei la risposta giusta.

In virtù del progetto sinergico, la Fiat Croma condivideva diversi elementi con le altre auto maturate nell’ambito della collaborazione industriale. Stiamo parlando di cose importanti, come l’autotelaio, le sospensioni, l’ossatura delle fiancate e il padiglione. Con la Lancia Thema e la Saab 9000 il legame si spingeva pure oltre, perché anche le portiere erano le stesse. Ovviamente le parentele erano molto estese sul fronte dell’impiantistica, per realizzare quelle economie di scala oggi diventate una prassi, ma all’epoca non così diffuse.

I motori della Fiat Croma

Fiat Croma

Ricca la gamma dei motori proposti sulla Fiat Croma, con un ventaglio in grado di soddisfare diversi bisogni. Due unità propulsive a benzina erano a carburatori, con cilindrate da 1.6 e 2.0 litri. Altre due erano a iniezione, sempre da 2.0 litri: un aspirato (declinato anche nella motorizzazione CHT con aspirazione a geometria variabile) e un turbo. La potenza spaziava dagli 83 ai 155 cavalli. Poi c’erano il diesel da 2.5 litri (75 cavalli) e il turbodiesel da 2.4 litri (100 cavalli). Nel 1988 giunse un 2.0 litri turbodiesel con iniezione diretta.

Tre anni dopo, la Fiat Croma venne sottoposta a un restyling, per rinfrescarne la linea, circa a metà carriera. Aumentava la sua riconoscibilità, nel frontale, ora adeguato al nuovo family feeling della casa torinese. Sparirono dal listino le versioni di cilindrata più bassa e fece il suo sbarco sul modello un motore V6 aspirato da 2.5 litri e 160 cavalli di potenza, giunto dall’Alfa Romeo. Un modo per sublimare il suo ruolo di ammiraglia nel listino Fiat. Nel mese di dicembre del 1996, la sua vita commerciale giunse al capolinea, senza ottenere una discendenza.

Assemblata a Mirafiori, la Fiat Croma ha scritto una bella pagina nella storia del marchio torinese. Spesso scelta come auto di rappresentanza, ha accolto molti passeggeri famosi nel corso della sua lunga avventura. Diversi gli esemplari blindati, che incrementavano notevolmente il peso dell’auto. In condizioni standard, invece, la Fiat Croma era relativamente leggera per la classe di appartenenza, con dati alla bilancia variabili da 1095 a 1240 chilogrammi. Sul piano dimensionale, queste le sue misure: lunghezza 4495 mm, larghezza 1760 mm, altezza 1430 mm, passo 2660 mm.