L’approdo in Alfa Romeo di Jean-Philippe Imparato sta conducendo il marchio del Biscione verso un futuro che finalmente appare concreto e assolutamente differente rispetto a quanto eravamo abituati a vedere fino ad ora. Con l’effettiva formalizzazione di Stellantis, Alfa Romeo è in pratica l’unico marchio a possedere un CEO che proviene da un background differente.
Se dal momento del suo insediamento in Alfa Romeo le sue dichiarazioni erano apparse risicatissime, durante un primissimo incontro con un gruppo di giornalisti Jean-Philippe Imparato ha espresso le sue sensazioni e alcuni capisaldi dei piani futuri che coinvolgeranno ogni area dell’Alfa Romeo che verrà sotto la sua interessata direzione. Il fatto che Carlos Tavares abbia scelto proprio lui, uomo forte del rilancio di Peugeot, per risollevare le sorti di un marchio iconico ma spento da fin troppo tempo è un segnale forte: una dichiarazione di intenti sul ruolo che vorrà ricoprire Alfa Romeo da questo momento in poi.
Fa sicuramente un certo effetto sentire pronunciare a Jean-Philippe questa frase, in relazione ai primissimi momenti che lo hanno condotto in Alfa Romeo: “Mi ricordo perfettamente la chiamata di Carlos Tavares all’inizio di gennaio, quando mi disse: ehi Jean-Philippe, dopo cinque anni in Peugeot perché non un’esperienza italiana? Io dissi immediatamente di sì, ovviamente, perché su queste cose non si scherza e non si esita molto. Due minuti per dire sì, tre giorni per lasciare le chiavi della Peugeot a Linda Jackson, che conosco da anni, e poi il volo Parigi-Milano, per dare un messaggio: l’Alfa Romeo si gestisce in Italia, non da Parigi”. Semplici parole che forniscono un quadro chiaro di quanto Imparato sia sincero e appassionato di un marchio che necessita di un set corposo di cure. In accordo con “quando sei in Peugeot che incassa miliardi di euro l’anno, non vai in Alfa Romeo per fare carriera. Lo fai personalmente perché ci credi e hai passione”, rappresenta un quadro filosofico degno dell’uomo migliore che ad oggi poteva trovare l’Alfa Romeo del nuovo corso.
Approccio rinnovato
Se fissare i punti saldi del nuovo piano industriale appare ancora troppo presto (possibilmente le prime novità saranno svelate fra l’estate e la fine del 2021), ciò che ha tracciato Jean-Philippe Imparato è un approccio differente utile a fornire l’impulso necessario a modificare mentalità e modi di fare per fin troppo tempo residenti in una zona di comfort da spazzare via. “Dopo la Tonale faremo una presentazione progressiva, annuale, del piano prodotti, inclusa l’elettrificazione completa della gamma, ma non voglio presentare ora un piano di cinque anni perché non voglio fare promesse che potrebbero non essere mantenute. Alla fine dell’anno ci vedremo per presentare quello che arriverà dopo la Tonale”, ha ammesso.
Secondo Imparato “ciò che mi ha colpito di più quando sono arrivato in Alfa Romeo è stata la notorietà del marchio. Alfa Romeo è un marchio globale, conosciuto in tutto il mondo. Con enormi potenzialità. Può veramente diventare il brand premium di punta del gruppo Stellantis. Ha bisogno di stabilità, di un management che non cambi strategia tutti i giorni”. Una condizione centrata in pieno, la stessa che nel recente passato ha prodotto annunci rivelatisi aleatori. L’approccio rinnovato è evidente nella nuova collocazione del quartier generale di Alfa Romeo che come abbiamo visto qui trova posto presso le storiche Officine 83 già sede del Centro Stile Alfa Romeo: qui un manipolo di dirigenti e manager della nuova Alfa Romeo lavoreranno fianco a fianco con i designer del Biscione per mettere a punto una strategia di azione che vede nella stabilità l’obiettivo da perseguire con forza. “Stiamo puntando ad un programma di 10 anni, di cui 5 chiusi e finanziati senza cambiare”, ha aggiunto Imparato.
Il ragionamento di Jean-Philippe Imparato non risiede su un effettivo rilancio, perché secondo lui “non credo che si debba parlare di rilancio in senso stretto. Dobbiamo ripartire da due prodotti come Giulia e Stelvio, dalle loro straordinarie qualità stradali. E vincere la sfida dell’elettrificazione, altrimenti con il taglio della CO2 del 60 per cento imposto dalla UE entro il 2030, e le multe milionarie per chi non lo rispetta, sei morto”. È chiaro quindi che proprio l’elettrificazione ricoprirà un ruolo fondamentale nel futuro di Alfa Romeo, “è ancora presto per parlarne, ma ormai si ragiona sullo sviluppo di accumulatori tali da garantire un’autonomia di 700-800 chilometri, e l’Alfa Romeo non potrà non essere della partita. Ovviamente la giocherà a modo suo, con la sua personalità. Quindi, massimo piacere di guida e grandi emozioni”, ha aggiunto. “Vedo americani, cinesi, tedeschi… il futuro sono due tonnellate di batteria e 1.500 cavalli? Non lo so. Il futuro Alfa Romeo è un futuro di elettrico con auto di sei metri? Non lo so”, ha ammesso.
Piattaforma Giorgio nessun addio, stabilimenti italiani centrali
Se sull’arrivo del Tonale è arrivata l’ufficialità di un debutto fissato, ma rimandato al 2022, probabilmente la gestione delle affermazioni in riferimento alla piattaforma Giorgio coincide con l’effettivo nervosismo degli Alfisti più esigenti. Parlando infatti di piattaforme, Imparato non si è sbilanciato molto sul futuro della interessantissima piattaforma Giorgio sebbene l’aver ammesso che “il gruppo Stellantis avrà tre piattaforme: Small, Medium e Large per servire tutti i modelli dei nostri marchi” potrebbe contenere un particolare annuncio intrinseco rivolto proprio alla piattaforma Giorgio della quale la nuova Alfa Romeo potrebbe fare a meno. Ma non è chiaro, visto che come riporta Quattroruote “Imparato ha voluto specificare che la piattaforma Giorgio non verrà archiviata, ma sarà integrata nel sistema delle architetture di Stellantis, ovvero Small, Medium e Large”.
Importantissimo è anche il punto di vista sugli stabilimenti italiani, nonostante sia stato confermato l’arrivo di un modello realizzato a Tychy in Polonia. “Vado tutti i mesi a Cassino perché le Alfa Romeo si fanno a Cassino e su questo non si scherza. Ho visto un livello di tecnologia enorme dentro Cassino e Pomigliano, nel senso che il contenuto tecnologico degli impianti che ho visitato negli ultimi tre mesi secondo me è un benchmark mondiale”, ha ammesso Imparato confermando la centralità dei nostri stabilimenti nella gestione del prodotto Alfa Romeo.
L’importanza del Quadrifoglio
Un ruolo decisamente importante nella gestione del nuovo corso di Alfa Romeo risiede anche nella fondamentale importanza delle varianti Quadrifoglio. Sulla base di quanto ammesso da Jean-Philippe Imparato, su ogni modello del Biscione ci si interrogherà sulla possibilità di introdurre una variante Quadrifoglio: “valuteremo le proposte e non tradiremo lo spirito del Quadrifoglio. Se riterremo che su un’auto non si potrà fare una versione sportiva allora non la faremo, non è un problema. In cima a ogni progetto c’è sempre un capitolo Quadrifoglio, ma lo metteremo in strada solo se è all’altezza del nome e se non tradisce le aspettative degli appassionati”.
La gestione stessa delle varianti Quadrifoglio ben si adatta anche a mercati specifici sui quali Alfa Romeo non vuole fare a meno di puntare. L’America rimane un mercato solido sul quale puntare “una volta che ci sei dentro, con un nome di questo calibro, devi giocartela” ha aggiunto Imparato, senza fare a meno della Cina dove “il potenziale di Alfa Romeo è enorme e vendiamo tante Quadrifoglio”. L’occhio però rimane puntato al Vecchio Continente dove bisogna affermarsi con una concreta solidità.
Se le alte prestazioni rimangono un must del Biscione, Imparato punta anche alla passione resa più accessibile per quella che definisce tribù di appassionati. L’importanza di incrementare le vendite passa da qui: “per proteggere il futuro del marchio serve una performance economica. Sto organizzando Alfa Romeo per raggiungere delle performance economiche che dobbiamo avere per essere in grado di preparare i prossimi 20 anni. Per avere una performance economica durevole devi entrare sui segmenti dove puoi fare il livello giusto di volumi e il livello giusto di ricavi”, ha detto Imparato aggiungendo che “la nostra tribù ha bisogno di avere accesso a delle macchine che ti danno delle sensazioni a un budget umano, oltre a dei modelli top con performance estreme”. Tutte parole che fanno pensare ad un ritorno anche in Segmenti più accessibili e maggiormente redditizi. Si punta alle emozioni, per tutti: “ve lo dice uno che è nato su una Giulia 1.300: mio papà aveva un’Alfetta e la prima macchina di mia moglie era un’Alfasud”.
La ricetta è scritta, c’è attesa ora per comprenderne i frutti. Ma le premesse appaiono finalmente interessanti e sincere.