Non sono giorni tranquilli quelli che si vivono a Melfi nello stabilimento Stellantis di San Nicola. Sono in arrivo delle assemblee sindacali in cui si discuterà del futuro dello stabilimento ex FCA in Basilicata.
Sono giorni di attesa e di polemica e con una nota USB, l’Unione sindacale di base, cerca di rendere edotti i lavoratori si cosa sta accadendo a Melfi per le fabbriche Stellantis e l’indotto. Il sindacato indipendente cerca di informare gli operai per prepararli alle assemblee dove sembra scontato che vertici aziendali e tutti gli altri sindacati cercheranno di fare passare la loro linea.
La nota dell’Unione sindacale di base
“Stellantis si prepara a smantellare una linea e a ripristinare i 20 turni a Melfi, tutto come sempre sulla pelle degli operai”, così inizia la nota dell’Unione sindacale di base di cui hanno parlato diversi media, soprattutto locali, della Basilicata.
Dopo l’incontro a Torino tra sindacati e vertici aziendali sembra che il taglio della linea di produzione nello stabilimento di Melfi sia ormai una cosa molto più che probabile. “Nei prossimi giorni si terranno assemblee sindacali in cui si discuterà del futuro di Melfi. Gli operai devono arrivare preparati a questo appuntamento, così da poter controbattere punto su punto alle argomentazioni che i sindacati porteranno in assemblea pur di far passare la loro linea e quella del padrone” così USB avvisa tutti gli operai chiedendo attenzione e di fatto sottolineando che la linea degli altri sindacati sembra convergere su quella del Gruppo.
Si produrranno meno auto
Per capire bene ciò che accadrà e che forse molti operai sottovalutano, USB inizia a fare i conti coi dati produttivi. Stando alle previsioni, per il 2021 a Melfi si produrranno al massimo 250mila auto.
Sono numeri che derivano dalle proiezioni di mercato, un mercato che inevitabilmente è minato dalla crisi economica pressoché generale dovuta all’emergenza Coronavirus. Prevedere una produzione di 250mila auto significa che il lavoro che si fa oggi, sarà ridotto.
Oggi si producono 960 auto al giorno solo tra Jeep Renegade e 500X, cioè sulla vecchia linea produttiva. A queste vanno aggiunte 440 auto al giorno tra ibride e Jeep Compass, cioè su quella che viene chiamata nuova linea. In totale 1.400 veicoli a regime che porta il numero di auto a 309mila all’anno se si producesse costantemente tutto l’anno. Qui viene il problema, perché sarebbe una produzione superiore alla richiesta di auto che porta inevitabilmente a quelle che USB chiama “fermate collettive”.
E tra stop generali e fermate individuali sono i lavoratori a pagare il prezzo più alto, perché in base a questi scenari rischiano di lavorare solo per poco più della metà delle giornate lavorative che un anno di lavoro prevede.
Il taglio di una linea produttiva
Se già il semplice collegamento delle problematiche di mercato con il piano industriale adottato dall’azienda è piuttosto allarmante per gli operai, peggio andrà se di pensa che ormai appare scontato che una delle due linee di produzione verrà tagliata. Ed è qui che USB contesta ciò che stanno facendo i sindacati che si sono seduti al tavolo con l’azienda.
Sindacati che nella nota di USB vengono chiamati “filopadronali”.Infatti sembra che la soluzione individuata per detonare il pericolo di un ricorso ancora maggiore alla cassa integrazione per via del taglio di una linea produttiva sia quello di ripristinare i venti turni di lavoro a settimana. Una soluzione che USB vede solo come interesse dell’azienda. Aumentare i turni, tagliare una linea di produzione e spostare tutta la produzione sull’unica linea rimasta significa riuscire a far produrre all’azienda le 250mila auto che il mercato richiede.
In altri termini, un piano aziendale che avrà ripercussioni unicamente sugli operai, lasciando all’azienda l’ottimizzazione dei propri guadagni. Questo perché non ci vuole molto a capire che dal punto di vista della manutenzione ordinaria e straordinaria, una linea per l’azienda costa meno di due.
Risvolti pesanti per gli operai
Ciò che accadrà per gli operai è un generalizzato peggioramento della condizione lavorativa globale. Aumenteranno le fermate individuali ed il ritorno ai 20 turni significa il ritorno alle problematiche di carattere familiare che in passato portarono alla decisione di debellarle. E non si sta tenendo conto del fatto che ci sarebbero risvolti anche sulla salute degli operai che con un contingentamento della produzione su linea unica verrebbero ammassati in maniera evidente con tutti i rischi che la fase emergenziale per la pandemia comportano.