Record, ma addirittura con numeri superiori alle attese del mercato: per Tesla primo trimestre d’oro. Un mix di straordinaria efficacia dato dalle sue elettriche, dai sistemi di accumulo energetico, ma anche dai Bitcoin e dai crediti verdi. O, che dir si voglia, i crediti ambientali. Che fanno sempre più gola a tutti i Gruppi automobilisti, i quali devono evitare le multe pesanti appioppate in caso di sforamento delle emissioni inquinanti. Specie oggi che il tema ambientale è ancora più forte.
I numeri fanno impressione: 10,39 miliardi di dollari da gennaio a marzo 2021. Crescita del 74% rispetto ai primi tre mesi 2020. Ma si schizza anche sopra i 10,29 miliardi attesi. E perché? Le vendite aumentano del 110%.
- L’utile netto lievita al massimo storico di 438 milioni di dollari, contro 16 milioni di un anno fa.
- E l’utile per azione vola da 23 a 93 centesimi di dollaro (79 le aspettative di mercato).
- Inoltre, l’utile operativo si inerpica del 110% a 594 milioni.
- Non solo: arriva un’altra, ennesima, cascata di diamanti sulla testa di quel funambolo dal nome di Elon Musk: l’imprenditore sudafricano potrà ottenere nuove stock-option dal valore di 11 miliardi di dollari.
Crediti verdi, bigliettoni verdi: 518 milioni di dollari
Ma torniamo alle vendite di crediti ambientali: sono aumentate fino a quota 518 milioni, dai 401 milioni del quarto trimestre dell’anno scorso e dai 354 milioni di un anno fa,
Palo Alto Tesla ha anche generato plusvalenze per 101 milioni grazie al trading sul 10% di bitcoin acquistati da quando l’investimento in criptovalute è stato annunciato.
Cerchiamo col lanternino qualche piccolo neo. Nulla si sa della produzione delle versioni aggiornate delle Model S e X, i due prodotti a maggior valore aggiunto nella gamma Tesla. Forse, a maggio ci saranno le consegne dell’ammiraglia e per il terzo trimestre quelle del SUV a batteria. La colpa? Anche della crisi dei chip.
In più, Musk si scontra col muro della burocrazia in Europa. Un conto è operare negli States, un altro nel Vecchio Continente: ritardi nel progetto della “gigafactory” di Grunheide, in quel di Berlino. Forse, per fine 2021. A causa anche degli ecologisti che si sono messi di traverso.