La gigafactory di Tesla presente vicino a Berlino in queste ultime settimane è al centro di molti controlli, e non è stata ancora aperta. Le autorità tedesche stanno ora indagando su presunte violazioni delle leggi sul lavoro nel cantiere.
Secondo Reuters, l’ufficio statale per la sicurezza sul lavoro sta indagando se i salari minimi vengano pagati e se le regole sull’orario di lavoro e le condizioni per l’alloggio dei lavoratori siano rispettate dalla casa automobilistica statunitense. Business Insider ha parlato con i lavoratori, provenienti dalla Polonia, che attualmente stanno lavorando nel sito.
Tesla: l’ufficio statale per la sicurezza sul lavoro ha effettuato una serie di controlli nella gigafactory di Berlino
Hanno dichiarato di essere pagati 40 zloty l’ora ossia 8,78 euro, che è inferiore al salario minimo tedesco. In aggiunta, i lavoratori dormono in ostelli con centinaia di altre persone. “A volte dormiamo con un massimo di tre uomini nella stanza“, ha detto un dipendente.
Non sorprende quindi che sia scoppiato un importante focolaio di coronavirus che ha portato all’installazione di un centro di test nella parte anteriore dello stabilimento.
La scorsa settimana, Business Insider ha anche riferito che l’agenzia ambientale tedesca UBA stava esaminando il sito per la possibile installazione di tubi che avrebbero consentito alle acque reflue industriali di penetrare nell’acqua potabile locale. Sempre recentemente, l’UBA ha emesso una multa di 12 milioni di euro alla divisione tedesca di Tesla, accusandola di non rispettare le normative locali sul ritiro e il riciclaggio delle batterie.
L’avvocato Rüdiger Nebelsieck ha dichiarato che, se la costruzione del sito viene eseguita senza i permessi necessari, allora questo la dice lunga su Tesla. All’inizio dei lavori della gigafactory vicino a Berlino, Tesla aveva promesso che la fabbrica sarebbe stata inaugurata il 1° luglio 2021 ma purtroppo l’apertura è stata posticipata di almeno sei mesi.
Elon Musk ha recentemente criticato il governo tedesco per la sua burocrazia, accusandolo di non comprendere l’urgenza con cui la sua azienda sta combattendo il cambiamento climatico.