La Lancia Flavia Coupé firmata da Pininfarina, declinava in chiave sportiva l’omonima berlina, rispetto alla quale era molto più seducente. Non poteva che essere così, visto il nome di chi ne produsse lo stile. Il modello fu presentato al Salone dell’Auto di Torino del 1961. In quella cornice raccolse un ampio e meritato consenso. Cosa che, per esempio, non era successa per la versione a quattro porte da cui discendeva, frutto dell’estro creativo di Piero Castagnero. Nel caso della Lancia Fulvia Coupé, anche l’assemblaggio fu curato da Pininfarina, nelle sue strutture produttive.
La bella estetica ha contribuito in modo importante alla buona accoglienza dell’auto nel cuore della gente. In alcuni tratti, il design della carrozzeria ricordava quello di vetture più esclusive e titolate, firmate dallo stesso maestro piemontese per altre case automobilistiche a lui legate. Notevole la miscela fra grinta ed eleganza, che segnava un riferimento nello specifico segmento di mercato. Alchimie difficili da ottenere, ma non per Pininfarina, lei cui doti stilistiche non hanno certo bisogno di presentazioni.
Lancia Flavia Coupé: tutte le curiosità
Se rispetto alla berlina della casa torinese i cambiamenti estetici erano molto marcati, sul piano della meccanica c’era una stretta parentela. Del resto, questa era perfettamente in linea con l’eccellenza del tempo. Nel caso della Lancia Flavia Coupé, però, la potenza fu innalzata. Il motore da 1500 centimetri cubi erogava 90 cavalli, al posto dei 78 della berlina, grazie ai due carburatori doppio corpo scelti per dissetare il 4 cilindri, in luogo dell’unità singola dell’altra.
Anche la coppia motrice era più alta. Il tutto si traduceva in una velocità massima di 170 km/h: un valore perfettamente in linea con lo spirito del modello e col periodo storico di riferimento. In totale, negli anni, presero forma 3.725 esemplari di Lancia Flavia Coupé dotate del cuore da 1.5 litri. Non si tratta di numeri particolarmente elevati, ma bisogna sottolineare che questa non era una vettura per la motorizzazione di massa. Il suo ciclo commerciale prese forma nel 1962.
Alcuni clienti le rimproveravano una curva di coppia troppo orientata alla sportività, che premiava le danze agli alti regimi. Per porre rimedio alla legittima critica, la casa torinese mise mano al propulsore, introducendo una versione da 1727 centimetri cubi di cilindrata, con 92 cavalli all’attivo, che regalava una maggiore “morbidezza” e fluidità nell’erogazione, in un quadro complessivo di più alto vigore prestazionale.
Evoluzione continua nei motori
Nel 1963 giunse il turno della Lancia Fulvia Coupé 1800, con motore da 1.8 litri, prodotta in 13.418 esemplari. La potenza rimaneva immutata e non si schiodava dai 92 cavalli, ma l’elasticità era ancora migliore. Al 1965 risale il debutto del motore 1800 a iniezione, con 102 cavalli in scuderia, per una velocità massima di 180 km/h. Questa versione sbocciò in 2150 unità. Nel 1969 giunse un restyling, che interessò tanto la carrozzeria quanto gli spazi abitabili. Il motore fu portato a 2 litri di cilindrata ed era in grado di erogare ben 115 cavalli. La velocità massima cresceva a 190 km/h. In questa nuova declinazione, la Lancia Flavia Coupé prese forma in 3458 esemplari.
Pochi mesi dopo fu il turno della 2000i, dotata di iniezione meccanica, con 124 cavalli all’attivo, per 190 km/h di punta velocistica. In questa veste sbocciò in 705 esemplari, oggi molto rari da incontrare, persino nei raduni dedicati alle auto d’epoca. Ancora meglio faceva la 2000 HF del 1971, che sfiorava i 200 km/h. Fu lei una sorta di canto del cigno, con una motorizzazione che sublimò lo spirito del modello Lancia, vestito con una carrozzeria notevolmente attualizzata, per restare al passo coi tempi.