La Fiat Tempra fu svelata al grande pubblico nel mese di novembre del 1989, ma la sua avventura commerciale prese forma a partire dal mese di febbraio del 1990. Il modello, nella versione berlina, aveva un CX, ossia un coefficiente di resistenza aerodinamica, pari a 0.29: un valore piuttosto basso, prova di una buona penetrazione nell’aria e di un attento studio dei flussi.
Ad essi si prestò la giusta attenzione in fase di definizione stilistica di questa berlina media, disegnata da I.DE.A Institute, che seppe coniugare bene i bisogni estetici e quelli funzionali. Anche se il look non faceva strappare le vesti, aveva una bella dignità espressiva e un adeguato tono caratteriale. La vettura andava a porsi tra la Fiat Tipo e la Fiat Croma ed anche visivamente si coglieva la sua collocazione intermedia nel listino della casa automobilistica torinese.
Una domanda piuttosto sostenuta
Prodotta a Cassino, la Fiat Tempra ebbe delle parentesi produttive anche in nazioni lontane dall’Italia. Buona l’accoglienza del mercato, anche se le vendite erano troppo sbilanciate, con una netta prevalenza del bacino interno, quello del Belpaese. Al contenimento del suo prezzo d’acquisto concorsero le sinergie industriali interne al gruppo di Agnelli, con la condivisione di alcuni componenti con Fiat Tipo, Alfa Romeo 155 e Lancia Dedra. Grande il successo della versione familiare, scelta in pratica da un cliente su due.
La buona portata dei volumi produttivi fu agevolata dalle cifre basse richieste per entrarne in possesso. Con meno di 20 milioni di lire ci si assicurava una versione di accesso alla gamma. In cambio della spesa, la Fiat Tempra regalava una valida dotazione di serie e un buon livello di comfort. Ottimo lo spazio a bordo, che la poneva al di sopra delle concorrenti del tempo. Anche la capacità di carico si collocava al top dello specifico segmento di mercato. La natura pratica del modello emergeva ancora di più nella variante Station Wagon, meno gradevole però sul piano estetico, almeno secondo il mio punto di vista, ma io sono un amante delle berline, quindi non faccio testo.
L’impressione è che il look sobrio ed elegante della Fiat Tempra fosse una cartina di tornasole della sostanza messa sul piatto dal modello. Nel 1993 giunse in listino la seconda serie, con ulteriori miglioramenti sul fronte della dotazione di serie e dei sistemi di sicurezza. Fra l’altro, alcuni interventi di irrobustimento interessarono la scocca. Le barriere laterali anti-intrusione divennero più robuste, per proteggere meglio gli occupanti dagli eventuali urti. L’anno dopo fu il turno dell’allestimento HSD (Higth Safety Drive), con ABS a quattro canali, airbag, pretensionatori ed altro ancora, per una superiore sicurezza attiva.
Gamma motori della Fiat Tempra
Sul fronte motori, la Fiat Tempra godeva della spinta di unità a carburatori da 1372 centimetri cubi (78 cavalli) e 1581 centimetri cubi (86 cavalli), mantenuti in gamma per poco tempo. Questi furono affiancati e poi sostituiti da motori a iniezione da 1372 centimetri cubi (71 cavalli) e 1581 centimetri cubi Singlepoint (75 cavalli) e Multipoint (90 cavalli). Per le versioni benzina a iniezione elettronica da 1995 centimetri cubi la potenza massima era di 113 cavalli, ma in Brasile fu prodotta anche una variante di pari cilindrata, a 16 valvole, con 125 cavalli all’attivo. Nello stesso paese prese forma una versione turbo, sempre da 2 litri, in grado di erogare la bellezza di 165 cavalli.
Grande successo, nella gamma della Fiat Tempra, ebbero le propulsioni diesel 1.9 D e TD da 1929 centimetri cubi, con potenze dai 65 cavalli della versione aspirata ai 92 cavalli di quella sovralimentata. Il ciclo commerciale del modello giunse al capolinea, in Europa, nella primavera del 1997, per cedere il passo alla nuova Marea. La Fiat Tempra, tuttavia, continuò ad essere prodotta fino al 2001 in Turchia, Brasile ed Egitto, per soddisfare richieste di mercato locali.