In Internet, vanno forte due bufale sul bollo auto. Cominciamo con quella che riguarda la revisione periodica obbligatoria ministeriale, da fare dopo 4 anni dalla prima immatricolazione, e da ripetere poi a intervalli di 2 anni. La fake news vuole che si venga bocciati alla revisione se il bollo auto è scaduto, non pagato.
Si tratta di una bufala. Il bollo auto è una tassa regionale sulla proprietà della macchina: sei versa all’Ente locale. Sarà la Regione, da sola, a cercare di riscuotere il vecchio credito con l’automobilista inadempiente.
L’officina che fa la revisione non è in nessun modo collegata la database regionale. Si mischierebbe lo Stato con la Regione: il primo farebbe da esattore per la seconda. Esiste già l’Agenzia delle entrate che svolge quel ruolo: esige i vecchi crediti (i bolli auto in pagati), più le multe stradali non versate (per conto dei Comuni). Se il proprietario del mezzo non paga, ecco le ganasce fiscali, ossia uno strumento di coercizione che blocca la macchina col fermo amministrativo. Pagando il dovuto, le ganasce si sbloccano.
Fake news sul bollo: una pacchia
Ma perché le bufale su bollo e revisione si diffondono così velocemente online? Semplice: perché l’evasione fiscale legata alla tassa di proprietà della vettura è piuttosto diffusa, specie in alcune aree del Sud. Si raggiungono i picchi in Sicilia.
Bene ha fatto la Lombardia ad andare sul sicuro: sconto per chi fa la domiciliazione bancaria, così da impedire il non pagamento. Le altre Regioni non hanno ancora adottato questo provvedimento, facoltà per tutti gli Enti locali in base a una direttiva nazionale.
In tema di bufala sul bollo, un noto quotidiano ha scritto che il Tutor misura la velocità media e individua chi viaggia con la tassa di proprietà non pagata: fake news, che non può trovare riscontro, anche perché le banche dati dei bolli delle Regioni non confluiscono in un unico database.