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Ferrari 246 SP: 60 anni dal trionfo alla Targa Florio

Scopri i segreti della Ferrari 246 SP, un cavallino rampante poco bello ma di razza.

Ferrari 246 SP
La Ferrari Dino 234 SP in azione (Screen shot da video RTS via yallow rosa)

La Ferrari 246 SP mise a segno una splendida vittoria alla Targa Florio del 1961. Un successo speciale, reso ancora più importante, sul piano storico, dal fatto che ad averlo conseguito sia stata per la prima volta una “rossa” a motore centrale. Fino ad allora, tutti i sigilli della casa di Maranello erano stati conseguiti con auto tirate dai buoi davanti al carro, giusto per citare una frase molto cara al mitico Commendatore.

Furono due gli esemplari di Ferrari 246 SP iscritti dalla scuderia emiliana alla Targa Florio del 1961, disputata lungo i 72 chilometri del Piccolo Circuito delle Madonie, in Sicilia. La sfida isolana era la seconda tappa del Campionato del Mondo Sport Prototipi di quell’anno. I grandi costruttori ci tenevano a fare bella figura, non solo nella prospettiva iridata, ma anche per il prestigio portato in dote dalla corsa ideata da don Vincenzo Florio. Come al solito, c’erano nomi importanti ai nastri di partenza.

Ferrari non faceva mistero del desiderio di imporsi, anche per mettere in archivio l’esito infelice della 12 Ore di Sebring, dove la Ferrari 246 SP fu costretta al ritiro in gara, dopo aver segnato il giro più veloce. Il modello sembrava quello giusto per far sventolare la bandiera del “cavallino rampante” sulle tribune di Cerda. Per centrare l’obiettivo, i due esemplari portati nell’isola furono affidati a piloti di grande spessore. Una vettura fu messa al servizio di Wolfgang von Trips e Richie Ginther, l’altra di Phil Hill e Olivier Gendebien.

Gli equipaggi della casa di Maranello dovevano fare i conti con lo squadrone Porsche, che annoverava piloti del calibro di Stirling Moss, Dan Gurney e Graham Hill. Dopo un duro ed appassionante duello con le auto di Stoccarda, la “rossa” tagliò per prima la linea del traguardo, agevolata nel compito dal ritiro dell’auto di Moss, che si trovava al comando. Ma non fu un successo immeritato.

Von Trips, proprio all’ultimo passaggio, segnò la migliore prestazione in gara, completando il giro in 40’03″4, alla media di 107,847 km/h. Dietro von Trips e Gendebien, al traguardo di Floriopoli, giunse la Porsche RS 61 2000 di Bonnier e Gurney a 4’23″8. Terza in classifica la vettura gemella della casa tedesca affidata ad Hermann e Berth. Poi le Maserati di Vaccarella e Trintgnant, al quarto posto, e di Maglioli e Scarlatti, in quinta piazza.  

Ferrari 246 SP: le caratteristiche

Protagonista del primo successo in gara di una “rossa” a motore posteriore fu, come già detto, la Ferrari 246 SP, caratterizzata da un nuovo layout che la rendeva efficace e strutturalmente ben bilanciata. Come riferisce il sito della casa di Maranello, questa vettura “pesava meno di 600 kg” e disponeva di una “leggerissima carrozzeria in alluminio che presentava innovazioni aerodinamiche come lo spoiler posteriore”.

La sua particolare disposizione meccanica, che fece esordire lo schema del motore posteriore sui “cavallini rampanti” della categoria Sport, diede un ulteriore scossone alla filosofia di Enzo Ferrari, che voleva i buoi davanti al carro. Da quel momento fu un fiorire di prodotti dotati della nuova (e più funzionale) architettura tecnica, resa credibile dalle performance ottenute in pista dalle monoposto inglesi. Per questa ragione la Ferrari 246 SP viene considerata un modello di svolta.  

La 246 SP non era una miss, ma vinceva

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Certo, la linea non è da concorso d’eleganza come per tante altre “rosse”, ma qui il tema aerodinamico aveva guadagnato un ruolo di primo piano. Gli studi progettuali furono abbinati a lunghi test in galleria del vento, per migliorare la deportanza del modello. Il tutto sotto la regia di un grande personaggio (in tutti i sensi) che risponde al nome di Carlo Chiti.

La spinta della Ferrari 246 SP faceva capo a un motore V6  da 2.4 litri, che erogava una potenza massima di 275 cavalli a 7500 giri al minuto, accompagnato nell’azione da splendide melodie meccaniche. Facile intuire la tempra prestazionale di questo cuore, resa più frubile da un assetto ben bilanciato.  

Purtroppo l’esordio alla 12 Ore di Sebring del 25 marzo 1961 non fu felice, per un’uscita di pista di Wolfgang Von Trips che, nelle precedenti fasi di gara aveva messo in risalto il temperamento dell’auto, capace di tenere testa a bolidi di più elevata cubatura, contro ogni pronostico. La prima vittoria giunse poche settimane dopo, alla Targa Florio, dove (come già abbiamo visto) la Ferrari 246 SP di Von Trips e Gendebien tagliò vittoriosa la linea del traguardo della leggendaria corsa siciliana. Per la prima volta una Ferrari a motore posteriore ottenne in gara un risultato migliore delle sorelle con i buoi davanti al carro: era la conferma della bontà del sentiero tecnico intrapreso!

Questa “rossa” bissò il successo alla Targa Florio nel 1962, affidata alla perizia di guida di Gendebien, Rodriguez e Mairesse. Poi si impose anche alla 1000 Km del Nurburgring, con Hill e Gendebien, e sul circuito di Brands Hatch, con Parkes. Anche se poco bella, la Ferrari 246 SP mostrò di essere un’arma vincente e questo la rese comunque piacevole agli occhi degli appassionati, che custodiscono nel cuore le sue imprese sportive.

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Fonte | Ferrari

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