Essere coinvolti in un incidente stradale è sempre una situazione spiacevole. Naturalmente ci sono sinistri e sinistri. Ci sono quelli gravi, con feriti seri o con danni ingenti tanto a persone che alle cose. In questi casi in genere arrivano le forze dell’ordine insieme agli ipotetici soccorsi, e tutto viene definito da loro, con rilievi direttamente sul campo.
Ma ci sono sinistri di lieve entità, quelli che magari producono solo danni alle auto, sinistri classici di tutti i giorni, dovuti da questioni inerenti la circolazione stradale. E ad un incrocio, o all’uscita di un parcheggio, o ad un semaforo, tamponamenti, scontri e urti sono all’ordine del giorno. Come sono all’ordine del giorno i litigi in mezzo alla strada, con i due coinvolti nel sinistro a litigare sulle responsabilità dell’uno o dell’altro.
Esistono regole precise però che dirimono molte delle questioni che possono sorgere mentre si circola in auto e si è coinvolti in un sinistro, la cui dinamica a primo impatto non da una precisa responsabilità ad uno dei due soggetti coinvolti nel sinistro con i loro rispettivi veicoli.
La presunzione di colpa, così e quando si verifica
Sul sito “laleggepertutti.it” c’è la disamina totale delle tipologie di situazione che possono scaturire a seguito di un sinistro stradale di entità non elevata come gravità.
quando si circola con un veicolo occorre essere assicurati per la Responsabilità Civile. In pratica occorre essere assicurati in maniera tale che qualsiasi danno che noi cagioniamo a soggetti terzi mentre guidiamo, se la responsabilità è nostra, venga risarcito. La polizza Rc Auto nasce proprio per questo, con l’assicurazione che si sostituisce al responsabile di un sinistro, pagando i danni causati da questi ad un danneggiato che è la vera vittima del sinistro.
Sempre parlando di sinistri non gravi, l’auto del responsabile a meno che non sia coperta da polizze particolari per danni propri (la Kasko per esempio è una di queste), non viene risarcita. Ed è qui che possono partire litigi e contenziosi, perché è evidente che stabilire di chi sia la reale responsabilità di un sinistro sia fondamentale per avere il risarcimento e per non doversi sobbarcare l’onere della riparazione della propria auto. Non mi hai dato la precedenza, oppure, andavi troppo veloce, o ancora, non hai visto il segnale. Alzi la mano chi non è incappato in un sinistro in cui la controparte ha messo i puntini sulle i circa la nostra condotta di guida.
In ogni sinistro però, possiamo dire che si parte in parità, cioè “0-0 e palla al centro”, perché è il Codice Civile a prevederlo. In altri termini, in un sinistro stradale si parte sempre da una condizione di responsabilità equamente divisa tra i due soggetti e veicoli coinvolti nel sinistro. Si chiama in gergo tecnico, “presunzione di responsabilità”.
Ma ci sono gli elementi del sinistro a far pendere la bilancia verso uno dei due coinvolti
Anche se prevista dal Codice Civile la presunzione di responsabilità non opera sempre perché così sono orientati i giudici di diverse Corti. Ma è anche perché altrimenti non ci sarebbe mai un responsabile di un sinistro e la colpa sarebbe divisa sempre 50 e 50.
Ogni sinistro fa storia a se e ci sono innumerevoli elementi da tenere in considerazione. Basti pensare che un soggetto coinvolto in un sinistro potrebbe aver subito una multa per aver trasgredito il Codice della Strada adottando una condotta che poi ha cagionato il sinistro. In questo caso non si può non ritenere responsabile del sinistro il conducente multato perché per esempio, è passato col rosso ad un semaforo, anche solo per pochi secondi.
In pratica, la presunzione di responsabilità deve operare solo quando è oggettivamente impossibile stabilire chi dei due soggetti coinvolti nel sinistro, abbia le responsabilità maggiori.
Il concorso di colpa
L’effetto della presunzione di responsabilità quando si manifesta un sinistro auto è il cosiddetto “concorso di colpa”, cioè quando due automobilisti vengono reputati ugualmente responsabili del sinistro sopraggiunto. Il principio basilare, come già detto è che fino a prova contraria, due automobilisti che si scontrano con le loro auto, sono sempre considerati entrambi colpevoli.
Ma poi ci sono gli elementi di cui accennavamo prima. Nel concorso di colpa, a prescindere dall’entità dei danni dei due veicoli, se l’uno sia più danneggiato dell’altro o se uno dei due non sia per niente danneggiato, l’intero risarcimento viene ripartito tra i conducenti in maniera paritaria.
Se si finisce davanti ad un giudice, il concorso di colpa scatta nel momento che lo stesso giudice lo conferma, essendo nella situazione di impossibilità a stabilire il vero responsabile dal momento che tutti gli elementi disponibili non lo consentono.
Al contrario, anche se si parte da una presunzione di responsabilità con concorso di colpa, se un giudice stabilisce che il responsabile tra i due contendenti è uno solo, sarà su quest’ultimo che si abbatterà l’onere del risarcimento (e quindi sarà la sua compagnia di assicurazione a riparare il danno alla controparte, con conseguente aumento di classe di merito e premio per la polizza del responsabile).
Sono le parti in causa che devono andare a dimostrare che la colpa è dell’altro
Resta il fatto che quando si è coinvolti in un sinistro stradale in cui la controparte non ammette le proprie responsabilità e dove nemmeno noi lo facciamo, per poter uscire fuori dal perimetro del concorso di colpa occorre essere in grado di dimostrare le proprie ragioni.
In altri termini occorre che chi è interessato a scagionarsi da qualsiasi responsabilità del sinistro, produca elementi e prove a sua discolpa e ad accusare l’altro. Ed in questo aspetto che un altro classico orientamento dei giudici obbliga le parti in causa ad un doppio obbligo. Infatti non basta solo dimostrare che le responsabilità siano della controparte.
Le prove devono essere anche a discolpa. In pratica, ok portare le prove che un automobilista con cui abbiamo avuto un sinistro, non ha dato la precedenza, ma occorre anche dimostrare che la nostra condotta di guida era in perfetta sintonia con le regole del Codice della Strada. Basti pensare ad un sinistro occorso tra due auto, la prima che procedeva al di sopra del limite di velocità previsto dal tratto di strada in cui l’evento si è verificato come segnaletica dimostra, mentre la seconda che faceva inversione dove non è consentito.
In questi casi, non basta che il primo automobilista metta in risalto e provi l’inversione illecita effettuata dalla controparte, perché occorre altresì dimostrare che si andava in linea con il limite di velocità stabilito dalla segnaletica.