Sta succedendo qualcosa di particolare per quello che riguarda le concessionarie Stellantis sparse in tutta Europa. Il nuovo super gruppo nato dalla fusione tra FCA e PSA ha infatti inviato una (improvvisa) comunicazione a tutta la rete di rivenditori europei in modo da far conoscere le nuove volontà del Gruppo in tale direzione. Pare infatti che proprio Stellantis voglia dare vita ad una nuova rete di vendita che dovrebbe essere messa a punto in un paio d’anni; ne consegue che il mese prossimo tutte le concessionarie europee del Gruppo dovrebbero ricevere una vera e propria disdetta dai contratti posti in essere fino ad oggi.
L’idea di Stellantis è quella di dare vita a concessionarie di più grandi dimensioni, dotate di un efficace servizio post vendita, puntando fortemente sull’elettrificazione e sul digitale. I grossi punti vendita che nasceranno nei prossimi tempi potrebbero ospitare in un’unica sede tutti i marchi che risiedono sotto l’ala protettiva di Stellantis. L’eventualità chiaramente desta non poche preoccupazioni, soprattutto in quelle concessionarie di più piccole dimensioni. Secondo Federauto, “il destino dei punti vendita dipenderà maggiormente dall’andamento del mercato che dalla riorganizzazione” mentre Stellantis ha ammesso che “col nuovo modello si avranno benefici per i clienti, per la distribuzione e per la società”.
Addio ai vecchi concessionari?
La comunicazione inviata da Stellantis è quindi giunta a tutti i dealer del Gruppo, ma anche alle associazioni categoria dei Paesi coinvolti. Stellantis, sulla base di quanto annunciato ad esempio dal Comitè Des Constructeurs Francais D’Automobiles, vuole snellire tutta la rete di distribuzione in accordo con il nuovo quadro normativo europeo per gli standard di distribuzione e per i contratti.
Nello specifico, l’UE applicherà un nuovo regolamento sulla concorrenza a partire dal prossimo maggio del 2023. L’articolo 101 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea permette di esentare ogni accordo verticale capace di conferire benefici per controbilanciare gli effetti anticoncorrenziali. Fino ad ora il Regolamento UE N°461/201 permetteva un’esenzione al comparto automotive in riferimento agli accordi verticali sull’acquisto, vendita o rivendita di nuove vetture. Il prossimo mese si attende quindi una comunicazione ufficiale a tutti i marchi sull’effettiva risoluzione del contratto, nell’attesa dell’effettivo cambiamento degli accordi previsto entro giugno del 2023.
La situazione in Europa
D’altronde Stellantis, se negli Stati Uniti ha apportato poche modifiche visto lo scarso apporto degli ex marchi PSA, in Europa si è ritrovata con un parterre di brand sconfinato che necessitano di una consistente opera di armonizzazione per evitare che fra di questi si creino condizioni conflittuali.
Nasce anche da qui la possibilità di applicare una ristrutturazione completa della rete di vendita, ricalibrando il modello adottato finora da ciò che erano FCA e PSA per dare vita ad una distribuzione complessiva e multi marchio. Pare che Stellantis si occuperà anche di potenziare ulteriormente le metodologie di vendita online, nate durante i periodi più bui della Pandemia ma rivelatesi parecchio apprezzate.
“Stellantis, per allinearsi ai cambiamenti normativi e alle evoluzioni dell’industria automobilistica, ha deciso di rafforzare il suo modello di distribuzione in Europa, promuovendo un modello sostenibile, dinamico, snello ed efficiente per tutti i suoi brand. I rappresentanti dei concessionari europei saranno coinvolti attivamente nello sviluppo dei piani futuri e della strategia di distribuzione di Stellantis che, in linea con il quadro Ber effettivo da giugno 2023, aprirà la strada a un nuovo schema di distribuzione. Questo nuovo modello porterà benefici ai clienti, alla rete di distribuzione e alla stessa Stellantis, creando un ecosistema più efficiente e sostenibile al passo con l’evoluzione del settore automobilistico”, ha ammesso un portavoce del Gruppo.
La nuova configurazione dovrebbe escludere Maserati, ma includerebbe nel cambiamento Fiat, Jeep, Alfa Romeo, DS Automobiles, Citroën, Peugeot e Opel/Vauxhall. Con la scadenza dei contratti attuali a fine maggio, Stellantis potrà selezionare la nuova rete di distribuzione sulla base delle nuove modalità proposte.
E in Italia?
Sicuramente la comunicazione è risultata del tutto inaspettata dai concessionari, visto che molti non sono stati contattati in anticipo. È chiaro quindi che si sia creata una qualche difficoltà e delle ovvie preoccupazioni: a pagarne le conseguenze potrebbero essere i concessionari più piccoli: tuttavia non è detto che la questione possa condurre ad una riduzione delle concessionarie, ma potrebbe comunque rappresentare una eventualità visto che secondo Stellantis “la nuova rete di distribuzione sarà selezionata dopo aver stilato una lista di obiettivi chiave”.
Un rapporto di Federauto fissava nel 2007 2.785 concessionarie in Italia, diventate però poco meno di 1.300 nel giugno del 2020 con un fatturato comunque in crescita. Secondo Carlo Alberto Jura, vice presidente di Federauto (associazione sotto la quale insistono anche circa 200 concessionarie ex FCA) “l’iniziativa genera un po’ di ansia specialmente per le aziende meno strutturate. In ogni caso si tratta di una evoluzione necessaria, fondamentale per razionalizzazione la rete e adeguarsi a una serie di nuove istanze. Le concessionarie restano un presidio territoriale importante destinato a cambiare il proprio business model, aprendosi sempre di più al tema della mobilità in generale e dei servizi”.
Lo stesso Jura ha però aggiunto che “in Italia le reti di vendita di PSA e FCA sono piuttosto complementari, senza eccessive sovrapposizioni. Nel nostro Paese abbiamo uno dei parchi auto più vecchi d’Europa e passare da un Euro 4 all’elettrico è un bel salto che in pochi possono economicamente permettersi. Penso che il governo dovrebbe dedicare più risorse per favorire questo aspetto della transizione verde”. Leggermente diverso il punto di vista del presidente di Federauto, Adolfo De Stefani Cosentino: “si vuole ridurre il numero per abbassare i costi nella riorganizzazione in corso. C’è grande preoccupazione perché il numero scenderà in modo consistente con ripercussioni sui posti di lavoro”.