La Ferrari FZ93 di Zagato conferma la difficoltà a non fare danni quando si mette mano a un’opera d’arte, anche se chi compie l’intervento porta un nome nobile, che ha scritto belle pagine nella storia dell’automobilismo. Il modello di cui ci stiamo occupando deriva dalla Ferrari Testarossa, ma ne deteriora incredibilmente la bellezza. L’impressione, dal mio vista, è che si sia passato da un capolavoro assoluto a un brutto anatroccolo.
Non me ne voglia l’apprezzato Ercole Spada, autore per Zagato dello stile della FZ93, ma la Testarossa è di un altro pianeta, in termini di design, classe, bellezza, armonia, fascino. Il paragone con il capolavoro di Pininfarina non regge neanche un nanosecondo.
A dire il vero, penso che la Ferrari FZ93 sia proprio una brutta macchina, anche se nel suo look si intravede un accurato lavoro di ricerca, per conferirle un certo livello di parentela con l’universo aeronautico. Comunque, al committente pare che piaccia, e i soldi li ha sborsati lui. Io avrei preferito mille volte di più la “normale” Testarossa, anche se molto più diffusa rispetto a questo esemplare unico. Immagino che fra voi ci sia qualcuno che la pensa in modo diverso da me. Del resto, il mondo è bello perché è vario.
Una supercar derivata da una rossa iconica
Nella sigla della Ferrari FZ93 sono espressi alcuni elementi caratteristici del modello. Le due lettere sono l’acronimo di Formula Zagato, per evidenziarne la discendenza. Il numero, invece, si riferisce all’anno di presentazione di questa one-off, il cui debutto in società avvenne al Salone Internazionale dell’Auto di Ginevra del 1993.
Le dimensioni sono più o meno simili a quelle della supercar da cui deriva. Eccole: 4465 mm di lunghezza, 1946 mm di larghezza, 1130 mm di altezza. Anche la meccanica attinge a piene mani dalla Testarossa, ma il motore è quello della sua evoluzione: la 512 TR. Si tratta di un cuore da 4943 centimetri cubi, a 12 cilindri a V di 180 gradi, che eroga una potenza massima di 428 cavalli a 6750 giri al minuto. Le prestazioni, più o meno, sono quelle della donatrice.
Ferrari FZ93 di Zagato: non è entrata nel cuore
Diciamo che la Ferrari FZ93 è stata un esercizio stilistico, concesso ai gusti di un facoltoso cliente. Oggi il modello fa parte della collezione Zagato, a Milano. Le linee tese del modello segnano una forte rottura rispetto al trattamento sinuoso dei volumi dato abitualmente alle loro proposte da Ercole Spada e Zagato. Di quest’ultima firma è la doppia gobba sul padiglione, suo stilema distintivo fin dagli anni cinquanta. Non solo un vezzo estetico, ma anche il frutto del desiderio di abbassare la linea del tetto senza interferire con l’abitabilità interna.
La Ferrari FZ93 fu inizialmente presentata in colorazione rosso-nero, con vistose rappresentazioni laterali del cavallino rampante, ma poi rinunciò alla tinta bicolore, per virare verso un più digeribile rosso integrale. Altri dettagli cambiarono nel tempo: i fari fissi anteriori scesero da quattro a due ed anche i vistosi cerchi usati in occasione del vernissage furono sostituiti con altri più eleganti e convenzionali.
Questa vettura non è mai entrata nel cuore della gente. Sulla sua accoglienza ha pesato il paragone con la Ferrari Testarossa, una pietra miliare di Maranello che ha fatto soccombere il trattamento stilistico della Ferrari FZ93, davvero non all’altezza della donor car. Il fatto che quasi nessuno, a differenza di quanto accaduto per l’altra, abbia deciso di mettere il suo poster in stanza o di celebrarla con forme di grande coinvolgimento emotivo la dice lunga sulla superiore ammirazione dell’opera di Pininfarina. Resta il ricordo dei grandi capolavori disegnati in passato da Ercole Spada e Zagato: due nomi mitici dell’arte a quattro ruote Made in Italy.