Basta con le notizie negative su Stellantis e su ipotetiche delocalizzazioni di produzione e tagli di personale. Potremmo dire così visti gli sviluppi che sta prendendo la storia della componentistica per le macchine elettriche, a partire dalla batterie. Da qualche giorno infatti si parla di gigafactory, cioè di un impianto di produzione di batterie e componenti per i veicoli ad alimentazione elettrica.
In altri termini, governo e vertici aziendali stanno verificando la possibilità di aprire in Italia un impianto dove si potrebbero costruire questi componenti che oggi sono importanti dall’estero. Ci sono gli investimenti da fare, e Stellantis al governo chiede una mano ricevendo quella che sembra una apertura da parte del Ministro dello Sviluppo Economico, il leghista Giancarlo Giorgetti. Magari utilizzando una parte delle risorse del Recovery Fund, ipotesi di cui ha trattato per esempio il noto quotidiano economico finanziario “Milano Finanza” e come anche la nota agenzia di stampa inglese “Reuters” ha anticipato.
La location dove aprire questo ipotetico impianto è tutta da decidere, perché i componenti che si andrebbero a costruire riguardano sostanzialmente le Jeep Compass e Renegade, veicoli che si costruiscono nello stabilimento ex FCA di Melfi in Basilicata. Ma avanza l’idea di produrre queste componenti con un nuovo stabilimento in Piemonte.
Resta il fatto che l’aiuto del governo sembra necessario dal momento che la produzione di questa componentistica in Italia dal punto di vista aziendale sarebbe più onerosa rispetto alla produzione in Cina per esempio.
Stellantis investe sull’elettrico?
In base a ciò che riporta gran parte della stampa nostrana, ma anche estera, il gruppo Stellantis sarebbe in trattativa con il Governo italiano per verificare se sussistono le condizioni per la realizzazione di un impianto di produzione di batterie e componenti per veicoli elettrici in territorio italiano.
E sarebbe Torino la sede individuata per completare questo investimento che dovrebbe godere di alcuni benefici girati all’azienda da parte del nostro esecutivo per il tramite dei fondi del Next Generation EU, soldi del Recovery Plan grazia al PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) del governo Draghi.
Come anticipato in premessa, su questo ci sarebbe da discutere dal momento che si tratta di componenti collegati alla produzione di veicoli FCA a Melfi e non in Piemonte. Infatti batterie e componenti sarebbe delle due Jeep prima citate ed entrambe vengono prodotte nello stabilimento di Località San Nicola a Melfi.
Evidente che Tavares punti sui modellli plug-in e ibridi, come il mercato vuole, ed il governo italiano dovrebbe dare una mano stanziando cospicui fondi per far sì che Stellantis produca in Italia quelle batterie che, cosa tristemente nota, in Cina costano la metà.
La via dell’elettrico è quella intrapresa da Stellantis
All’azienda viene rinfacciato di non avere ancora esposto un piano produttivo che sia degno di nota e che in Italia gli stabilimenti vanno avanti in base a programmi che riguardavano la vecchia FCA, cioè quelli prima della fusione.
Ma è evidente che il cambio di rotta del mercato dell’Automotive spinga anche Stellantis come tutti i competitor del settore, a svoltare verso l’elettrificazione. In effetti l’azienda pare intenzionata a spingere sulle vendite di veicoli plug-in o ibridi e per velocizzare il progetto di arrivare a 250 GWH nel 2030, avanta l’idea di produrre le batterie, ma non solo, in Italia.
Il nodo è l’abbattimento dei costi di produzione, perché è vero che verrebbero ridotte le spese di importazione di queste componenti, ma è altrettanto vero che come spiegato prima, queste parti dei veicoli elettrici vengono prodotte a costi inferiori in Cina. Ed è proprio sui costi delle auto prodotte in Cina che Stellantis fa un ragionamento di costi produttivi, perché per fare concorrenza e competere con i costi delle auto prodotte in Cina e in generale, in Oriente, occorre lavorare bene.
La trattativa Stellantis-governo sul gigafactory
Ricapitolando, Tavares chiede una mano al governo per poter completare il progetto gigafactory in Italia, mentre il governo è convinto di avere risorse sufficienti per dare una mano grazie ai soldi del Recovery Plan.
La trattativa va avanti, a partire dalla scelta sulla località dove aprire il gigafactory che può essere veicolo di nuove assunzioni per esempio. Il Piemonte entra come ipotesi dal momento che il referente del governo con cui Tavares parla è il rappresentante della Lega, Giancarlo Giorgetti, Ministro dello Sviluppo Economico. E si sa che la Lega ha una grande fetta di elettorato proprio nelle zone produttive del Nord Italia, Piemonte compreso.
Ma è anche vero che per quanto detto prima, logica vorrebbe che queste componenti che andrebbero montate su Jeep Renegade e Jeep Compass, venissero costruite vicino a dove questi veicoli vengono assemblati, cioè in Basilicata e nell’ex stabilimento FCA di Melfi.
Riguardo a queste vicende, probabilmente si scopriranno le carte l’8 luglio, quando è tato calendarizzato “l’electrification day” a Torino. Se a livello generale la partita riguarda la sostenibilità di una operazione che vuole portare a produrre in Italia componenti che in Cina costano la metà, a livello interno la partita si gioca sulla collocazione del gigafactory. Ipotizzare infatti che scendano in campo sindacati e soprattutto i politici locali delle singole Regioni non è esercizio azzardato.
Un nuovo impianto ed una nuova produzione, come questa del cosiddetto gigafactory potrebbe di colpo dare una mano a ristabilire un minimo di tranquillità che per esempio a Melfi latita dal momento che i continui richiami alla cassa integrazione e le voci su tagli di linea e quelli ipotizzati di tagli all’occupazione sono continui.