Quando si parla di marchi nobili dell’automobilismo, anche Lancia meriterebbe uno spazio, nonostante alcuni errori gestionali compiuti nel tempo. Fu Vincenzo Lancia, nel 1906, a mettere in piedi la fabbrica automobilistica che porta il suo nome. Lui era un giovane pilota, rampollo di una famiglia di industriali del comparto alimentare. Il talento non gli mancava e neppure la determinazione.
Nei primissimi mesi, però, le cose non andarono benissimo. Un incendio danneggiò pesantemente gli impianti. Vincenzo, però, seppe far fronte agli eventi, rimettendo in moto la produzione.
Nel 1907 giunse sul mercato la Lancia Alpha di 2.5 litri, che stupì gli osservatori per l’alta potenza specifica, gli elevati regimi di rotazione e l’assale in acciaio scatolato. Un primo segno di uno spirito orientato all’innovazione, che si ritroverà nelle proposte successive.
Queste si sono spesso distinte per classe ed eleganza, per la qualità del comfort e per la raffinatezza dell’allestimento, ma nel listino dell’azienda torinese non sono mancate proposte più sportive che, nelle declinazioni racing, hanno guadagnato talvolta un palmares luminoso nell’universo del motorsport.
L’ingresso Lancia nella galassia Fiat
Ceduta nel 1958 a Carlo Pesenti, proprietario della Italcementi, Lancia passò poi nelle mani di Fiat. Il matrimonio con il gruppo degli Agnelli avvenne nel 1969. Iniziò un piano di ristrutturazione aziendale. Primo modello a nascere sotto la nuova stella fu la Lancia Beta, che negli anni ottanta ebbe anche una potente versione da gara: la Beta Montecarlo Turbo, vincitrice di due Campionato Mondiale Marche nella categoria endurance.
Oggi abbiamo scelto per voi 3 modelli Lancia particolarmente emozionanti, per le caratteristiche intrinseche e per la nobiltà della loro storia. Vi invitiamo a seguirci nel viaggio alla loro scoperta, perfettamente consapevoli che la vostra lista potrebbe essere diversa dalla nostra.
Lancia Stratos HF Stradale
La Lancia Stratos HF Stradale si è fissata per sempre nel cuore degli appassionati, con il benefico riflesso della versione da gara, vincente nella dimensione sportiva. Il suo design reca la firma di Marcello Gandini per Bertone, cui va il merito delle linee a cuneo, uniche e inconfondibili. Ad alimentarne le danze ci pensava un motore V6 Dino da 2.4 litri, proveniente da casa Ferrari. Anche la trasmissione giungeva da Maranello.
Stiamo parlando di una specie di astronave, quasi un’auto venuta dallo spazio, spinta dal cuore della mitica Dino 246. Le armonie musicali e la forza vulcanica erano assicurate. Anche il pacchetto emotivo e la spinta risultavano di altissimo livello. Non meno incisive le doti dinamiche del modello, che sapeva destreggiarsi con grande agilità sui sentieri agonistici. Difficile pretendere di più.
Nella versione commerciale, questa vettura dal look avveniristico sviluppava una potenza di 190 cavalli a 7000 giri al minuto e una coppia massima di 23 kgm a 4000 giri al minuto. Grazie al peso contenuto, le prestazioni erano di adeguato livello: accelerazione da 0 a 100 km/h in meno di 7 secondi, passaggio da 0 a 160 km/h in circa 18 secondi, velocità massima di 225 km/h. La Lancia Stratos HF Stradale ha un fascino cui è difficile resistere. Mai prima di lei un grande produttore aveva pensato a un’opera così sfacciatamente orientata alle corse su strada. La versione da gara vinse il titolo costruttori del mondiale rally nel 1974, 1975 e 1976. Nel 1977, con questo modello racing, Sandro Munari si assicurò il titolo piloti.
Lancia Delta HF Integrale EVO Martini 6
Nella versione da gara la Lancia Delta ha vinto il Campionato del Mondo Rally per sei volte consecutive (dal 1987 al 1992), con le varie declinazioni sportive del modello: 4WD, Integrale 8V, Integrale 16V e seguenti. Un palmares strepitoso, che ha aggiunto splendore a un cammino leggendario. Noi abbiamo scelto, per questa lista, la Lancia Delta HF Integrale Evo Martini 6 del 1992, nata per commerare i sei anni consecutivi di successi del modello nel mondiale rally.
Si tratta di una serie speciale, in tiratura limitata e numerata. Esteticamente si caratterizza per la livrea Martini, ispirata a quella delle vetture da gara. La spinta fa capo a un motore a quattro cilindri in linea, sovralimentato, da 1995 centimetri cubi di cilindrata. Solo 310 gli esemplari costruiti: oggi sono molto gettonati dai collezionisti, che se li contendono a suon di rilanci, nelle rare occasioni in cui vengono messi all’asta. Doverosi i richiami racing nell’allestimento dell’abitacolo, con splendidi sedili Recaro rivestiti in Alcantara.
La potenza erogata dal cuore a 16 valvole era di 210 cavalli, scaricata a terra con l’ausilio di un cambio manuale a cinque marce e di un efficace sistema a quattro ruote motrici. Questa vettura rappresenta un oggetto dal fascino esotico, che commemora una storia prestigiosa, scritta per sempre nell’antologia del motorsport. Notevoli le performance, specie in relazione ai parametri del tempo: la velocità massima dichiarata dalla casa torinese era di 220 km/h, mentre l’accelerazione da 0 a 100 km/h veniva liquidata in 5,7 secondi: roba da supercar.
Lancia Thema 8.32
Fece il suo debutto in società nel 1986 e fu subito chiamata da tutti “Thema Ferrari”, per la provenienza del suo motore, derivato da quello della 308. Questo V8 da 3 litri, sull’auto torinese, esprimeva una potenza massima di 215 cavalli con la magia delle note musicali delle opere di Maranello, solo parzialmente ovattata. Difficile trovare in quegli anni una berlina a trazione anteriore più vigorosa di lei.
La velocità massima toccava quota 240 km/h ed era accompagnata da un’accelerazione e da una ripresa all’altezza delle aspettative. A rallentarne la foga provvedeva un valido impianto frenante, dotato di ABS. Richiami alla parentela con il “cavallino rampante” si notavano nello stile dei cerchi in lega a cinque razze e nell’architettura grafica della calandra. Uno degli elementi estetici e funzionali di spicco era l’alettone posteriore retrattile. Grande lo sfarzo nell’abitacolo, con ampie distese di radica e profusione di pelle Poltrona Frau cucita a mano.
Tra gli accessori, merita di essere segnalato il sofisticato sistema di sospensioni a controllo elettronico che prevedeva le modalità di guida Comfort, Sport ed Auto. Al 1988 il debutto della seconda serie della Lancia Thema 8.32, che non interveniva sulla meccanica. Era un “semplice” restyling, il cui apporto prendeva forma in una diversa fisionomia di fari e calandra. Fra gli utilizzatori di questo prestigioso modello ci fu anche Enzo Ferrari.