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Ferrari e transizione ecologica: una ferita per il DNA motoristico

Oltre 70 anni di cultura ed eccellenza motoristica Ferrari non possono essere soppiantati dalla transizione al 100% elettrico.

Ferrari

La Ferrari deve gran parte della fama di cui si fregia ai suoi fantastici motori a combustione interna. Oggi, però, i legislatori spingono con grande energia verso la transizione ecologica e le auto 100% elettriche. Non sempre le motivazioni usate sono le migliori e restano parecchie perplessità sull’accelerazione data al processo, spesso di matrice ideologica più che logica.

La mobilità elettrica non è ancora matura a livello di sistema, ma la si vuole comunque imporre, con una tempistica discutibile. Il rischio è di decretare la morte di una tecnologia, quella dell’endotermico, per lasciare campo libero ad un’altra, quella a batteria, che sconta molti limiti e non assicura vantaggi certi. Ma il mondo va così e le decisioni sono calate dall’alto, a volte senza porsi tutte le domande necessarie.

Questo non significa negare il problema dell’inquinamento, ci mancherebbe. Si vuole soltanto evidenziare che certi cambiamenti dovrebbero essere solo accompagnati dal legislatore, non imposti. Il resto dovrebbe farlo la gente, che sa scegliere le novità quando queste sono in grado di convincere con argomenti propri. I politici, però, non si fidano dei cittadini elettori, che però costringono a fidarsi di loro, spesso senza aver guadagnato sul campo i galloni della credibilità.

Un cambio di paradigma a tappe forzate

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La transizione ecologica rischia di vanificare i grandissimi sforzi fatti dai costruttori per abbattere le emissioni dei loro motori tradizionali, che hanno compiuto immensi progressi nel corso degli anni. La stessa Ferrari ne fornisce delle splendide testimonianze con le sue supercar e hypercar, che sono molto efficienti e, in genere, non percorrono tanti chilometri nel corso dell’anno.

Quindi, anche se le loro emissioni sono mediamente più alte di quelle delle altre vetture, non sono una causa rilevante dell’inquinamento. Inoltre le “rosse” hanno una scarsa diffusione. Ecco perché la loro incidenza sull’effetto serra è davvero marginale, per non dire infinitesimale. Ciò non dispensa dal dovere di fare meglio. La casa del “cavallino rampante” è sempre stata in prima linea, anche su questo piano. I progressi compiuti nel tempo sono stati notevoli ed alcune cifre aiutano a inquadrarne meglio la portata.

I progressi ecologici delle Ferrari

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La Ferrari Enzo del 2002 aveva delle emissioni di CO2 di 545 g/km, prodotte da un V12 con 660 cavalli di potenza massima. La Ferrari LaFerrari, sua erede del 2013, pur sviluppando 963 cavalli (+31.5% sulla Enzo), riduce il dato a quota 330 g/km, con un calo del 39.45% sulla progenitrice. Il tutto, senza effetti collaterali sul sound, sull’erogazione e sul piacere di guida. Con la Ferrari SF90 Stradale si è fatto ancora meglio, molto meglio.

Questa supercar ibrida plug-in gode della spinta dei 1000 cavalli erogati dal vigoroso powertrain. Il valore deriva dalla somma dei 780 cavalli espressi dal motore endotermico V8 da 4 litri e dei 220 cavalli sviluppati dai tre cuore elettrici. Le sue emissioni combinate di CO2? Solo 154 g/Km, senza nessuna rinuncia sul fronte del piacere di guida e dell’energia sensoriale trasmessa a chi si trova nell’abitacolo e a chi ne ammira l’azione da fuori. Questo è il futuro che ci piace.

L’endotermico può avere un lungo futuro

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Sono certo che a Maranello siano già in lavorazione delle soluzioni ancora più ecologiche. Un ulteriore apporto green potrebbe inoltre giungere dai carburanti sintetici, sui quali stanno lavorando diversi costruttori. Come potete vedere, i margini per fare meglio, molto meglio, ci sono tutti, senza scontare i limiti delle auto 100% elettriche. Ecco perché fissare delle date perentorie e ravvicinate per mandare al macero i propulsori endotermici non è la soluzione migliore. Poi ci sono gli aspetti passionali, anch’essi importanti, specie quando si parla di marchi nobili come Ferrari, i cui prodotti si distinguono per la capacità di regalare emozioni.

Uno dei principali punti di forza delle auto di Maranello sono i motori, la cui eccellenza è riconosciuta in ogni angolo del mondo. In questo comparto il marchio del “cavallino rampante” ha accumulato una lunghissima esperienza, che meriterebbe di diventare un tesoro Unesco. Penso in particolare ai V12 e ai V8, straordinarie opere dell’ingegneria umana, capaci di produrre prestazioni e sonorità uniche. Nessuno, su questo fronte, ha raggiunto picchi più alti della Ferrari e nessuno, più della Ferrari, perderebbe un preziosissimo patrimonio di conoscenza e di cultura con il passaggio tout court alla mobilità 100% elettrica.

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