In pratica a Melfi è successo che a fronte della promessa di 4 nuovi veicoli elettrici da produrre nello stabilimento sito in Località San Nicola, i sindacati aziendali hanno accettato senza contestazioni, la chiusura di una linea produttiva. Questo è in estrema sintesi ciò che gli operai pensano e ciò che effettivamente è successo lo scorso 15 giugno dopo il vertice al Ministero dello Sviluppo Economico.
Lo dimostrano i commenti immediatamente a margine del summit, perché i sindacati presenti, i due Ministri presenti (il Ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti e quello del Lavoro, Andrea Orlando) e i vertici dell’azienda, hanno commentato quasi con enfasi il fatto che Melfi dal 2024 sarà centrale nella vocazione elettrica che sta prendendo Stellantis.
Ma si tratta sempre di promessa. Infatti nell’immediato ciò che succede è che da due linee produttive si passerà ad una sola. Sparirà quella della Compass, con il Suv della Jeep che verrà prodotto nell’altra linea, quella che rimarrà e dove oggi si producono Jeep Renegade e Fiat 500 X. E agli operai questo evidentemente non va giù e lo dimostrano le voci dalle assemblee che si sono tenute a Melfi.
Le auto nuove sono per il 2024, il presente rischia di essere diverso
Promessa dicevamo, perché di questo si tratta ad approfondire bene ciò che sta accadendo a Melfi. Le 4 auto elettriche nuove e multimarca, saranno in produzione, sempre che tutto vada per il verso giusto e sempre che alla fine non si cambi idea, solo nel 2024.
Nel frattempo la realtà dice:
- Taglio di una linea produttiva,;
- Inserimento nella linea tagliata delle attività di assemblaggio oggi appannaggio dell’indotto e con ricadute proprio sulle piccole fabbriche che lavorano sulle commesse Stellantis;
- Cassa integrazione ancora massiccia anche per il futuro, a partire dall’estate 2021.
In pratica, dietro la promessa di un miglioramento futuro, c’è la tristemente nota realtà. E poi si parla pure di una ipotetica nuova fabbrica di batterie elettriche a Melfi, anche se c’è la concorrenza interna di Torino e di Mirafiori, e quella esterna, anche se difficilmente ipotizzabile della Spagna come terza Gigafactory di Stellantis. Anche in questo caso, una fabbrica tutta da costruire, che non vedrà i natali prima del 2024, perché si tratterebbe di batterie per le auto elettriche.
Dalle assemblee polemiche sui sindacati aziendali
“I segretari nazionali e regionali si sono presentati davanti gli operai con un pugno di mosche in mano, hanno parlato del nulla perché nulla è stato fatto a tutela degli stessi”, è ciò che si legge nell’ultimo comunicato di USB. In buona sostanza l’Unione Sindacale di Base e quindi gli operai della Fca /Stellantis di Melfi “bocciano fermamente la linea e l’atteggiamento tenuto dalle burocrazie sindacali nei vari incontri, ultimo quello tenutosi a Roma il 15 giugno con ministri e vertici aziendali. I segretari nazionali e regionali si sono presentati davanti gli operai con un pugno di mosche in mano, hanno parlato del nulla perché nulla è stato fatto a tutela degli stessi”.
La promessa di cui noi parlavamo prima è piuttosto vaga e così anche USB rincara la dose.
Come si legge sul sito Basilicata 24.it, USB come al solito non ha lesinato attacchi pesanti all’azienda, alla politica e ai colleghi sindacalisti che però sono riconosciuti a livello aziendale.
“Hanno cercato di convincere gli operai che nel 2024 le cose andranno meglio, come se quella data fosse dietro l’angolo. Si sono presentati senza un verbale delle cose dette a Roma il 15 giugno, esattamente come fecero dopo il primo incontro con l’azienda e come fanno sempre quando non c’è nulla di buono nel piatto. Hanno evitato di parlare delle uniche cose certe, dello smantellamento di una delle due linee produttive, delle condizioni in cui dovranno lavorare gli operai ammassati su una sola linea a ritmi infernali, del ritorno ai pesantissimi venti turni settimanali”, queste le cose che USB ha mosso nei confronti degli altri sindacalisti.
Esuberi in arrivo, perché nessuno li ha smentiti
Il rischi di una perdita di occupazione è dietro l’angolo. Basta pensare alla questione dell’indotto, perché se nella linea della Jeep Compass si passerà all’assemblaggio, è evidente che nell’indotto qualcosa si perderà.
Si tratta nella stragrande maggioranza dei casi di piccole realtà aziendali lontani anni luce dalla grandezza di un colosso come Stellantis, ma che per migliaia di famiglie rappresentano la vita. E senza le commesse di Stellantis queste realtà rischiano ridimensionamenti e chiusure. È una cosa inevitabile che USB sottolinea attentamente.
“Nulla hanno detto dei settecento esuberi dichiarati né del futuro dell’indotto, dove i posti di lavoro a rischio sono tantissimi. Hanno cercato di far passare come cosa buona e giusta l’incentivo al licenziamento, dimenticandosi che ogni operaio che va via dalla fabbrica è un posto di lavoro perso in Basilicata, Puglia, Campania o Calabria. Quando gli operai li hanno incalzati, chiedendogli cosa accadrà il mese prossimo, non fra tre anni, hanno fatto scena muta o, peggio, hanno cercato di spostare l’attenzione sulla credibilità di chi poneva le domande. Un comportamento indecoroso e squallido, esattamente come la loro linea in difesa degli operai”, queste le dure parole del comunicato dell’Unione Sindacale di Base.
“Gli operai invece hanno dimostrato anche durante queste assemblee di avere le idee chiare, e a chi pensava di chiedere loro un mandato in bianco, hanno fatto subito capire che gli sarebbe andata male. Ai sindacati che solo oggi, a situazione compromessa, vorrebbero coinvolgere strumentalmente gli operai, per poter dire in futuro che il percorso (fallimentare) era stato condiviso da tutti, il messaggio è arrivato forte e chiaro. Nessun mandato può essere concesso sulla base del nulla fino ad ora prodotto, né verrà concesso in futuro se la linea rimarrà la stessa, nessun sindacato quindi si senta legittimato a parlare con l’azienda a nome degli operai. Tre assemblee sono servite soltanto a fare luce, se ancora ce ne fosse stato bisogno, sul vero interesse dei vertici sindacati, quello di accreditarsi con il nuovo padrone, così da garantirsi per altro tempo ancora un posto comodo. Tutte le preoccupazioni dei vari sindacati sono improvvisamente sparite non appena Stellantis li ha degnati di un minimo di attenzione, sono sparite le dichiarazioni di guerra, gli stati di agitazione e le clausole di raffreddamento. Gli operai intanto continuano a lavorare nell’incertezza più totale, senza conoscere il futuro più prossimo e con la consapevolezza di essere, come sempre, soli”, così la parte finale del comunicato di USB apre che in parole povere delegittima l’operato dei sindacati.