Quando le auto nascono sotto la stella dei marchi nobili, anche i modelli proiettati verso il futuro hanno una connessione con la storia. La Maserati MC20 non fa eccezione alla regola e tradisce, in qualche modo, la parentela con la Bora, prodotta dal 1971 al 1978.
Quella sportiva del “tridente” si offre allo sguardo con uno stile atletico ma garbato, che ne mantiene la freschezza nel tempo. Il merito va a Giorgetto Giugiaro, che ne ha firmato le forme per Italdesign. Nei suoi tratti si leggono i segni dell’eleganza, dell’armonia, della fluidità, della possanza fisica: note che trovano terreno fertile anche sull’ultima nata.
La Maserati MC20, infatti, sfodera una grande purezza stilistica, in un corpo non sporcato da appendici aerodinamiche. Il suo è un concept misurato, senza eccessi, per un look senza tempo, segno distintivo delle Maserati di tutte le epoche. La parte superiore della vettura ha una forma scultorea, mentre quella inferiore è un concentrato di pura tecnica. Impeccabile lo studio aerodinamico, che ha consentito tutto questo. Qui i riconoscimenti per la brillantezza del design vanno a Klaus Busse, direttore del centro stile interno della casa modenese.
Feeling Maserati: la storia del mito si rinnova
Le parentele fra la Maserati MC20 e la storica Maserati Bora non si fermano però all’approccio stilistico. Ci sono, infatti, anche elementi di connessione tecnica, come la disposizione centrale-posteriore del motore di questa coppia di sportive a due posti secchi. La Bora è stata la prima vettura stradale coi “buoi dietro il carro” della storia del “tridente” (architettura meccanica già sperimentata con la Tipo 63 del 1961 e poi rilanciata con la MC12).
La Maserati MC20 è la prima supercar della nuova era aziendale della casa modenese a far ricorso a questa impostazione. In entrambe le auto si coglie un mix ideale tra artigianato e ingegneria, passione e tecnologia. Ovviamente, fatto salvo questo sfondo comune, di matrice filosofica, per il resto le creature in esame sono completamente diverse. È il segno dei tempi e dell’evoluzione, ci mancherebbe altro.
Futuro, tradizione e comune sfondo emotivo
Il salto generazionale è immenso, come quello prestazionale. L’ultima nata è di un pianeta diverso: sembra venuta da Marte nel confronto con la progenitrice, ma sul piano emotivo e sentimentale il divario è meno marcato. Ricordiamo che la Maserati MC20 gode della spinta di un motore V6 da 3.0 litri, sovralimentato con due turbocompressori, che spingono la potenza massima a quota 630 cavalli.
Per ottenere ottimi riscontri in termini di leggerezza e resistenza, su questa vettura è stato adottato un telaio in fibra di carbonio, progettato insieme alla Dallara. Eccellenti le performance, con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 2,9 secondi e da 0 a 200 km/h in 8,8 secondi. La velocità massima dichiarata è di 325 km/h.
La Maserati Bora, lanciata l’11 marzo 1971 al Salone di Ginevra, ha un telaio monoscocca in acciaio, con telaietto ausiliario al retrotreno per il supporto di motore e trasmissione. La spinta è garantita da un motore V8 di 4.7 litri, in grado di erogare 310 cavalli di potenza. Grazie ad esso, passa da 0 a 100 km/h in 6,2 secondi, mentre la punta velocistica si spinge a quota 270 km/h.
Nel 1976, le versioni europee del modello ricevettero un cuore da 4.9 litri, con potenza portata a 330 cavalli. Il risultato? Un più alto vigore prestazionale. Le sospensioni della Maserati Bora, per la prima volta su una stradale del marchio, erano indipendenti su tutte le ruote. Si può parlare di un’auto dall’indole rock, come per la Maserati MC20, ma è un rock diverso e molto più raffinato sulla creatura più recente del marchio.