Nessun lavoratore di Stellantis perderà il suo posto di lavoro, nessun esubero è previsto in Italia nelle fabbriche del colosso dell’Automotive nato dalla fusione di PSA con FCA. Sono queste le rassicurazioni che il Ceo di Stellantis, Carlos Tavares e tutti i vertici aziendali hanno dato ai lavoratori italiani dell’azienda.
Rassicurazioni arrivate fin dalla prima visita di Tavares a Torino, immediatamente dopo la fumata bianca della fusione. Ma si tratta di rassicurazioni che si sono rese necessarie per via della situazione lavorativa che nelle fabbriche italiane non è certo rosea come non lo era prima della fusione e per via del fatto che da Stellantis latitavano piani aziendali e progetti futuri.
E così i lavoratori hanno iniziato a preoccuparsi, perché spesso chiamati a fermate collettive e casse integrazioni, con il continuo paragone con i lavoratori e le produzioni di Francia ed altri Paesi esteri dove Stelantis ha interessi e stabilimenti. Una situazione diametralmente opposta alle rassicurazioni sopraggiunte.
Adesso per il piano aziendale qualcosa di più chiaro sembra esserci, perché Stellantis vuole fortemente andare verso l’elettrico anche in Italia e già ha messo in programma l’ipotetica produzione di 4 nuovi veicoli elettrici a Melfi dal 2024. E vuole anche costruire una nuova Gigafactory in Italia, cioè una nuova fabbrica di batterie per auto elettriche direttamente nel Bel Paese.
Tutto tranquillo quindi per i lavoratori, le promesse e le rassicurazioni erano reali? A dire il vero qualcosa continua a stridere, perché in quasi tutti gli stabilimenti, Melfi compreso, si continua con la cassa integrazione. E poi c’è l’accordo siglato a Melfi, tra azienda e sindacati, un accordo che viene duplicato pari pari a Mirafiori. E si tratta di una intesa che prevede però anche il tarlo degli incentivi all’esodo. In pratica, si incentivano i lavoratori ad andare via, a lasciare il loro posto di lavoro. Ma come, se tutto va per il meglio, se nessuno deve perdere il posto di lavoro e se in Italia Stellantis investirà, perché questi incentivi? Domanda lecita ed attuale, soprattutto se si pensa che non vengono previsti piani di nuove assunzioni in sostituzione di chi accetterà l’incentivo per lasciare il posto di lavoro.
Stellantis, pure a Mirafiori incentivi per l’esodo volontario come a Melfi
A Melfi immediatamente dopo l’incontro del Ministero dello Sviluppo Economico tra azienda, sindacati e politica, è stato siglato un accordo piuttosto particolare che le parti sociali hanno presentato come una vittoria a favore dei lavoratori ma che nasconde alcune insidie.
L’accordo riguarda la conferma dei 4 nuovi modelli di auto elettriche che dal 2024 inizieranno ad essere prodotte a Melfi. Tutto confermato però anche per il taglio della linea produttiva della Jeep Compass, che verrà votata all’assemblaggio a discapito di alcune piccole imprese dell’indotto. E confermati per Melfi anche la nuova turnazione 19,5 (un ritorno ai 20 turni anche se a settimane alternate, da qui la particolare definizione di 19.5 turni) e la continuità in termini di volumi di produzione da 400.000 veicoli all’anno.
Sempre da Melfi però, nell’accordo tra azienda e sindacati anche l’incentivo all’esodo. In pratica vengono previsti benefit per i lavoratori che volontariamente se ne vano a casa. E lo stesso tipo di accordo sull’esodo sembra verrà siglato per Mirafiori. Si tratta dei due stabilimenti più importanti del gruppo. Melfi, con il suo polo produttivo di località San Nicola, è la sede di Stellantis dove si producono Fiat 500X, Jeep Renegade e Jeep Compass (quest’ultima prima aveva una linea tutta sua e adesso verrà prodotta nell’unica super linea) e si tratta della fabbrica che “sforna” la metà o forse più delle auto che ogni anno Stellantis produrrà in Italia. Mirafiori invece è lo storico stabilimento ex Fiat ed ex Fca di Torino, dove si producono la Maserati Levante e la Fiat 500.
E proprio in questi due stabilimenti l’azienda ha deciso di adottare la soluzione dell’incentivo all’esodo. Per l’impianto di Mirafiori, come si legge sul Corriere di Torino, si parla di cura snellente delle tute blu. E dopo ben 14 anni di continuo ricorso alla cassa integrazione, evidentemente nonostante l’imponenza dell’azienda post fusione, il trend non cambia. Il riferimento è all’accordo che sindacati e azienda statto per siglare su Mirafiori e che ricalcherebbe quello di Melfi approvato il 25 giugno, dopo il vertice al Ministero dello Sviluppo Economico di Roma del 15 giugno.
Incentivi all’esodo, esuberi e nuove assunzioni, tutto stride
Ricapitolando, in perfetta asimmetria rispetto a promesse e rassicurazioni, anche a Mirafiori, dove ripetiamo, Stelantis produce la Fiat 500 E e la Maserati Levante, si va verso un accordo con al suo interno un incentivo all’esodo dei lavoratori. Non li chiamano esuberi, ma ad occhio si tratta della richiesta di aiuto dell’azienda affinché i lavoratori vadano via da soli. Non esuberi quindi, ma semplicemente “un piano di incentivazione volontaria all’esodo”.
In altri termini si concede a chi si trova a 4/5 anni dalla pensione, di ottenere un contributi da parte dell’azienda per starsene a casa. Un contributo che per i primi due/tre anni sarebbe pari al 90% della retribuzione lorda, per poi scendere al 60% ed al 40% per gli anni successivi rima della pensione vera e propria. In altri termini, un bonus per chi non ha raggiunto ancora la pensione che arriverebbe a sfiorare i 75.000 euro. Naturalmente verrebbe garantita la prosecuzione della contribuzione in modo tale da non penalizzare i lavoratori per quanto riguarda la loro pensione futura.
Su Mirafiori il piano riguarderebbe lavoratori di più settori, e già trapelano le prime indiscrezioni che riguardano 2.850 addetti al reparto carrozzeria, 1.500 addetti alla costruzione di stampi e perfino 400 che adeso sono addetti ala produzione di mascherine.
Ed il tutto senza prevedere piani di nuove assunzioni. Infatti una azienda dove non si parla di riduzione di occupazione o di esuberi, dovrebbe prevedere nuove immissioni di lavoratori in sostituzione di quelli incentivati ad andare via. Ma nulla di questo emerge dalle indiscrezioni circa l’accordo in arrivo su Mirafiori, che poi è la stessa cosa che è accaduta a Melfi dove l’accordo non deve arrivare, perché è già stato ultimato.
Parlare di riduzione della forza lavoro non è azzardato
La situazione attuale in Italia spinge molti lavoratori a cercare strade e soluzioni per lasciare il lavoro. Questo perché siamo di fronte ad un evento piuttosto importante che è quello della fine di quota 100. E si parla di riforma delle pensioni, che verrà prodotta (ma ci vorrà del tempo) e si affiancherà alla riforma degli ammortizzatori sociali. Due riforme che riguardano da vicino il mondo del lavoro e che potrebbero spingere molti lavoratori a scegliere la via offerta dall’azienda, cioè quella dell’esodo incentivato.
Soprattutto a Mirafiori poi, l’età media della dotazione organica di dipendenti è piuttosto elevata (introno ai 54 anni) e non è escluso che saranno moltissimi i lavoratori ad optare per l’offerta evitando di restare invischiati nelle “forche caudine” di due riforme che rischiano di peggiorare sia la situazione delle pensioni che quella degli ammortizzatori sociali.
Le uscite dal lavoro avrebbero un effetto benefico per l’azienda, perché garantirebbero l’impiego di meno personale sui turni e ridurrebbero le ore di cassa integrazione. Ciò che non è chiaro però è come l’azienda continuerà a produrre veicoli, soprattutto alla luce del fatto che è recente la richiesta da parte di Stellantis ai fornitori, di un aumento dei volumi per assecondare l’aumento della richiesta di Maserati Levante ma soprattutto di Fiat 500E. se si mandano a casa i lavoratori e non si assumono nuovi addetti, qualcosa evidentemente non quadra.