A parole, molti politici sono bravissimi, esponendo programmi d’oro per la popolazione; ma poi spesso i risultati sono terribili. Allo stesso modo, in materia di incidenti stradali, c’è stato un flop dell’Unione europea. Il rischio è che ci sia un fallimento anche sulle emissioni inquinanti.
Andiamo per gradi. Nel 2001, l’Ue ha solennemente dichiarato: nel 2010 morti in strada dimezzati. Un target mirato, voluto, proclamato a gran voce più volte. Nel 2011, stesso programma per il 2020. Morale: tra il 2001 e il 2010 il numero delle vittime della strada nell’Ue è diminuito del 43%, quindi di un ulteriore 21 % tra il 2010 e il 2018. Nel 2018, tuttavia, sulle strade dell’UE hanno perso la vita ancora 25.100 persone e circa 135.000 sono rimaste gravemente ferite. Un bollettino di guerra. Si arriva però a oggi, e siamo a un -23% di vittime stradali in una decina d’anni circa. Un fiasco. Anche perché con le auto più moderne e con la crisi che fa percorrere meno km, quel -23% è davvero poco. In più, c’è stata la pandemia che ha azzerato mobilità e sinistri.
Ma l’Ue ha riaffermato il suo ambizioso obiettivo a lungo termine di avvicinarsi all’azzeramento del numero di vittime entro il 20508 (“Vision Zero”). Approvando la dichiarazione di La Valletta del marzo 2017 nelle conclusioni del Consiglio, per la prima volta i ministri dei Trasporti dell’Ue hanno fissato anche un obiettivo relativo alla riduzione dei feriti gravi, ovvero dimezzare il numero di feriti gravi nell’UE entro il 2030 rispetto ai dati del 2020. Altre parole…
Nessun cronoprogramma sulle emissioni: pericolo
Veniamo alle emissioni inquinanti. Il Parlamento europeo e gli Stati membri dell’Ue hanno concordato sull’obiettivo di ridurre le emissioni di anidride carbonica del 55% entro il 2030. La legge europea sul clima sancisce l’impegno dell’Ue a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e l’obiettivo intermedio di ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. In questo, la morte dell’auto termina (a benzina o diesel) e la diffusione dell’auto elettrica dovrebbero in teoria dare una bella mano.
Parole già sentite con gli incidenti. Di mezzo, c’è sempre l’auto. Il vero grosso problema è che manca un cronoprogramma: non ci sono target di anno in anno, o al massimo di biennio in biennio. Ma solo a distanza siderale. Quando, per ammettere l’errore e cambiare strategia, è troppo tardi.