Fiat Chrysler è diventata martedì la quinta casa automobilistica accusata in Francia in relazione allo scandalo di frode sulle emissioni “dieselgate”. Lo ha detto l’avvocato dell’azienda. Incriminata nell’ambito dell’inchiesta francese sul Dieselgate, la casa automobilistica Fiat Chrysler “contesta i fatti ad essa addebitati”. Dopo Volkswagen, Renault, Peugeot e Citroën, anche FCA Italia è stata incriminata per “inganno sulle qualità sostanziali di una merce che mette in pericolo la salute dell’uomo o degli animali”, ha confermato una fonte giudiziaria.
Il gruppo è stato inoltre accusato di aver ostacolato le indagini ed è dunque tenuto a versare una cauzione di 150.000 euro e costituire una fideiussione bancaria di 200.000 euro, ha precisato Alexis Gublin, avvocato del gruppo Stellantis. Fiat Chrysler dovrà adesso presentare ricorso e dimostrare di non aver commesso alcun crimine, ha aggiunto. Fiat, Peugeot e Citroen sono ora tutte parte del gruppo Stellantis. Lo scandalo dieselgate è scoppiato nel 2015 quando un’indagine statunitense ha rivelato che Volkswagen aveva dotato circa 11 milioni di veicoli di dispositivi in grado di ridurre le emissioni di anidride carbonica durante i test, anche se le emissioni effettive avrebbero potuto essere fino a 40 volte superiori.
La società in seguito ha ammesso l’inganno, infliggendo un duro colpo alla sua reputazione di ingegneria solida e veicoli ben costruiti. Multe, spese legali e riparazioni di veicoli, richiami e risarcimenti sono già costati a Volkswagen circa 32 miliardi di euro. Anche altri marchi, tra cui BMW, Porsche e Daimler, sono stati coinvolti nella vicenda del dieselgate. Dopo cinque anni di indagini in Francia, la mossa per incriminare le società apre la possibilità che il caso raggiunga un’aula di tribunale e potenzialmente comporti multe che potrebbero raggiungere miliardi di euro, nonché richieste di risarcimento separate da parte dei proprietari di auto.
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