Non è certo il migliore dei momenti quello che stanno attraversando gli stabilimenti italiani di Stellantis, e il Piemonte, con i suoi Mirafiori e Grugliasco, non fanno certo eccezione. Anzi, in Piemonte, dove la Fiat ha visto i natali e da dove tutto è iniziato, rischia di andare peggio che in altri siti produttivi di Stellantis in Italia. Oltre alla arcinota vicenda della Gigafactory, adesso arrivano anche notizie di riduzioni del personale, anche se non si tratta di licenziamenti veri e propri ma piuttosto di accordi per l’esodo incentivato con tanto di pensionamenti. Ma in genere quando si cerca di mandare a casa i lavoratori più anziani, è per rinverdire l’organico, andando a sostituire i vecchi dipendenti con quelli più giovani e magari più portati alle tecnologie e all’innovazione. Ma non è quello che stanno facendo a Stellantis, dal momento che al piano di incentivazione ai licenziamenti, non coincide un piano di nuove immissioni di organico.
E tra le righe c’è chi legge una volontà da parte dei vertici aziendali, se non di smobilitare, quanto meno di ridurre le attività in Italia, a maggior ragione se si pensa che fin dalla nascita di Stellantis, Tavares, l’Amministratore delegato del Gruppo nato dalla fusione di FCA e PSA, disse a chiare lettere che i costi di produzione in Italia erano alti.
Tutelare l’occupazione, questo fu subito il cavallo di battaglia dei sindacati e della politica, soprattutto richiamando ad un vecchio accordo tra Stato e FCA, che per avere una garanzia statale su un prestito garantì il mantenimento dei livelli occupazionali. Ed il nessuno verrà licenziato unito al nessuno perderà il posto di lavoro che i vertici aziendali sempre hanno asserito, si scontra con questa specie di trucco adottato per tagliare personale, perché gli incentivi all’esodo sono effettivamente uno stratagemma per ridurre l’occupazione. E nel calderone, dopo Melfi e Termoli finiscono anche Mirafiori e Grugliasco.
Cosa succede in Italia con gli incentivi all’esodo di Stellantis
Accordo tra sindacati e azienda per favorire l’uscita dei lavoratori dando loro incentivi affinché vadano a casa e lascino l’azienda. È questa la linea che ha intrapreso Stellantis sia a Melfi che a Termoli e adesso pure in Piemonte. Ma se a Melfi e Termoli alcune buone notizie, anche se si tratta di progetti a lunga gittata e lontani nel tempo, tra 2024 e 2025, sono arrivate, in Piemonte le novelle da parte dell’azienda sono tutte negative.
A Melfi nel 2024 si inizierà a produrre i veicoli elettrici di 4 diversi marchi di Stellantis. A Termoli invece, dove oggi si producono motori termici, si passerà alla produzione di batterie per veicoli elettrici. La Gigafactory infatti è finita in Molise. A Termoli verrà impiantata la prima fabbrica italiana di batterie per auto elettriche, la terza in Europa dopo Germania e Francia se rimaniamo nell’Universo Stellantis.
E la Gigafactory è stata la doccia gelata principale di questi giorni per il Piemonte, dal momento che Mirafiori pareva favorita come sede della nuova fabbrica di batterie per auto elettriche, anche più di Melfi, che era lo stabilimento in concorrenza con Torino, almeno fino alla decisione di Tavares di spostare tutto in Molise.
A Mirafiori e Grugliasco si mandano in pensione gli operai
Nel frattempo, in attesa che nel 2025 si apra la Gigafactory a Termoli e che dal 2024 si inizi a produrre auto elettriche a Melfi, negli stabilimenti si va a vanti a colpi di cassa integrazione e di accordi tra azienda e sindacati che vertono verso gli incentivi all’uscita dal lavoro. Prima a Melfi e poi a Termoli accordi raggiunti tra parti sociali e azienda affinché i lavoratori prossimi alla pensione (48 mesi di distanza dai 67 anni di età) possano essere incentivati ad uscire tramite benefit economici. Ma si sa, accordi di questo genere vengono messi nero su bianco a 360 gradi, nel senso che anche se si parla di prossimi alla pensione, anche un lavoratore più giovane può aderire se la proposta dell’indennizzo per le sue dimissioni è allettante.
La notizia delle ultime ore è che un accordo del genere è arrivato pure dal Piemonte, con diversi organi di stampa locali e nazionali che hanno sottolineato come “Stellantis riduce ulteriormente la sua forza lavoro a Torino”, una notizia che non è certo un segnale positivo visto che proprio Torino è rimasta delusa dalla mancata Gigafactory.
Sempre dagli stabilimenti Stellantis in Piemonte, si legge sulla stampa locale che “la Maserati si trasferisce a Mirafiori e l’ex stabilimento Bertone di Grugliasco rischia di diventare presto un pezzo di archeologia industriale”.
L’incentivo all’esodo per 300 operai
È stato ieri 14 luglio che sindacati e azienda hanno siglato un accordo che prevede l’uscita volontaria e incentivata di circa 300 dipendenti tra Grugliasco e Mirafiori. Infatti di questi 300 operai che Stellantis ha puntato come da mandare in pensione, 200 sono in organico nelle carrozzerie dello storico stabilimento Fiat di Mirafiori, e 100 invece sono in organico all’Agap di Grugliasco.
L’azienda giustifica gli accordi sugli incentivi all’esodo come parte del progetto di riorganizzazione complessiva degli stabilimenti italiani e i sindacati sembrano convinti di questo dal momento che senza battere ciglio siglano accordi da Melfi a Torino passando per Termoli e per gli altri stabilimenti italiani di Stellantis.
Ma è evidente che agli occhi di tutti si tratta di una netta riduzione della pianta organica a maggior ragione se venissero confermate le voci, naturalmente non ufficiali, circa l’ipotetica chiusura dello stabilimento della Maserati a Grugliasco, uno stabilimento nato come polo produttivo di auto di lusso, che oggi conta 1.180 addetti (compresi i 100 di cui parlavamo prima che probabilmente verranno pensionati) e per i quali le ore di lavoro ultimamente sono nettamente inferiori alle ore di cassa integrazione.
Ciò che traspare dal Piemonte p la volontà di Stellantis di portare ad un accorpamento totale di tutta la produzione a Mirafiori, come dimostrano i 50 operai che Mirafiori oggi ha in prestito da Grugliasco.
Levante, Gran Cabrio e Gran Turismo, che sono tutti modelli Maserati sono stati spostati a Mirafiori, mentre a Grugliasco sono rimasti solo la Ghibli e la Quattroporte, che sono veicoli a produzione residuale.
Sul fatto che le uscite devono essere coperte da ingressi però, nessuna notizia da parte dell’azienda, e niente di scritto nell’accordo, anche se per esempio dalla Fim, che ha sottoscritto l’accordo come tutte le altre sigle sindacali dei metalmeccanici più rappresentative, il segretario Davide Provenzano chiede “un ricambio all’interno dei nostri stabilimenti. Alle uscite volontarie devono corrispondere degli ingressi altrimenti andiamo verso una progressiva riduzione del perimetro degli addetti”.