La fama della Ferrari è mondiale. Il marchio del “cavallino rampante” è noto ad ogni latitudine. Anche i mercati della casa di Maranello sono ad ampio raggio e toccano tutti i continenti. Del resto, il fatto che oltre il 90% della produzione vada fuori dai confini nazionali è risaputo e conferma quanto prima esposto.
Nella diffusione planetaria delle “rosse“, alimentata dai successi sportivi e dal fascino delle auto, oltre che dal prestigio della clientela, un ruolo di primo piano spetta ai venditori delle opere emiliane. Fra i concessionari, all’epoca del Commendatore, i più famosi in Italia erano Gastone Crepaldi di Milano e Vincenzo Malagò di Roma.
L’affermazione globale del marchio, però, passò da altri nomi: quelli degli importatori più famosi, con sede negli Stati Uniti, in Belgio e nel Regno Unito, dove oggi la Ferrari ha delle filiali dirette. Stiamo parlando di personaggi del calibro di Luigi Chinetti, Jacques Swaters e del colonnello Ronnie Hoare. A questi andrebbe aggiunto Charles Pozzi in Francia, ma forse il suo peso specifico è stato leggermente inferiore. Scopriamo, in breve, le loro storie.
Luigi Chinetti: Ferrari negli USA
Dire che è stato un personaggio di grandissima importanza nella storia della Ferrari è un fatto ovvio. Senza il suo apporto, forse, la stella del “cavallino rampante” brillerebbe meno. Fu lui a convincere l’amico Enzo Ferrari a guardare oltreoceano, puntando sugli Stati Uniti d’America. Luigi Chinetti, che viveva negli USA, fu l’artefice dello sbarco delle “rosse” nel “nuovo mondo”. Era la primavera del 1954.
Un’intuizione davvero felice, che diede slancio al piccolo costruttore di Maranello, consegnandogli un mercato diventato presto quello di maggior successo per la casa italiana. L’amore per le auto emiliane, in quell’area del mondo, divenne di stampo religioso e lo è ancora oggi, coinvolgendo pure tanti divi. Chinetti era un meccanico e un bravo pilota: al suo attivo tre successi alla 24 Ore di Le Mans, l’ultimo dei quali, nel 1949, al volante proprio di una Ferrari, una barchetta 166 MM, condivisa con Lord Selsdon e da lui guidata per ben 23 ore.
Il risultato, insieme agli altri, regalò ulteriore notorietà alla casa di Maranello, di cui Luigi Chinetti divenne importatore negli USA. Nel 1958 fondò la NART (North American Racing Team). Le Ferrari da gara di questa scuderia, in tinta azzurra e bianca, guadagnarono tanti successi, compreso quello alla 24 Ore di Le Mans del 1965, messo a segno con una 250 LM condotta da Jochen Rindt e Masten Gregory. Quando si dice che uno è un autentico fuoriclasse, pensando a Chinetti non si ci sbaglia!
Jacques Swaters: Ferrari nel Belgio
Altro uomo di grande spessore, che ha concorso all’affermazione del marchio Ferrari, è stato Jacques Swaters. Anche lui pilota, fu team manager e fondatore della “Ecurie Francorchamps” e del “Garage Francorchamps”, in Belgio. Gli va riconosciuto pure il merito di essere stato il fondatore della prima concessionaria di “rosse” su scala globale. A lui la casa di Maranello ha dedicato il nome del colore con cui è stata presentata, presso il suo punto vendita, la Ferrari 456 GT nel 1992.
Oltre che un grande imprenditore, Swaters è stato un vero appassionato. Le diverse auto collezionate gli permisero di dar vita a “The Bunker”, primo museo dedicato al marchio emiliano, con al suo interno modelli di grande rarità. Fra questi, anche la Ferrari 166 MM bicolore, prima appartenuta a Gianni Agnelli. All’attività commerciale, gestita al meglio, Jacques Swaters affiancava, con ruolo trainante, quella sportiva. La “Ecurie Francorchamps”, fondata nel 1952 e attiva fino al 1979, portò in gara le sue Ferrari gialle in oltre 700 appuntamenti con il cronometro.
Per fortuna Swaters rinunciò al desiderio di fare l’avvocato. Così ha potuto dare molto di più alla storia dell’umanità. Galeotto fu un contatto con Gerolamo Gardini, allora direttore commerciale della Ferrari, che nel gennaio del 1953 gli chiese di rappresentare il marchio al Salone di Bruxelles, al quale il manager del “cavallino rampante” non poteva partecipare per altri impegni in scaletta. Quando si dice: “Se son rose fioriranno”. E che rose!
Colonnello Hoare: Ferrari in UK
Se il rapporto tra la Ferrari e il Regno Unito è così forte, pur in presenza di grandi rivalità in pista con alcuni marchi locali, buona parte del merito va ascritta al colonnello Ronnie Hoare, noto anche come il mister Ferrari della Gran Bretagna.
Felicemente colpito dalle auto del “cavallino rampante”, che amava senza farne mistero, questo carismatico personaggio sigillò ulteriormente il rapporto con la casa emiliana in occasione di una visita allo stabilimento delle “rosse”, avvenuta nel 1957. Quell’esperienza toccò ancor di più le sue corde emotive, facendogli balenare un’idea in testa, che prese forma in modo concreto nel 1960, quando fondò la Maranello Concessionaires Ltd, per importare le Ferrari nel suo paese.
Inizialmente il colonnello Hoare ricavò un corner all’interno di una delle sue concessionarie Ford, ma le sue abilità manageriali e la sua passione portarono presto a risultati commerciali di grande spessore, alimentando il bisogno di una organizzazione diversa. Il Regno Unito divenne uno dei principali mercati delle auto del “cavallino rampante” e questo richiese nuove strutture ed altro personale. Ad Egham prese forma un centro Ferrari di dimensioni immense, di cui Hoare andava fiero. Per dieci anni il colonnello fu capo di una scuderia che si distingueva per i suoi colori: le auto portate in pista erano rosse con strisce blu.