Anche Melfi, anche la fabbrica ex FCA da cui da anni si producono più della metà delle auto del gruppo, vive un periodo di agitazione. Parliamo forse dello stabilimento più importante di Stellantis oggi così come lo era per Fiat prima ed FCA dopo. Agitazione dicevamo, con i sindacati che sono in fibrillazione. Infatti la riapertura dello stabilimento Stellantis di Località San Nicola di Melfi, in Provincia di Potenza in Basilicata prevista per il 6 settembre, slitta al 13. Una settimana di chiusura in più dovuta al solito problema, quello della carenza dei semiconduttori.
E tra l’altro, sembra che allo stato attuale delle cose, per il mese di settembre appena entrato, proprio per la carenza dei semiconduttori, la garanzia produttiva è di soli 5 giorni. Come dire che dopo le riaperture non è azzardato ipotizzare nuove chiusure.
Microchip che sono il problema anche dei competitor di Stellantis, anche degli altri colossi del settore come Volkswagen o Toyota per esempio. Il problema fondamentale è che in Italia e soprattutto nelle fabbriche del gruppo, anche prima della fusione tra PSA ed FCA, la cassa integrazione e le chiusure erano una costante.
Un po’ per i semiconduttori di provenienza asiatica (Cina, Taiwan e Corea), un po’ per il Covid e la crisi pandemica, la situazione con Stallantis non è cambiata. Nonostante parliamo del quarto produttore di auto al Mondo. E i sindacati, anche in Basilicata, minacciano mobilitazioni e chiedono l’intervento delle Istituzioni.
Stellantis Melfi, la UIL chiede immediata apertura del tavolo di concertazione
Occorre fare presto per risolvere la questione delle chiusure delle fabbriche di Stellantis in Italia. Chiusure che riguardano la stragrande maggioranza degli stabilimenti, perché ciò che succede a Melfi è lo stesso di ciò che accade a Pomigliano per esempio, o alla Sevel di Atessa. Il rinvio delle riaperture dopo la pausa estiva ha prodotto questo senso di grande preoccupazione.
Laq conferma arriva anche dagli interventi che i sindacati fanno quotidianamente tramite giornali, media e siti vari. Per esempio, la UIL per cui ha parlato recentemente il suo segretario regionale Vincenzo Tortorelli, chiede al governo di prendere posizione. Come si legge sul sito “Basilicata24.it”, Tortorelli ha fatto uno spaccato molto preciso delle problematiche di cui si vive a Melfi, nello stabilimento Stellantis ma non solo.
Il governo Italiano è stato subito attaccato da più parti per il semplice fatto che in Stellantis non ha scelto la via francese. Infatti Stellantis è un colosso italo francese, nato dalla fusione della Peugeot (PSA, con dentro anche Citroen e Opel) con Fiat Chrysler Automobiles. Solo che lo Stato Francese, come già faceva ai tempi di PSA, ha una partecipazione nell’azionariato del gruppo. Lo Stato Italiano no, tanto è vero che i più critici sostengono che non si debba parlare di fusione, bensì di acquisizione da parte di PSA nei confronti di FCA.
Per questo la UIL come le altre sigle sindacali chiedono l’apertura di un tavolo di concertazione, con dentro governo, sindacati e azienda, perché occorre fugare i dubbi che tutti i lavoratori hanno.
Quali sono i timori che emergono dallo stabilimento di Melfi
Paura di delocalizzazione all’estero di Stellantis, timore per la riduzione di linee e cicli produttivi e per eventuali riduzioni di occupazione sono alla base delle preoccupazioni di lavoratori e rappresentati sindacali.
Tra l’altro Stellantis si è da poco liberata di un grande fardello nei confronti dello Stato italiano, che però era una garanzia per i lavoratori. Avendo rimborsato un vecchio prestito contratto da Fiat Chrysler Automobiles, su cui pendeva una garanzia statale, Stellantis ha mano libera nell’adottare i provvedimenti che ritiene opportuni, per ridurre i costi di produzione in Italia.
Tavares e soci da sempre hanno messo in luce questo aspetto, cioè degli alti costi di produzione delle auto in Italia. E non essendoci più il vincolo con lo Stato, perché per la garanzia offerta ad FCA, lo Stato aveva chiesto di preservare i livelli occupazionali, Stellantis oggi può operare come vuole, anche tagliando personale.
E se le fermate hanno l’effetto di mandare in cassa integrazione i lavoratori, riducendo i loro redditi da lavoro, a livello occupazionale anche a Melfi si passa ai licenziamenti. Per carità, nessuna delocalizzazione o licenziamenti per crisi aziendale. SI tratta di accordi per l’incentivazione all’esodo, perché si utilizzano i contratti di espansione o gli incentivi per spingere i lavoratori più anziani a licenziarsi.
Un taglio occupazionale celato dietro questi strumenti, che se si guarda dal punto di vista aziendalistico, sono volti alla riduzione dei costi di produzione.
Cosa chiede la UIL e cosa dice il segretario Tortorelli
“La carenza di semiconduttori che colpisce lo stabilimento lucano è, purtroppo, solo l’avvisaglia di cosa ci attende con vecchi problemi incancreniti, nuove emergenze da fronteggiare e il Pnrr da avviare”, questo l’allarme di Tortorelli per la UIL.
L’autunno è quindi l’immediato futuro mette preoccupazione. In effetti la crisi dei semiconduttori è da tempo in atto ed è un fatto evidente. Il problema è che è pressoché certo che non si tratta di una crisi che durerà poco. Sembra assai probabile che anche nel 2022 questa crisi sarà importante.
E per di più ci si mettono anche le fabbriche di Cina, Corea e Taiwan che si fermano per via di focolai Covid che scoppiano al loro interno. Se si pensa che su ogni veicolo servono innumerevoli semiconduttori, è evidente che il blocco della produzione è inevitabile.
Il governo regionale deve intervenire su Stellantis Melfi ma anche su tutti gli altri stabilimenti
“La carenza di semiconduttori che colpisce lo stabilimento Stellantis Melfi è, purtroppo, solo l’avvisaglia di cosa ci attende nell’autunno già alle porte con vecchi problemi incancreniti, nuove emergenze da fronteggiare e soprattutto il Pnrr da avviare. In questo scenario serve soprattutto una vera concertazione Regione-sindacati-associazioni imprenditoriali”, così Tortorelli chiama a rapporto innanzi tutto la Regione e i suoi vertici.
Il polo produttivo di Località San Nicola a Melfi, è, da punto economico, quello più importante della intera Regione Basilicata e delle aree vicine.
Il Pil regionale si regge su questo stabilimento e con un calo di occupazione, i risvolti arriverebbero a intaccare il tessuto sociale della intera Basilicata e di Campania, Puglia e Calabria, che sono le Regioni di confine da dove Melfi attinge manodopera.
La UIL chiede tavolo permanente su Stellantis Melfi
“L’auspicio è che l’atteggiamento del presidente Bardi, che rinnova continuamente la sua disponibilità, si traduca rapidamente in fatti in vista di scadenze immediate sia ordinarie che straordinarie. Pensiamo solo a come affrontare la situazione che si profila a Melfi che si riverbera a cascata sul comparto Automotive e sull’intera economia lucana”, questo lìappelo lanciato da Vincenzo Tortorelli al Governatore della Regione, Vito Bardi.
“Una questione di carattere europeo e mondiale ma che non per questo non può vederci attivi con iniziative appropriate. Ribadisco: la Uil, insieme a Cgil e Cisl, in ogni occasione ha espresso la disponibilità ad avviare una nuova fase di dialogo e ascolto che si traduca, conseguentemente, in scelte condivise con la forte la convinzione che senza una concertazione, diversa dal passato per strumenti, modalità e contenuti, l’autunno sarà ancora più difficile”, queste le richieste della UIL, fatte a nome anche delle altre sigle della Triplice.
Anche sui fondi europei Melfi e tutta Stellantis devono essere centrali, lo sostiene Tortorelli
“Si tratta di affermare innanzitutto la consapevolezza che i Tavoli tematici che pure si sono tenuti periodicamente in Regione presso diversi Dipartimenti, anche con momenti utili, non sono più adeguati e che necessita una Cabina di Regia con una visione a 360 gradi”, così la UIL chiede di fatto un tavolo permanente in cui discutere volta per volte delle tante e forse troppe problematiche del settore.
“Dall’Automotive, al Pnrr, al futuro delle attività estrattive sino alla riconversione energetica, all’agroalimentare, alle aree interne, alle riforme di enti subregionali. A proposito di aree interne non possiamo non raccogliere il messaggio che viene dall’incontro dei vescovi del Sud a Benevento per riprendere ogni azione necessaria a stoppare fuga dei giovani e spopolamento”, così Tortorelli sottolinea che le problematiche riguardano tutta la Regione e tutta la zona, non solo lo stabilimento di Melfi ma anche altri settori economici della Basilicata.
E tra l’altro, con il Piano di Ripresa e Resilienza, quello che il governo Draghi ha predisposto per spendere i soldi del Next Generation EU (il famoso Recovery Plan), pare che siano in arrivo 25 miliardi, ovvero la prima rata dei fondi che la UE ha destinato all’Italia.
Non ci sarebbe occasione migliore per pilotare parte di questi soldi verso le problematiche di cui si è parlato prima. “Non conosciamo ancora la quota della prima tranche di 25 miliardi, già erogata all’Italia, se non la conferma del 40% di essa destinata al Mezzogiorno. Abbiamo sul piatto 10 miliardi da impegnare per far ripartire crescita, sviluppo ed occupazione. E’ questo il primo vero banco di prova per l’autunno che vorremmo affrontare con ben altra visione, rifuggendo quella dei compartimenti-stagno”, questo ciò che Tortorelli chiede al governo centrale e al governo regionale.