Stellantis ferma pure la Sevel di Atessa dopo aver allungato la chiusura post estate di Melfi e Pomigliano. E le polemiche sono molteplici.
“Siamo alle solite: i colossi come Stellantis fanno quello che vogliono, tra l’altro dopo aver preso i soldi dallo Stato”, così inizia un lungo attacco del segretario del Partito comunista italiano, Marco Rizzo, contro Stellantis.
La carenza dei semiconduttori di provenienza asiatica, e prima ancora la carenza di sedili a Pomigliano e così via.
Non c’è pace per gli stabilimenti italiani dell’azienda nata dopo la fusione tra PSA ed FCA.
Sulla Sevel di Atessa però, c’è anche lo spettro di una presunta volontà di Stellantis, di spostare il grosso della produzione a Gliwice, in Polonia.
E il segretario comunista non lesina parole forti verso una azienda che anche prima della fusione ha avuto una grande mano da parte dello Stato italiano.
La delocalizzazione in Polonia un allarme concreto per la Sevel di Atessa
Come si legge sul sito “Abruzzoweb.it”, ciò che emerge da Val di Sangro è un clima di paura e angoscia. La Sevel di Atessa rappresenta un polo produttivo la cui importanza è fondamentale per il tessuto sociale della zona. Per questo tutti, sindacati, politica e lavoratori, attenzionano la situazione.
“Ora c’è questo fermo produttivo che riguarda anche lo stabilimento Sevel di Atessa, in Abruzzo, per problemi di componentistica. Mancano i semiconduttori, l’automotive è in seria difficoltà, ma alla fine già si parla di delocalizzazione in Polonia”, questo ciò che dice Rizzo commentando l’attualità a Vsl di Sangro in Abruzzo.
Attualità che per l’appunto, mette in contrapposizione Italia e Polonia, Atessa e Gliwice.
Differenza sostanziale tra Polonia e Italia
A Gliwice in Polonia sorge uno stabilimento oggi di Stellantis ed una volta dei francesi di Peugeot. È lo stabilimento Opel, dove si è prodotta per anni la Opel Astra.
Adesso la riconversione con Stellantis, perché dalla produzione della Opel Astra si passa alla produzione di furgoni leggeri.
Mezzi commerciali di Peugeot, Citroen, ma anche di Fiat, con il celebre Ducato.
Lo stesso che in Italia vede i natali proprio alla Sevel di Atessa, la Società Europea Veicoli Leggeri.
Per questo Polonia e Italia adesso sono in concorrenza.
E se alla Sevel si è giunti alla chiusura prolungata anche dopo le vacanze di agosto, in Polonia il progetto riconversione è in anticipo.
A Gliwice infatti si apre dal prossimo febbraio, due mesi prima del programma che prevedeva il via ad aprile 2022.
E dall’Italia e da Atessa, verso Gliwice partono intere fiancate di furgoni già fatti.
Per molti il segnale indelebile di un processo di delocalizzazione verso la Polonia. Perché anche alcune fabbriche dell’indotto di Atessa, pare che lavorino quasi esclusivamente per le esportazioni a Gliwice.
Sevel di Atessa, per Rizzo Stellantis deve restituire i soldi avuti in prestito
Si profila la distruzione di un altro pezzo di tessuto industriale in Italia, almeno stando a ciò che si legge sul sito prima citato che riporta le parole del segretario comunista.
“Il governo regionale abruzzese deve dire al governo di Roma di imporre a questi signori il rientro dal prestito concesso dallo Stato a condizioni a dir poco favorevoli”, queste le parole di Marco Rizzo.
Il riferimento è al prestito che l’allora FCA (Fiat Chrysler Automobiles) ottenne sfruttando una garanzia statale.
Garanzia che l’Italia concesse ad FCA, a fronte dell’impegno dell’azienda, a garantire la salvaguardia dei livelli occupazionali.
Visto il nuovo trend che sta prendendo Stellantis e che, come dicevamo, non riguarda solo Atessa e la Sevel, ma anche gli stabilimenti ex FCA di Melfi, Pomigliano e Termoli, l’impegno non sembra priorità per l’Amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares e soci.
Allora via alla restituzione del prestito, che a dire il vero l’azienda ha già previsto.
Infatti oggi Stellantis ha aperto nuove linee di credito con un pool di grandi banche. Credito a condizioni, pare, più sfavorevoli di quelle che FCA spuntò con la garanzia statale prima citata. E sembra che le nuove linee di credito serviranno tra le altre cose proprio ad estinguere il vecchio debito. Un modo per Stellantis di avere le mani libere ed operare come vuole, senza tenere conto del vecchio impegno preso sul livello occupazionale? Questo è il dubbio che molti oggi si pongono.
Un autunno caldo per la Sevel di Atessa ma pure per tutta Stellantis
È difficilissima la situazione che regna in Italia dal punto di vista dei lavoratori dei vari stabilimenti Stellantis. Ed anche la Sevel di Atessa non fa eccezione. C’è addirittura chi parla di un rischio licenziamento per ben 750 dipendenti della fabbrica dove si costruiscono furgoni, sita in Abruzzo, precisamente in Provincia di Chieti.
Una fabbrica che a dire il vero non è mai stata sotto la lente di ingrandimento per le problematiche di calo di produzione, cassa integrazione e crisi del settore. I furgoni commerciali sono un prodotto altamente richiesto. E lo dimostra l’esatto contrario che sta accadendo in Polonia, dove si è scelto di riconvertire una fabbrica dove si producevano auto (le Opel Astra prima citate), in una dedita alla produzione di veicoli commerciali.
E dalla Polonia, dove vige un sistema di agevolazioni fiscali e sul lavoro accattivante per chi vuole investire, si parla di un programma di nuove assunzioni proprio per la fabbrica ex Opel di Gliwice. In altri termini, pare pressoché scontato che in Polonia Stellantis troverebbe più conveniente produrre i furgoni come il Fiat Ducato, rispetto all’Italia.
“Lo spettro del licenziamento per circa 750 lavoratori causa delocalizzazione in Polonia”, è quello che si legge sul sito Abruzzoweb.it, e già si parla di una vera e propria catastrofe all’orizzonte per quello che è ancora il più grande stabilimento d’Europa per la produzione di veicoli commerciali leggeri.
In totale in effetti, alla Sevel di Atessa ci sono 6.000 dipendenti. Ma sembra la stesa storia di Melfi, con lo stabilimento produttivo di auto più importante di Stellantis ma che resta sempre in bilico a livello occupazionale, nonostante la promessa di costruire dal 2024 ben 4 nuovi veicoli a zero emissioni di altrettanti brand.
Ed anche a Melfi nel frattempo, la pausa estiva è stata prolungata dal 6 al 13 settembre con un periodo, l’ennesimo, di cassa integrazione.
Le parole di Rizzo sono inequivocabili
Molto critico il segretario del Partito Comunista Italiano Marco Rizzo, che parte da lontano con la sua disamina di ciò che sta accadendo oggi in Stellantis.
“Si svegliano adesso solo quelli che non hanno capito l’operazione Stellantis che comincia con l’acquisizione, da parte dell’ex Fiat FCA, di un grosso pezzo dell’editoria italiana”, questo il riferimento di Rizzo al fatto che nel 2019 l’allora FCA acquistò da De Benedetti quote di Repubblica, l’Espresso e molta stampa locale.
E non poteva mancare il passaggio sul vecchio prestito da 6 miliardi che FCA ottenne proprio nel 2019 con garanzia Sace, cioè dallo Stato, che tra l’altro secondo Rizzo servì anche per comperare quegli organi di stampa.
“Con un buco di circa 180 milioni di euro, necessario, però, a dotarsi di buona stampa in un momento particolare che ha portato, col governo Conte, in piena emergenza Covid, e con il governo Draghi che oggi tace, a una situazione in cui sono arrivati 6 miliardi di euro di prestito garantito dalla Sace, società del gruppo Cassa depositi e prestiti, cioè dallo Stato italiano. Avere quei soldi vale di più che averli dalla migliore delle banche, nonostante i prestiti della Sace abbiano di solito delle condizionalità bestiali, tra cui il divieto di ottenere dividendi”, queste le parole del segretario Pci.
“E invece, mentre veniva erogato il prestito, l’ex Fiat, dalla fusione Fca-Peugeot, ha ottenuto dividendi per circa 5,5 miliardi di euro. Dividendi, secondo John Elkann, scritti nella pietra. Quando io ho criticato tutto questo, dei sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil mi hanno accusato di non avere a cuore i posti di lavoro. Vergogna totale, perché Stellantis, che ha la sede legale in Olanda, aveva già deciso di produrre la Citycar in Polonia”, queste le dure acuse che Rizzo muove, oltre che ai vertici aziendali attuali e passati di Stellantis, anche ai sindacati.
Non solo la Sevel, anche l’indotto un po’ ovunque sta soffrendo
Tra i problemi maggiori di cui oggi si parla, senza dubbio c’è l’indotto dei vari stabilimenti Stellantis italiani. L’indotto nostrano è composto da tante piccole aziende, che non hanno la garanzia e le tutele di una grande azienda come Stellantis. Per questo a finire di più sulla graticola delle eventuali perdite occupazionali, ci sono proprio i lavoratori dell’indotto. E questo il segretario Pci Rizzo lo sa bene.
Infatti secondo il segretario Pci, “questo scenario ha azzerato tutti i contratti dell’indotto, come in Piemonte, Lombardia e Liguria. Lì non c’è più lavoro in quel settore. Con una lettera in inglese, Stellantis ha comunicato che essendo la Citycar prodotta in Polonia, la vicenda era da considerarsi chiusa”.
“Inoltre recentemente la rete dei concessionari piccoli e medi è stata informata della prossima chiusura. Ci sarà spazio soltanto per dei grandi hub regionali con i dodici marchi del gruppo, con un taglio, solo per questa voce, di 15 mila posti di lavoro. Dove sono adesso quei sindacalisti che mi criticavano? Dove sono gli esponenti del governo Conte e del governo Draghi di fronte a questa cosa terribile, che ha le stesse modalità con cui si muovono all’estero le multinazionali straniere? Noi, del resto, abbiamo la multinazionale italiana per antonomasia che odia il nostro Paese. Tanto ormai i soldi li hanno presi, possono delocalizzare senza problemi”, parole al veleno quelle del segretario Rizzo.
L’appello ai lavoratori a fare tutto da soli
Rizzo quindi ha criticato azienda, governo regionale, governo locale e sindacati. Nessuno a suo dire ha preso a cuore la vicenda e nemmeno lo sta facendo. Per questo occorre seguire altre strade.
“Un governo regionale può fare poco ma può imporre politicamente al governo nazionale il ritiro dei prestiti a questa gente. Le condizionalità non poste all’inizio vanno poste ora. Stellantis delocalizza? Allora deve rientrare dal prestito erogato, ma non credo che ci sia gente con le palle per fare una cosa del genere”, questo ciò che ribadisce in conclusione del suo monologo il politico comunista.
“ Solo i lavoratori, allora, possono muoversi. Pretendano la restituzione dei soldi. Il resto sono tutte cazzate dette da gente che non ha le palle”, questo alla fine l’appello che Rizzo fa anche ai lavoratori delle fabbriche Stellantis, affinché si muovano.