La goccia che ha fatto traboccare il vaso è la fermata della produzione per una settimana alla Sevel di Atessa e i CObas attaccano. In pratica, dopo la pausa estiva nello stabilimento Stellantis, o meglio, Sevel in provincia di Chieti, si chiude ancora.
Questo stop alle attività insieme ad alcune notizie che provengono dalla Polonia, hanno portato il sindacato di base, Cobas, a chiedere ai lavoratori di iniziare la mobilitazione. Una chiamata a raccolta netta quella dei Cobas, una delle sigle sindacali da tempo nettamente scettiche verso la fusione tra FCA e PSA, a tal punto che loro parlano di acquisizione.
“Disinvestimento generalizzato in Val di Sangro”, questo ciò che sostengono i Cobas
Dopo la notizia, confermata, di un blocco delle attività anche alla Sevel di Atessa, l’allarme dei Cobas è stato immediato ed eloquente. “Disinvestimento generalizzato in Val di Sangro”, questo ciò di cui parlano i sindacalisti che chiamano a raccolta i lavoratori. La preoccupazione è generalizzata dopo lo stop di una settimana imposto alla Sevel per la mancanza di componenti.
E se la carenza di semiconduttori è alla base della fermata della Sevel, la preoccupazione per il futuro è ancora maggiore. La carenza di mocrochip di provenienza asiatica, soprattutto da Cina, Corea e Taiwan, interessa tutto il mondo delle auto e dei veicoli a queste assimilati.
Una crisi dei semiconduttori che riguarda anche colossi come Toyota e Volkswagen, e che interessa non solo la Sevel di Atessa ma anche tutte le altre fabbriche Stellantis in Italia, Melfi, Pomigliano e Termoli comprese.
I moderni veicoli prevedono un uso enorme di queste componenti, per questo in loro assenza produrli è impossibile. E la crisi pandemica, con molte fabbriche asiatiche chiuse a causa di focolai Covid, ha peggiorato una situazione già da tempo critica.
Alla Sevel però, questa è l’ultima cosa negativa, dal momento che c’è stata un’altra fermata produttiva dovuta alla carenza di sedili. E uno stop dietro l’altro ha portato lo stabilimento a fermarsi per diversi mesi, complice pure al pausa per le vacanze estive.
In Provincia di Chieti si muovono i Cobas
Parlavamo in premessa di goccia che ha fatto traboccare il vaso è proprio così che è andata.
L’esecutivo provinciale dei Cobas, quello dell’area Chieti-Pescara ha lanciato l’allarme riguardo ad una ipotesi di disinvestimento generalizzato nell’area di Val di Sangro da parte di Stellantis.
Le auto stanno attraversando un periodo delicato ma importante, con la transizione verso i veicoli elettrici a zero emissioni. Ma per le auto si può giustificare qualche rallentamento, per i furgoni non è così facile.
Lo dimostra il fatto che alla Sevel di Atessa si parla da settimane di un 700 lavoratori a rischio esuberi sui 6.000 circa che sono impiegati nello stabilimento.
Ma nel frattempo a Gliwice, in Polonia, una vecchia fabbrica PSA dove si costruivano le Opel Astra del produttore tedesco che fa parte del gruppo Peugeot e quindi adesso Stellantis, sta per completare la riconversione verso i furgoni.
In pratica, il furgone Fiat Ducato, fino ad oggi costruito alla Sevel in Italia (nello stabilimento più importante d’Europa in materia di veicoli commerciali leggeri), verrà prodotto pure in Polonia insieme agli altri furgoni di Peugeot e Citroen.
Ed in Polonia anziché partire con le nuove produzioni ad aprile 2022, si anticipa a febbraio 2022. Ed anziché parlare di tagli di personale, si parla di nuove assunzioni proprio perché il mercato dei furgoni non è fermo, anzi.
Non solo i tagli e le fermate, a Stellantis i Cobas rinfacciano un uso sproporzionato degli straordinari
Naturalmente lo stop di una settimana è la punta del’iceberg. Infatti da tempo anche alla Sevel come in altri stabilimenti Stellantis in Italia, i problemi sono molti.
E i Cobas li elencano uno per uno, a partire dal troppo utilizzo del lavoro straordinario. E poi, dall’elevato numero di lavoratori somministrati utilizzati fino alla mancata loro stabilizzazione.
“La notizia della delocalizzazione in Polonia di nuove produzioni, sono praticamente la sottoscrizione di un processo già avviato di ridimensionamento dell’area produttiva Sevel e produzioni ad essa collegate”, questa l’accusa dei Cobas che ha fatto il giro della stampa locale i Abruzzo.
“Il rischio concreto è di un impoverimento territoriale, i cui risvolti ora si possono immaginare, ma probabilmente la realtà dirà che essi sono ancora più pesanti”, questa la paura che i Cobas manifestano.
“E non parliamo solo di occupazione, bensì di ricerca di nuovi prodotti, di nuovi mercati di sbocco e di ricerca di nuovi progetti dell’Automotive alla luce anche del Pnrr”, questa la vasta area su cui gravitano le preoccupazioni dei Cobas.
Il paragone con la Polonia va per forza fatto e Stellantis lo sa, lo dicono i Cobas
Ci sono evidenti malumori, soprattutto alla luce del fatto che alla Sevel si respira una aria strana. Infatti ciò che accade in Abruzzo è diametralmente opposto a ciò che si sta organizzando in Polonia.
Lì hanno la ZES, una forma di tassazione agevolata che fa gola anche a Stellantis evidentemente.
E così che dall’Italia e dal polo produttivo abruzzese di Stellantis, viaggiano verso la Polonia intere fiancate di furgone. E ci sono le aziende dell’indotto che hanno commesse provenienti da Gliwice.
Se due indizi fanno una prova, come si dice abitualmente, l’aria di smobilitazione da ipotetica diventa molto più vicina ad una certezza. E fa strano il silenzio dei vertici aziendali, il silenzio delle istituzioni. Come se tutto fosse lasciato agli eventi, senza nemmeno cercare di rasserenare gli animi dei lavoratori che hanno paura di perdere il loro posto.
L’invito dei Cobas è all’unità dei lavoratori
“Rivendicare salario, occupazione, ma anche esigere investimenti di qualità sia nei prodotti, che nei progetti di vita dei lavoratori”, questo ciò che per i Cobas dovrebbero fare i lavoratori della Sevel.
E il sindacato di base non fa altro che mettere in luce ciò che rischiano e che forse non tutti hanno capito.
“Il disegno ci sembra già definito: la Val di Sangro come succursale di prodotti innovativi, elaborati altrove”, questo l’allarme principale.
“Non facciamo nazionalismo pacchiano, ma non possiamo permettere che una realtà produttiva sviluppata da decenni si possa impoverire e ridurre a mera succursale”, questa la dichiarazione di attenzione che i CObas mettono in campo.
“Occorre perciò che i lavoratori, in primis, si guardino in faccia e non pensino di salvare la propria pelle, magari disinteressandosi delle condizioni di coloro che lavorano in subappalto”, questo l’allarme del sindacato di base.
Ed il suggerimento sul da farsi tira dentro anche le piccole aziende dell’indotto. E naturalmente anche i lavoratori con contratti precari, in somministrazione e che passano dagli uffici del lavoro interinale.
I Cobas all’attacco di sindacati, politica e istituzioni, rei di pressapochismo
“Occorre trovare forme di collaborazione ed organizzazione autonoma. Che vadano oltre lo stanco rituale dello sciopericchio proclamato dai soliti sindacati rappresentativi. Sindacati che per giunta spesso non rappresentativi di tutte le sigle”, questo l’appello ai lavoratori con annessa critica ai sindacati più rappresentativi.
Ed anche verso la politica, i Cobas non sono certo buoni. Anche perché non sempre la politica è stata in grado di intercettare i malumori.
“La politica si muoverà, se si muoverà, solo e solamente se sentiranno la forza dei lavoratori, che daranno segnali di non farsi ingabbiare nelle solite diatribe sindacali, istituzionali, che si perdono nella notte dei tempi”, questo l’appello.
“Indichiamo un percorso di ripresa di discussione, se serve anche utilizzando sigle sindacali. Ma solo per facilitare il flusso di informazioni. Affinchè creando un comitato dei lavoratori dell’Automotive della Val di Sangro, che prenda in mano la guida della vertenza e la gestisca in prima persona”.
Anche l’indotto invitato a muoversi contro ciò che Stellantis avrebbe in serbo
Il fatto che i Cobas parlino all’intero universo dei lavoratori dell’area produttiva di Stellantis e di Sevel è lapalissiano su chi siano i lavoratori che allo stato attuale delle cose rischiano di più.
L’indotto per esempio sta messo ancora peggio. Perché si tratta di piccole realtà che non hanno le tutele destinate al grande marchio come può essere Stellantis.
E qualche scricchiolio sulla stabilità del lavoro nell’indotto già lo si avverte da tempo. E la chiusura per mancanza di componenti semmai lo accentua ancora di più.
“Dopo la comunicazione della Sevel del fermo produttivo a causa della mancanza di componenti molte aziende dell’indotto stanno comunicando il fermo delle attività.
“Sono già molte le conferme di stop per la settimana prossima”, questo per esempio è ciò che ha detto il segretario generale della Fiom Cgil di Chieti, Alfredo Fegatelli.
In pratica, l’indotto segue ciò che fa la Sevel. E se la motivazione è quella della carenza di componenti, la preoccupazione è tanta dal momento che si parla di una crisi dei microchip che durerà ancora per mesi e forse anni.
Altro nodo al pettine, gli interinali
Per non parlare dei lavoratori somministrati e mai regolarizzati. Questo nonostante le varie richieste dei sindacati.
I lavoratori provenienti dalle aziende di lavoro interinale, sono i primi a restare praticamente al palo. per loro completa assenza di paracadute da ammortizzatori sociali.
In attesa che torni il sole e ritornino ad essere utili all’azienda, naturalmente senza mai essere regolarizzati.
Un problema del problema, che forse Stellantis come casa madre nemmeno considera tale. Perché se è vero che per i lavoratori interni di Stellantis, si arriva a chiedere al cassa integrazione, per l’indotto non è sempre così.
E la Cig è già di per se penalizzante come stipendio, reddito e benefit. Ancora peggio per chi non ha nemmeno questo. Un problema evidente e che altrettanto evidentemente pone questi lavoratori in una condizione disastrosa.
E come noi di Club Alfa spesso abbiamo detto parlando di ciò che sta accadendo alla Sevel di Atessa, ciò che fa specie è che per esempio in Polonia si programmano assunzioni. Lo scenario opposto a quello che sta accadendo in Italia.