Le problematiche dei lavoratori degli stabilimenti italiani di Stellantis sono argomento di discussione quotidiana in ogni ambiente, lavorativo, sindacale e politico. All’attenzione dell’opinione pubblica da qualche giorno è balzato lo stabilimento Sevel di Atessa.
Nello stabilimento dove Stellantis produce i furgoni, c’è aria di riduzione del personale. L’importanza di un colosso dell’Automotive come Stellantis, con le sue tante fabbriche, è inevitabilmente da attenzionare a tutti i livelli.
Il gruppo nato dalla fusione tra la nostra Fiat Chrysler Automobiles e i francesi di Peugeot (PSA, con Opel e Citroen), è una realtà importante per l’Italia intera. Si tratta di una delle aziende più importanti dell’intero territorio nazionale.
Ed in molte Regioni dove Stellantis ha i suoi interessi e le sue fabbriche, gli stabilimenti sono la parte più importante del PIL locale e della redditività regionale. Per questo tutti si interessano della precaria situazione che vivono gli operai oggi. Ed alla Sevel la situazione sembra vicina ad esplodere. Nella fabbrica infatti si tagliano turni di lavoro e di conseguenza, lavoratori.
E il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, parla di “Bomba sociale”.
Sevel di Atessa, perché la situazione è preoccupante
Prima di andare nello specifico sulle parole dette dal Segretario nazionale della Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, occorre fare il riepilogo della situazione alla Sevel di Atessa. Lo stabilimento sito in Val di Sangro, in provincia di Chieti, in Abruzzo, è della Società Europea Veicoli Leggeri. Lì da sempre si producono i furgoni, con il noto Fiat Ducato per esempio.
Uno stabilimento mai stato i crisi come adesso. Addirittura, per gli elevati regimi produttivi storici, alla Sevel di Atessa lavorano anche molti operai provenienti dalle aziende di fornitura di lavoro in somministrazione. E poi ci sono tanti altri lavoratori provenienti da altri stabilimenti di Stellantis in Italia, in trasferta quindi, magari perché nel loro stabilimento di provenienza non c’è lavoro.
Adeso però ci sono due problemi a minare la produttività dello stabilimento abruzzese. Uno è generico, perché interessa tutti gli stabilimenti Stellantis e anche i competitor del quarto produttore di auto al mondo (Stellantis appunto), tra cui Toyota e Volkswagen. Parliamo della carenza dei microchip, cioè dei semiconduttori di provenienza asiatica.
L’altro nodo al pettine per lo stabilimento della Sevel è la concorrenza, presunta al momento, della Polonia e dell’ex stabilimento Opel di Gliwice.
Sevel di Atessa, Gliwice e semiconduttori, la crisi parte da qui
In pratica, il problema dei semiconduttori ha impattato anche sulla Sevel di Atessa. Anche i furgoni come le auto, montano innumerevoli microchip di cui tutte le aziende dell’Automotive, si riforniscono da Corea, Cina, Taiwan e altri Paesi Asiatici.
La carenza di approvvigionamento ha portato ad un inevitabile calo della produzione in tutti gli stabilimenti. Basti pensare che per ogni auto, di quelle nuove, servono all’incirca 3.000 semiconduttori.
Sulla Sevel però non c’è solo la carenza dei semiconduttori, pur se ormai annosa e di difficile risoluzione ne breve periodo. SI parla infatti di una crisi che almeno fino a tutto il 2022 non cesserà di essere presente.
Sulla Sevel c’è pure lo spettro della fabbrica polacca di Gliwice. Lì da anni PSA ha prodotto la Opel Astra, in tutte le sue serie. Adesso però, per febbraio è previsto il completamento della riconversione dello stabilimento, alla produzione di furgoni. Sì, i veicoli commerciali che si producono pure alla Sevel.
In pratica Stellantis ha deciso di andare a produrre anche il Fiat Ducato (si parla però solo di quello a passo lungo al momento) in Polonia, insieme ai furgoni Peugeot, Opel e Citroen.
Operai a rischio in Italia alla Sevel
Il fatto che la riconversione dello stabilimento polacco era inizialmente prevista per aprile, e invece si anticipa a febbraio. Questo nonostante la crisi dei semiconduttori che anche nel 2022 non dovrebbe risolversi.
Evidentemente qualcosa non torna. E poi, pare che dalla Sevel e soprattutto dal suo indotto, partano intere fiancate di furgoni e altre parti verso Gliwice. E qualcuno pensa che sia un anticipo di delocalizzazione.
Anche perché adesso in Val di Sangro hanno deciso di passare dai 18 turni lavorativi ai 15 (dal 27 settembre prossimo). Una riduzione dei turni che si traduce in 900 o più lavoratori di fatto in esubero. Chi sono questi 900 lavoratori? Circa 300 sono interinali, i lavoratori precari con contratto di somministrazione.
In pratica, lavoratori utili nei periodi di lavoro massivo, ma che non hanno paracaduti, ammortizzatori e tutele. E di fatti a questi 300 potrebbe non essere rinnovato il contratto.
Gli altri 600 sarebbero quelli “in prestito” da altri stabilimenti Stellantis. Per loro si parla di ritorno alle loro fabbriche di origine, e naturalmente, cassa integrazione. Non certo un buon viatico tutto ciò, perché si tratta pur sempre di 1000 lavoratori circa, 1000 famiglie che potrebbero nella migliore delle ipotesi (la cassa integrazione), vedersi ridurre il reddito, se non perderlo del tutto.
Le parole di Nicola Fratoianni
“Turni ridotti, 300 lavoratori in somministrazione senza rinnovo, 600 lavoratori in trasferta mandati a casa e in cassa integrazione. In spiccioli, c’è il concreto rischio di 900 esuberi”, così inizia a presentare il desolante quandro, il Segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni.
E lo fa tramite un post su Facebook, sul suo profilo ufficiale.
“Un’altra bomba sociale. In Abruzzo. Questo accade allo stabilimento Sevel di Stellantis ad Atessa in provincia di Chieti. L’azienda dice che la crisi è dovuta alla mancanza strutturale dei chip necessari alla produzione di automobili. Una crisi che però va avanti da mesi ormai, senza alcuna soluzione da parte dell’azienda e senza interventi del governo.” Questo il proseguo del post di Fratoianni che tira dentro la crisi della Sevel di Atessa anche il governo, reo di immobilismo secondo il Segretario di Sinistra Italiana.
Le mancate risposte del Ministro Giorgetti sono contestate da Fratoianni
Il governo, questo sembra l’obbiettivo delle parole di Fratoianni che strizza l’occhio ai sindacati.
“Sindacati e lavoratori chiedono da tempo l’intervento del Ministro allo Sviluppo Economico, ma il Ministro come sempre non risponde, quando si tratta di lavoratori in difficoltà. Mentre al Forum Ambrosetti di Cernobbio è stato bello attivo e sveglio a compiacere la grande impresa”, queste le ficcanti parole di Fratoianni sul Ministro leghista Giorgetti.
“E allora, bisogna ricordare a Giorgetti che è ministro della Repubblica, non di Confindustria. E forse un attimo di attenzione per questa vicenda così come per la vergognosa chiusura della fabbrica della Riello a Pescara non sarebbe male”, così l’esponente della Sinistra, ha ricordato a Giorgetti i suoi compiti come Ministro.
“Perché fra i compiti di un ministro, anche di quelli leghisti, ci sarebbe pure quello di impedire che un territorio così fragile socialmente diventi un vero e proprio deserto produttivo, e impedire pure che i suoi amici imprenditori possano continuare a fare quello che gli pare sulla pelle dei lavoratori”, così chide il post Fratoianni, come riporta pure l’Ansa.