Anche Stellantis è alle prese con la crisi dei semiconduttori. Sono ormai tutti di provenienza asiatica, tra Corea, Taiwan, Malesia o Cina. Parliamo naturalmente dei semiconduttori, gli oramai tristemente noti microchip.
Parliamo di quelle piccole parti tecnologiche che servono per produrre veicoli e che la cui carenza mina pesantemente l’industria dell’auto. Lo sa bene Stellantis e lo sanno bene i lavoratori delle fabbriche italiane del gruppo.
Ma di cosa si tratta davvero? Cosa sono questi semiconduttori?
Una crisi lunga e difficilmente risolvibile, e pure Stellantis paga dazio
Carenza di semiconduttori, è questo il principale motivo che mina l’industria automobilistica mondiale, compreso Stellantis naturalmente.
Il gruppo nato dalla fusione tra i francesi di Peugeot e gli italiani di Fiat Chrysler Automobiles, il quarto produttore mondiale di auto, sta subendo gli effetti di questa crisi, sui regimi produttivi.
Ed in Italia se ne sono accorti tutti. Stabilimenti a regime ridotto, riduzione delle linee di produzione, lavoratori in cassa integrazione e chiusure altalenanti degli stabilimenti, sono all’ordine del giorno.
Tutto parte dalla crisi dei semiconduttori, o almeno questo ciò che sostengono i vertici aziendali.
Cos’è il chip shortage e come sta mettendo in ginocchio il settore dell’Automotive anche in Italia
Si chiamano chip shortage, e sono piccoli componenti di cui le auto (e i veicoli in genere) oggi sono piene. Chip in silicio, di questo si tratta. Come si legge sull’Agenzia di stampa Agi, i microchip o semiconduttori oggi così carenti, “sono la struttura materiale che permette il funzionamento di televisori, smartphone, auto, frigoriferi, aeroplani e così via”.
È la carenza delle materie prime che sta alla base di questa grave crisi, anche se pure la pandemia ha fatto il suo implementandola. Sono diverse le fabbriche asiatiche chiuse per lunghi periodi a causa di focolai Covid.
Ma questo è solo l’ennesimo problema che parte però dalla carenza di materie prime e dall’aumento esponenziale dei loro prezzi. Parliamo di dell’industria del silicio, con materie prime fondamentali e oggi carenti come cobalto, litio, grafite, nickel, niobio, gallio e così via.
E l’elevata tecnologia di diversi settori produttivi, come ormai è anche il mondo dell’auto, fa si che la domanda di semiconduttori abbia di gran lunga superato l’offerta. Un dato è assai eloquente per dimostrare l’importanza di questi semiconduttori nel mondo delle auto e dei veicoli. In media infatti ne servono 3.000 a veicolo.
Per questo probabilmente il settore che maggiormente è messo in difficoltà è quello dell’Automotive. Il discorso è generale e non vale solo per le auto naturalmente. Anche perché se è vero che il mercato delle auto è calato a seguito della pandemia, è altrettanto vero che sono aumentate le vendite e le richieste di strumenti informatici utili a smart working o didattica a distanza. Ed anche in questo settore i semiconduttori sono un fattore determinante.
Aumentata la domanda, i produttori di questi semiconduttori non sono stati in grado di assecondarla.
Cosa sta accadendo adesso ai microchip e cosa succede a Stellantis
Come abbiamo detto, la crisi dipende inevitabilmente da innumerevoli fattori. Pandemia, lockdown, focolai Covid e fabbriche chiuse. Ma anche l’aumento della domanda di microchip ha fatto il suo. E poi elementi imprevedibili come per esempio la siccità a Taiwan, uno dei principali produttori al mondo di silicio. Senza acqua, cioè per via della carenza di pioggia, si è bloccata di fatto la produzione e la lavorazione del silicio, che necessita proprio di tanta acqua.
Inoltre ci sono le diatribe in materia commerciale tra Cina e Usa, che ha ridotto di molto la disponibilità di silicio. Come se di punto in bianco l’Italia litigasse con la Russia da cui il Bel Paese si rifornisce di gas.
Stellantis ha bloccato le produzioni in diversi stabilimenti, in Italia come in altri Paesi. E dentro questi stop, sia la produzione di auto che quella di furgoni (Sevel di Atessa ne è esempio lampante).
A cosa servono i microchip nelle auto
I semiconduttori mai come in questo momento sono strettamente necessari nelle auto. Infatti sono pezzi fondamentali per il funzionamento di impianto luci, airbag, servosterzo e centralina elettronica.
Evidenza vuole che la mancanza di questi piccoli pezzi mina l’intero settore, compreso quello parallelo della componentistica delle auto. Le riserve per chi ne aveva, ha detonato in parte il problema, ma adesso che queste stanno esaurendosi, la crisi rischia di impattare anche su aziende di dimensioni mondiali. Solo nel settore auto la crisi ha colpito non solo Stellantis, ma pure Volkswagen e Toyota, autentici colossi dell’industria automobilistica. E nella stessa situazione si trovano aziende quali Samsung o Apple per esempio.