Ormai sono all’ordine del giorno le notizie negative che provengono dall’universo Stellantis in Italia. Notizie negative quotidiane da ogni singolo stabilimento del colosso dell’industria automobilistica, nato dalla fusione tra FCA e PSA.
Chiusure degli stabilimenti, tagli dei turni lavorativi negli impianti produttivi, cassa integrazione e mancati rinnovi dei contratti per somministrati e precari. Nel calderone di queste cattive notizie c’è di tutto. Notizie negative provenienti dall’Italia, ma anche dagli altri Paesi dove Stellantis ha interesse. Parliamo per esempio della fabbrica Eisenach dove si produce Opel Grandland X la quale è stata chiusa da Stellantis fino alla fine del 2022.
Queste evidenze provenienti da diversi siti produttivi di Stellantis, sono il segnale indelebile che l’azienda ha deciso di ottimizzare la produzione e concentrare le forniture dove il mercato dell’auto è più florido. E non c’è che una risposta a questo, perché Stellantis punta dritto al mercato delle auto elettriche, in netto aumento. Lo si evince anche dalle parole di Anne-Lise Richard, responsabile della mobilità elettrica di Stellantis, intervistata dal noto Magazine di settore, “Automotive News”.
Dove è indirizzato il futuro di Stellantis, in Italia come in Europa
“Continueremo a gestire tutti i propulsori insieme, ma i veicoli elettrici vengono prima di tutto il resto”, più chiara di così la responsabile dell’elettrificazione di Stellantis, Anne-Lise Richard, non poteva essere.
“Vediamo più clienti che sono disposti ad acquistare veicoli elettrici ora” così ha giustificato questa netta inversione di tendenza in Stellantis. In Italia però c’è il problema della chiusura degli ecoincentivi per l’acquisto di veicoli di ultima generazione.
Ma è un problema secondario secondo la Richard, perché se sono esauriti gli Ecobonus per gli EV in Italia, negli altri Paesi dell’Europa, ci sono diverse agevolazioni che aiutano i clienti ad acquistare le full electric, e Stellantis, come è normale che sia, guarda al mercato globale e non solo all’Italia naturalmente.
Parliamo sempre del quarto produttore di auto al Mondo, un gruppo formato da ben 14 brand dell’industria dell’auto, molti dei quali di nicchia e famosissimi. Abbiamo Fiat, Jeep, Chrysler, Opel, Peugeot e Citroen per esempio, ma anche Maserati.
Gli incentivi sulle auto elettriche spingono la transizione verso la mobilità sostenibile
La crisi dei microchip di provenienza asiatica è uno dei problemi che attanaglia la produttività degli stabilimenti di Stellantis, ma parliamo al momento di veicoli a combustione, veicoli su cui Stellantis ha già dimostrato di considerare ormai in maniera marginale.
E gli incentivi sugli acquisti delle auto elettriche, spingendo questo mercato, ovvero, persuadendo i clienti a comperare queste auto, da sostengo al nuovo piano elettrico di Stellantis.
Per esempio in Germania gli incentivi sulle auto a batteria possono arrivare fino a 9.000 euro. Non pochi per spingere la clientela all’acquisto di auto full electric, e non pochi per spingere Stellantis ad individuare nella completa elettrificazione della sua gamma di auto, la via di uscita da Una crisi che il Covid ha amplificato.
In base alle parole della rappresentante dell’azienda, “per Stellantis è fondamentale continuare ad alimentare questo trend in crescita, considerando anche gli ambiziosi obiettivi che il gruppo si è dato dal punto di vista del mix prodotto, puntando ad un 70% di veicoli elettrificati in Europa entro il decennio”.
In questo scenario anche l’Italia trarrà i benefici a livello di produttività dei suoi stabilimenti. A Termoli per esempio, si costruiranno batterie per auto elettriche. Una svolta epocale nello stabilimento di Rivolta del Re in Molise. Stesso discorso, se non ancora più ambizioso, a Melfi. Nello stabilimento di località San Nicola a Melfi, in Basilicata si costruiranno ben 4 nuovi veicoli elettrici. E di altrettanti brand di Stellantis., presumibilmente Fiat, Lancia, Alfa Romeo e Jeep.
Il futuro di Stellantis in Italia è già delineato, ma è il presente che fa tremare i polsi
Programmi sull’elettrificazione già delineati quindi, anche per l’Italia. Non ci può essere alternativa a spingere Stellantis a svoltare verso l’elettrificazione. È una strada che riguarda anche altri colossi del settore Automotive, dai tedeschi di Volkswagen a Toyota per esempio.
Nel frattempo però, il presente non è roseo, almeno i Italia (ma poi, come dimostra la chiusura della fabbrica Eisenach dove si produce Opel Grandland X in Germania vale lo stesso ovunque).
A Termoli, dove la fabbrica di batterie elettriche, la Gigafactory, non vedrà i natali prima del 2025, oggi ferma la produzione di motori FIRE/GSE. E questo significa che resteranno attivi solo due settori.
A Melfi invece, dove la nuova produzione di veicoli elettrici non scatterà prima del 2024, a settembre si è lavorato poco e ad ottobre ancora meno, come confermato anche dai vertici aziendali per via della crisi dei semiconduttori.
A Cassino Plant stessa cosa, con i sindacati che sono riusciti già a spuntare nuova copertura per i lavoratori in vista delle sempre più certe chiusure di ottobre, tra cassa integrazione e contratti di solidarietà.
In attesa che qualche buona notizia e qualche nuovo chiarimento arrivi dal vertice dell’11 ottobre prossimo al Mise, quando si incontreranno sindacati, azienda e governo, la situazione in Italia è preoccupante.
E non bastano le promesse future e le nuove ipotesi di produzione per sedare gli animi. È il presente che deve essere all’ordine del giorno, e i sindacati questo chiederanno al vertice presso il Ministero dello Sviluppo Economico del prossimo 11 ottobre.