Il complesso di Torino Esposizioni ha fatto da contraltare ai festeggiamenti torinesi relativi ai 50 anni della mitica Alfasud. Almeno una trentina di Alfasud si sono rese protagoniste dell’interessante evento organizzato dall’Alfasud Club Italia in accordo con Italdesign e la partecipazione del gruppo dei Biscioni Torino.
All’interno della bella cornice di Torino Esposizioni c’erano tutti, a cominciare dai tanti dipendenti ex Italdesign che hanno ricordato aneddoti e memorie di un tempo. D’altronde il design dell’Alfasud fu curato proprio da Giorgetto Giugiaro partendo da un foglio bianco, così come sottolineato anche da Luigi Cecconi, Presidente dell’Alfasud Club Italia: “il 1 novembre del 1971 veniva presentato in questo luogo uno dei modelli più innovativi del panorama italiano, forse il primo nato dal foglio bianco insieme al suo stabilimento in terra campana”.
Come riporta Ruoteclassiche, quel periodo risiede anche nei ricordi di Giorgio Gamberini che è Business Development Director dell’Italdesign: “c’ero a quel Salone di Torino, avevo nove anni. Dopo la presentazione mio padre ne acquistò una color Bianco Capodimonte. L’Alfasud è stata un’auto rivoluzionaria, splendida da guidare. Oggi abbiamo la fortuna di celebrarla in questo luogo simbolo e rivivere le emozioni di 50 anni fa. Italdesign ha voluto esserci in quanto il mito dell’Alfasud è sempre presente e ben radicato all’interno dell’azienda, dove permane un approccio in cui stile ed ingegneria vanno di pari passo per semplificare la vita dell’uomo”. Quindi Francesco Ceo, Project Manager di Italdesign e membro dei Biscioni Torino, ha aggiunto: “siamo stati incerti fino all’ultimo, la struttura è stata chiusa per anni ed era in condizioni di profondo degrado. Dobbiamo ringraziare il Comune di Torino che, in tre settimane, ci ha consentito di utilizzare questa location per un evento tanto speciale”.
Un club ben strutturato quello dedicato all’Alfasud
L’Alfasud Club Italia, istituito nel 2011, può contare oggi su 60 soci sparsi in ogni parte d’Italia: non è un caso che da Avellino sia giunto un equipaggio a bordo di una Alfasud Wainer Bimotore. Tuttavia l’evento è stato partecipato anche da fedelissimi del modello provenienti da ogni parte d’Europa.
Ecco come ha descritto la genesi dell’Alfasud Giorgetto Giugiaro: “l’Ingegner Hruska convocò me e Mantovani; ci incontrammo in un bar di periferia vicino allo Stadio Olimpico. Iniziò a tracciare uno schizzo con la disposizione meccanica e alcune indicazioni per l’abitabilità. Era un uomo dalla preparazione impressionante, conosceva a memoria tutte le misure. Ma durante quel primo colloquio non fece riferimento al marchio né, tantomeno, dove sarebbe stata prodotta. C’era il massimo riserbo. Disse solo Lo stabilimento non c’è, è tutto da fare”.
Giugiaro, intervenuto all’evento presso Torino Esposizioni, ha quindi aggiunto: “Hruska ci chiese di rispettare dei vincoli strettissimi. Per testare la capienza del baule ci chiese di utilizzate delle valigie con una misura assurda, a Torino non le vendeva nessuno e nemmeno a Milano. Recuperate le valigie, feci presente che il portello del baule avrebbe interferito con il carico per via delle cerniere a collo d’oca. Anche per questo motivo, il serbatoio venne spostato sotto il sedile posteriore. Proposi quindi un portellone ma Hruska non volle sentire ragioni: costava e pesava di più. Quindi il modello di produzione uscì con le cerniere esterne”.
“L’Alfasud è stata un progetto favoloso, distrutto purtroppo dalla ruggine. La progettazione invece era eccelsa sia per quanto riguarda l’abitabilità e la visibilità, così come la maneggevolezza. Un’Alfa deve emozionarti come… un’Alfa!”, ha concluso. Sulla questione tecnica che gira attorno all’Alfasud Cecconi, presidente dell’Alfasud Club Italia, ha aggiunto: “L’Alfasud inizia finalmente ad essere rivalutata. A chi parla male di quest’auto, chiedo: ‘Ne avete mai guidata una?’ Perché è proprio alla guida che l’Alfasud ti conquista”.