Dovevano essere 300 milioni di euro di incentivi per tutte le auto, benzina come elettriche. Poi sono arrivati 100 milioni, di cui 65 milioni per le macchina a batteria al 100%. Ma c’è chi vuole incentivi auto elettriche di miliardo l’anno: sarebbe una rivoluzione.
Lo evidenzia Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor. C’è la proposta lanciata nei giorni scorsi dal viceministro allo Sviluppo economico Gilberto Pichetto Fratin. Target: rendere strutturali gli ecobonus per l’acquisto di vetture elettriche o a basso impatto con uno stanziamento annuo di un miliardo.
Questa proposta, per Quagliano, va nella direzione giusta in quanto supera gli incentivi stop and go. E può dare un forte contributo al contenimento delle emissioni nocive. Creando un quadro di certezze per la transizione verde. Che in prospettiva potrebbe prendere il posto delle buone intenzioni. E delle parole.
Col miliardo annuo, si passerebbe dalle ipotesi ventilate in tv, a fatti concreti. Accadrà mai? Secondo Quagliano, bisogna rendere strutturali anche gli incentivi recentemente approvati per l’acquisto con rottamazione di auto usate Euro 6. Come? Con l’eliminazione dell’imposta sui passaggi di proprietà delle vetture usate, che negli altri Paesi europei non esiste o è molto inferiore a quella che si paga in Italia.
Incentivi auto elettriche, ma non solo
Quindi, un miliardo annuo alle elettriche. E cancellazione della tassa che il compratore paga quando compra un usato: almeno 800 euro. A salire, secondo la potenza della macchina.
Senza dimenticare le infrastrutture di ricarica pubbliche, fortemente arretrate rispetto ai partner europei: siamo messi male. Occorre un chiaro programma per lo sviluppo di una rete di potenza adeguata, capillare in area urbana ed extraurbana, omogenea sul territorio, con colonnine potenti e veloci in sede autostradale.
La palla passa al Governo Draghi. All’interno del quale si combatte intanto la furibonda lotta del reddito di cittadinanza. Ecco, senza i quattrini per il reddito di cittadinanza, magari ci sarebbe maggiore spazio per settori produttivi che fanno crescere la nazione, come l’automotive: l’Italia che ha voglia di lavorare sodo, come nel Nord Europa.