Dal 1947, anno in cui venne alla luce la 125 S, prima “rossa” di tutti i tempi, la Ferrari ha prodotto dei grandi capolavori. La lunga tradizione continua ancora oggi, con supercar da sogno che conquistano il cuore. In questo post abbiamo deciso di raccogliere alcune delle opere del “cavallino rampante” più affascinanti dell’era Enzo Ferrari. L’elenco non comprende le Dino ed altre creature da mille e una notte, ma dovendo stringere il cerchio ho fatto valere i miei gusti personali, che potrebbero non essere condivisi da altri. Una cosa è certa: nessuno metterà in dubbio l’eccellenza dei modelli elencati (in ordine cronologico). Se lo gradite, seguiteci nel nostro viaggio alla loro scoperta.
166 MM
Questa “rossa” fu prodotta dalla casa di Maranello negli anni dal 1948 al 1953, sia in versione barchetta che in versione berlinetta. La più entusiasmante, dal mio punto di vista, è la prima. Il merito del suo stile è della carrozzeria torinese Touring, nota anche per il sistema di fabbricazione “Superleggera”. In questo caso il telaio era un monoblocco in tubi di acciaio a sezione ellittica.
Oltre che bella, la Ferrari 166 MM era anche un’auto vincente. La spinta faceva capo a un motore V12 da 2 litri, disegnato dall’ingegner Colombo e perfezionato da Musso e Lampredi. I 140 cavalli di potenza massima assicuravano una punta velocistica di oltre 200 km/h. Facile intuire l’efficacia delle sue dinamiche, anche in relazione al peso di soli 650 chilogrammi. Fra i successi più importanti quello conseguito da Luigi Chinetti alla 24 Ore di Le Mans del 1949. Fu il primo della casa di Maranello nella sfida della Sarthe.
250 GT California SWB
Una vera regina di bellezza, per dominare la scena nelle località della Dolce Vita, di cui è simbolo ed essenza. Sergio Scaglietti ha plasmato i suoi volumi con sublime magia, per consegnare agli occhi l’auto scoperta più affascinante di tutti i tempi. I collezionisti adorano questo modello. Le quotazioni milionarie che raggiunge nelle più importante aste internazionali lo confermano. Nulla stona nella composizione grafica generale.
Tutto è inserito armonicamente nel quadro d’insieme, dando vita ad una scultura dal fascino magnetico. Questa creatura, prodotta dal 1957, è dotata di un telaio a passo corto, che snellisce il profilo laterale e agevola le dinamiche. Il suo telaio ha un interasse da 2400 mm, come le altre SWB. A muoverne le masse provvede un motore V12 da tre litri di cilindrata, che eroga 280 cavalli di potenza. Sono purosangue di razza, allevati a Maranello, il cui galoppo è accompagnato da splendide musicalità meccaniche.
250 Testa Rossa
Bella e vincente, questa sport è entrata a pieno titolo nella storia del motorsport. Al suo attivo tre mondiali marche, conquistati nel 1958, 1960 e 1961. Sembra la tabella di marcia di un rullo compressore e con la sua forza la Ferrari 250 Testa Rossa frantumò i sogni di gloria degli avversari. A spingere gli 800 chilogrammi di peso del modello provvedeva un motore V12 legato a quello di Colombo, ma affinato da Carlo Chiti. Un’unità propulsiva da 3 litri, che erogava una potenza massima di 300 cavalli.
Sin dal debutto mostrò di che pasta era fatta, conquistando una magnifica doppietta alla 1000 km di Buenos Aires. Nel suo palmares un ricco assortimento di successi: da Sebring alla Targa Florio alla 24 Ore di Le Mans. Nel 1959 giunsero i freni a disco. Il peso scese di 50 chilogrammi, migliorando ulteriormente le sue dinamiche. Cambiò anche la veste estetica, ma venne preservata una costante: l’appuntamento con il gradino più alto del podio.
250 GT berlinetta passo corto SWB
Quest’auto sportiva è stata costruita dal 1959 al 1962. Il suo impiego nelle competizioni automobilistiche della categoria Gran Turismo si è tradotto in molti successi. La Ferrari 250 GT berlinetta passo corto è stata l’unica “rossa” guidata in gara da Stirling Moss, prima che un grave incidente costringesse il pilota inglese ad abbandonare le piste. Nessun’altra vettura è riuscita a coniugare in modo così efficace le doti stradali e da corsa. Dopo le vittorie in pista poteva rientrare a casa sulle sue ruote.
Bastava poi una bella ripulita per sfilare nelle località chic o partecipare a un concorso d’eleganza. Il suo cuore V12 da 3 litri di cilindrata erogava 240 cavalli nelle versioni “ordinarie”, ma si spingeva a quota 280 cavalli in quelle Competizione. L’agilità era favorita dal telaio a passo corto, citata nella sigla del modello, come acronimo di Short Wheel Base. A fare il resto provvedevano l’affidabilità e la sana distribuzione dei pesi. In gara vinse a iosa.
250 GTO
Qui si è al cospetto della “rossa” forse più iconica di tutti i tempi. La Ferrari 250 GTO del 1962 è un capolavoro di estetica e funzionalità. Il suo stile nasce dalla nuova attenzione che Giotto Bizzarrini presta alla scienza aerodinamica, prima non curata con sufficiente determinazione. A dare forma ai volumi ci pensò quel grande genio di Sergio Scaglietti, che diede al nudo metallo delle forme di straordinario splendore.
Questa creatura, in grado di passare in souplesse dalle strade alle piste, era alimentata da un motore V12 da 3 litri, derivato da quello della Testa Rossa. Al suo attivo 300 scalpitanti cavalli, che spingevano con straordinaria forza. La velocità massima si spingeva nel territorio dei 290 km/h, ma erano gli aspetti dinamici e la sua affidabilità i veri valori aggiunti. Con lei, per la casa di Maranello, fu un’orgia di successi. La 250 GTO mise in cassa tre allori iridati tra il 1962 e il 1964.
250 GTL
È un capolavoro dell’atelier Pininfarina, autore anche in questo caso di un disegno incantevole. Muso lungo e tratti flessuosi caratterizzano i suoi volumi. La linea è influenzata dalla posizione avanzata del motore, che garantisce maggior spazio agli occupanti. L’estesa finestratura del padiglione elargisce copiose dosi di luce al raffinato abitacolo. In coda spicca un timido accenno di spoiler. La Ferrari 250 GTL del 1962, dove L sta per Lusso, è spinta da un motore anteriore di 3 litri a 12 cilindri.
Simile a quello della SWB, è alimentato da tre carburatori doppio corpo invertiti. Eroga la potenza di 250 cavalli a 7500 giri al minuto. La carrozzeria in acciaio, con portiere e cofani in alluminio, grava su un classico telaio tubolare, che esibisce un passo di 2.40 metri. Quattro potenti dischi della Dunlop moderano la foga prestazionale. A dispetto dell’indole turistica, questa “rossa”, prodotta in 350 esemplari, si trova a suo agio nei percorsi agonistici.
250 LM
Questa vettura del “cavallino rampante” giunse nel 1963 e portò i buoi dietro il carro. Un fatto rivoluzionario, che corrispose a un cambio di opinione di Enzo Ferrari sul tema. Il motore, sulla 250 LM (Le Mans) era infatti alle spalle dell’abitacolo. Fu la prima “rossa” stradale con tale architettura. Il cuore V12 da 3.3 litri di cilindrata erogava una potenza massima di 320 cavalli a 7500 giri al minuto. In tempi recenti lo stile di questa creatura è stato ripreso dalla moderna 296 GTB, dotata di propulsione ibrida.
In pista, la 250 Le Mans mise a segno risultati di altissimo spessore, sotto la regia di team privati. La casa di Maranello, infatti, non la fece correre coi suoi colori ufficiali. Era nata come GT, per prendere il posto della 250 GT, ma fu inquadrata nella categoria Sport. Qui riuscì persino a battere bolidi di matrice più estrema. Nelle diverse condizioni di impiego non soffrì di complessi di inferiorità rispetto alle regine della classe. Numerosi i successi raccolti in pista.
275 GTB/4
Bella e raffinata come una regina, la Ferrari 275 GTB/4 fece il suo debutto al Salone di Parigi del 1966, lasciando tutti a bocca aperta per il fascino della sua silhouette, firmata Pininfarina. Vederla è sempre una grande emozione, perché qui si può parlare a pieno titolo di un’opera d’arte a quattro ruote. Perfetta sintesi di classe e sportività, ha delle forme che in qualche modo evocano quelle della 250 GTO, ma in abito da sera. Come su ogni “rossa” che si rispetti, il motore è un capolavoro.
Si tratta di un V12 da 3.3 litri di cilindrata, con quattro alberi a camme in testa. La potenza massima di cui è capace tocca quota 300 cavalli a 8000 giri al minuto. Non ci vuole molto a immaginare la qualità del sound. Il codice numerico della sigla indica la cilindrata unitaria, mentre GTB è l’acronimo di Gran Turismo Berlinetta. Averne una garage illumina un’intera collezione, anche se di fascia alta, perché qui siamo ai massimi livelli della bellezza.
330 P4
Qui siamo in cima all’Olimpo. La 330 P4 è l’auto da corsa più bella di sempre. Le sue forme scultoree ne fanno un’autentica opera d’arte. Su questa “rossa” del 1967 il sublime fascino della carrozzeria si coniuga a una grande efficienza dinamica, che ne ha fatto un’auto vincente. Impossibile non innamorarsene. Cuore pulsante del modello è un motore V12 da 4 litri di cilindrata, con 450 cavalli di potenza, a 8000 giri al minuto.
Il suo vigore prestazionale, accompagnato da una colonna sonora da pelle d’oca, si è fissato nell’antologia del motorsport, insieme ai grandi successi maturati sul campo. Su tutti la memorabile parata al traguardo della 24 Ore di Daytona del 1967, vinta da Bandini e Amon, davanti a Parkes e Scarfiotti, entrambi su questa meraviglia del “cavallino rampante”. Terzo posto per un’altra opera di Maranello, la 412 P. La 330 P4 è la sintesi del mito Ferrari, nella dimensione sportiva e culturale. Amarla è un fatto naturale.
365 GTB/4 Daytona
Altra “rossa” di grande valore storico è la Ferrari 365 GTB/4 Daytona, che porta il nome di una nota località americana. Il motivo? La voglia di onorare in modo tangibile il ricordo del successo conseguito sul circuito della Florida dalla 330 P4 nel 1967. Si trattò di una magnifica tripletta, con arrivo in parata, che è entrata nella leggenda. A Pininfarina va il merito delle forme sportive ed eleganti della Daytona, che l’hanno consegnata al mito eterno.
Oggi, come allora, questa vettura è amata dagli appassionati, cui consegna splendide vibrazioni emotive. Nella collana del “cavallino rampante” è una delle perle più preziose. La sua nascita risale al 1968, ma il ciclo produttivo andò avanti fino al 1974. Sotto il lungo cofano si nasconde un potente V12 di 4.4 litri, con 352 cavalli all’attivo, che spingono con notevole vigore, accompagnati da melodie di sublime fascino, che rapiscono i sensi. In una collezione al top non può mancare.
F40
Fu l’ultimo modello stradale battezzato da Enzo Ferrari, prima della sua dipartita. Si può considerare come una sorta di testamento spirituale del Commendatore. Questo gioiello alato ha delle forme che definire incantevoli sarebbe riduttivo. In mezzo al traffico sembra un’opera di Michelangelo in mezzo a comuni oggetti ruotati fatti con le stampanti 3D. Il suo fascino è scultoreo. Unico il suo carattere, che la rende inconfondibile. Nessun modello dell’era moderna riesce ad entusiasmare come lei.
La Ferrari F40 del 1987 è la “rossa” più coinvolgente dai tempi della 330 P4. Nata come erede della GTO del 1984, questa vettura si è spinta verso territori nuovi e inesplorati. L’energia dei 478 cavalli sviluppati dal V8 biturbo di 2.9 litri schiaccia al sedile e vi imprime la morfologia delle vertebre. Il suo mantra sono le emozioni, che la F40 elargisce a iosa, per inebriare il cuore e conquistarlo. Anche le note liberate dal motore sono al vertice, perché la coerenza è il suo stile.