In occasione del Salone di Francoforte 2001, ben 20 anni fa, Opel mostrava al pubblico un nuovo veicolo fuel cell nell’ottica di una futura produzione di vetture per uso privato alimentate a pila a combustibile che, oltre ad essere ecocompatibili, facesse risparmiare risorse energetiche.
Sviluppata sulla base della monovolume compatta Opel Zafira presso il Centro Globale per le Fonti Energetiche Alternative di Magonza-Kastel (in Germania), la nuova Opel HydroGen 3 mirava in primo luogo a migliorare le prestazioni e la fruibilità quotidiana del sistema di propulsione.
Opel HydroGen 3: sono passati 20 anni dalla presentazione al pubblico dell’auto fuel cell
Nell’ambito di questo progetto si era fatto completamente a meno di alcune componenti che si erano rese necessarie per la precedente HydroGen 1 come l’utile effetto collaterale di ridurre ulteriormente il peso del veicolo avvicinandolo all’obiettivo dei 1590 kg.
La potente batteria di accumulo era stata la principale componente di cui i progettisti avevano cercato di fare a meno sulla HydroGen 3. In precedenza, questa unità aveva il compito di smaltire i picchi prestazionali della meccanica, ma questo punto era diventata superflua visto che il sistema fuel cell era stato ottimizzato in modo da poter fornire immediatamente la potenza richiesta.
In questo modo si era riusciti a risparmiare un centinaio di chilogrammi di peso e a posizionare il piano di carico alla stessa altezza di quello della Opel Zafira di serie. Ciò significa che l’Opel HydroGen 3 aveva la stessa capacità di carico della Zafira in configurazione a cinque posti.
Il peso complessivo diminuì parecchio rispetto alla HydroGen 1
L’ottimizzazione dell’architettura dell’intero sistema fuel cell aveva inoltre fatto sì che l’acqua prodotta nelle pile a combustibile, come risultato della reazione tra idrogeno e ossigeno, fosse sufficiente per coprire l’esigenza di umidità delle loro membrane. Ciò aveva ovviato alla necessità di umidificatori esterni aggiuntivi per le pile che avrebbero richiesto ulteriore spazio e fatto aumentare il peso complessivo.
Anche il sistema di trazione elettrica era stato oggetto di ulteriore sviluppo e aveva dimensioni più contenute. L’intero modulo pesava soli 92 kg, era posto tra il trasformatore di voltaggio e l’albero di trasmissione e comprendeva il trasformatore di corrente continua/alternata, il motore elettrico e la trasmissione.
Un altro peso era dato dal deciso miglioramento del comfort rispetto alla versione precedente. Un climatizzatore a funzionamento elettrico forniva agli occupanti aria fresca anche nelle giornate più torride. Il veicolo disponeva inoltre di un sistema di autodiagnosi che informava il guidatore dello stato di funzionamento di tutti gli impianti.
Fino a 400 km circa di autonomia
Il serbatoio a doppia parete aveva una capacità di 68 litri oppure di 4,6 kg di idrogeno. Questa capacità era sufficiente per permettere alla Opel HydroGen 3 di assicurare circa 400 km di autonomia.
Il serbatoio era posto davanti all’assale posteriore, sotto i sedili che erano stati rialzati di 25 mm per accoglierlo. L’intero serbatoio (valvole, scambiatore di calore e supporti compresi) pesava 90 kg.
Il gruppo di pile combustibile montato sulla speciale Opel Zafari sviluppava una potenza costante di 94 kW, con un picco di 129 kW. Questa centrale elettrica ecocompatibile generava elettricità un voltaggio compreso fra 125 e 200V, a seconda delle condizioni di carico. La corrente continua così generata alimentava un motore asincrono trifase da 82 CV (60 kW) e 215 Nm di coppia massima.
Il propulsore era collegato alle ruote anteriori attraverso ingranaggi planetari con un rapporto di trasmissione di 8.76:1. La Opel HydroGen 3 riusciva a raggiungere i 100 km/h partendo da 0 in 16 secondi e una velocità massima di 150 km/h.