Le Ferrari sono auto da sogno, che entrano nel cuore dalla porta principale. Il percorso storico della casa di Maranello è costellato di gioielli a quattro ruote, belli ed emozionanti più di tutti gli altri. Anche nelle migliori famiglie, però, c’è qualche pecora nera. Meglio, tuttavia, parlare di piccole note stonate in una composizione produttiva di sublime bellezza. Il marchio del “cavallino rampante” non fa eccezione. Anche nel suo listino hanno trovato spazio dei modelli meno entusiasmanti degli altri.
In alcuni casi ha pesato lo stile poco conturbante, in altri il comportamento stradale non all’altezza delle aspettative, in altri ancora un pregiudizio stratificato. Oggi abbiamo raccolto per voi alcune delle “rosse” più snobbate, o comunque, meno considerate di sempre. Nel caso della 348, la sua presenza nella lista fa male, perché è un’auto meravigliosa, con un motore robusto e prestante, che suona come un violino, ma il verdetto del collezionismo e di alcuni addetti ai lavori non è stato molto generoso nei suoi confronti.
Anche se non in cima alle preferenze degli appassionati, le Ferrari selezionate in questo post restano, comunque, una merce preziosa. I valori dei tre modelli non sono certo da saldo e sono cresciuti negli ultimi anni, perché in fondo sono sempre delle Ferrari. Se lo gradite, potete iniziare con noi il viaggio alla loro scoperta. Sono convinto che alcuni di voi avrebbero messo nell’elenco qualche modello diverso, mentre altri ne avrebbero tolto qualcuno, ma qui non si è nell’ambito delle scienze esatte, per cui pesa la soggettività del giudizio individuale.
Ferrari Dino 308 GT4
La Ferrari Dino 308 GT4 del 1974 non ebbe il successo sperato. Ciò, a giudizio di Enzo Ferrari, era imputabile al design poco coinvolgente della vettura. L’opinione del Commendatore è condivisibile, non solo per la sua autorevolezza, ma anche per la sua fondatezza. Quest’auto sportiva, infatti, non deludeva sul piano della meccanica e del quadro dinamico. Le sue pecche erano di carattere estetico. Bertone, per mano del grande Marcello Gandini, non era riuscito ad interpretare al meglio il difficile tema della coupé 2+2 a motore centrale e questo si era tradotto in una tela espressiva non particolarmente sensuale.
Questo non vuol dire che il lavoro fosse da buttare. Tutt’altro. Il problema era dato dal fatto che alcuni spunti di grande intelligenza stilistica si coniugavano ad altri decisamente meno riusciti. Così il quadro di insieme ne risentiva. Le proporzioni, poi, erano insolite, anche se gli sforzi per dissimulare la presenza di un abitacolo più grande del solito erano in parte andati a segno. I canoni classici del “cavallino rampante” risultavano inoltre molto distanti. I volumi della GT4 accolsero pure un motore da 2 litri, ma qui ci occupiamo della versione da 3 litri, sbocciata in 840 esemplari e legata all’idea iniziale del Drake. Questo cuore, con distribuzione bialbero per bancata, erogava una potenza massima di 255 cavalli a 7700 giri al minuto, con un picco di coppia di 28,9 kgm a 5000 giri al minuto.
A dissetarlo provvedevano quattro carburatori a doppio corpo Weber DCNF. Gradevoli le sue musicalità meccaniche, prive però degli entusiasmanti acuti dei V12. Alla Ferrari Dino 308 GT4 va il merito di essere stata la prima “rossa” di serie ad essere spinta da un V8 disposto in posizione posteriore centrale. Già questo basta a consegnarla alla storia. Il telaio era in traliccio in tubi di acciaio, mentre le sospensioni seguivano lo schema a ruote indipendenti con triangoli sovrapposti e molle elicoidali, sia all’avantreno che al retrotreno. L’energia propulsiva veniva scaricata a terra con l’ausilio di un cambio manuale a 5 rapporti. Alla missione frenante provvedevano quattro dischi autoventilati. La velocità massima toccava quota 255 km/h.
Ferrari Mondial 8
Anche Pininfarina si è misurato col tema della coupé 2+2 a motore posteriore centrale, ma pure il grande maestro dello stile italiano non è andato a segno con un prodotto da poster. La Ferrari Mondial 8 del 1980, sebbene più in sintonia con la tradizione del “cavallino rampante”, ha mancato l’obiettivo dell’eccellenza stilistica, come già accaduto alla 308 GT4 disegnata da Marcello Gandini per Bertone. Anche in questo caso non è giunto il miracolo di una distribuzione dei volumi armonica e filante, degna delle più sportive vetture a due posti secchi della casa di Maranello. Se due firme di tale calibro non sono riuscite nell’intento, vuol dire che la prova assegnata da Enzo Ferrari era davvero difficile, quasi impossibile.
Questo non significa che la Ferrari Mondial 8 sia un’auto brutta. Preferisco dire che è scarsamente coinvolgente, rispetto alle altre proposte del marchio del “cavallino rampante”. Le cose sono andate meglio con le Mondial 3.2, Mondial T e Mondial Cabriolet (nei diversi tagli motoristici), ma anch’esse non hanno stravolto il quadro, pur rendendolo un po’ più seducente. Il maestro torinese, autore del design iniziale dell’auto, seppe incrementarne eleganza e sportività, migliorandone la presa emotiva, che non era mai stata il punto forte del modello. Il look, però, non raggiunse mai livelli da sballo.
Se l’impianto estetico non esaltava, anche quello dinamico lasciava qualche nota di amaro in bocca. La Ferrari Mondial 8 era infatti spinta da un motore V8 da 3 litri, con soli 214 cavalli di potenza, su un peso non proprio basso. Il quadro prestazionale ne risentiva, in termini di accelerazione e di ripresa. Nulla che incollasse al sedile ad ogni vigoroso colpo di gas. Anche la velocità massima, di 220 km/h, era deludente per una “rossa”, il cui nome oltretutto intendeva celebrare il Campionato del Mondo di F1 vinto dalla scuderia di Maranello nel 1979. La vettura prese forma in soli 703 esemplari, 145 dei quali dotati di guida a destra. Due primati vanno a questa creatura: l’essere stata la prima Ferrari V8 stradale ad iniezione e la prima con telaio posteriore smontabile, per agevolare la rimozione del propulsore. Negli step successivi, la Mondial portò in listino altre innovazioni.
Ferrari 348 tb e ts
La Ferrari 348 tb e ts è una “rossa” incompresa. Questa vettura, anche se esteticamente molto bella e con un sound emozionante, non è entrata nel cuore degli appassionati, per alcune pecche dinamiche che le vengono rimproverate. Come abbiamo riferito in un precedente articolo, a volte i giudizi nei suoi confronti sono stati ingenerosi, ma le dichiarazioni critiche di personaggi importanti della casa di Maranello li hanno rinforzati. Gli appunti si focalizzano soprattutto sul comportamento stradale, ritenuto non degno delle aspettative, ma molti proprietari la pensano in modo diverso. Oggi, qualcuno, inizia a riconsiderarla. Il cammino verso le redenzione, però, sembra ancora lungo. L’ascesa dei prezzi è un termometro di una febbre cresciuta verso il modello, ma è una febbre tiepida. Eppure il suo fascino estetico gode di vasta ammirazione.
Anche il sound è apprezzato su larga scala. Ma le sue note musicali e le linee da “Testarossa in scala” non sono bastate a ritagliarle uno spazio importante nel cuore degli appassionati. Sicuramente Pininfarina, con la mano di Leonardo Fioravanti, ha fatto un ottimo lavoro. Ancora oggi la Ferrari 348 porta bene i suoi anni, senza accusare le rughe del tempo. Sportiva e bilanciata nel look, è anche armonica ed elegante, con un tocco di hi-tech sapientemente miscelato nella tela grafica generale. Però il telaio e l’assetto non convincono diverse persone. Il loro parere pesa come un macigno sulla reputazione dell’auto. C’è chi la ama, c’è chi non la prenderebbe mai in considerazione. Difficile dire chi abbia torto e chi abbia ragione. Una cosa è certa: per delle uscite emozionanti, a ritmo non estremo, è comunque una bella scelta. Oltre questi limiti bisogna saperci fare.
Se non si è all’altezza, meglio non avventurarsi nel suo olimpo prestazionale, perché qui tutto è analogico e anche un minimo errore può costare caro. La spinta delle Ferrari 348 tb e ts fa capo a un motore V8 di 3.4 litri con 300 cavalli all’attivo (295 in quella catalizzata). Notevoli le prestazioni, con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 5.6 secondi e da 0 a 200 km/h in circa 20 secondi. Per coprire i 1000 metri con partenza da fermo ci vogliono 25.7 secondi. La velocità massima tocca quota 275 km/h. Anche questa supercar ha portato una novità in listino, essendo stata la prima “prima rossa” prodotta in serie con un telaio semi-monoscocca ad alta resistenza torsionale, scelto al posto del “solito” traliccio tubolare in acciaio.