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Incentivi auto elettriche già finiti: ma si può continuare così?

In un batter d’occhi, incentivi auto elettriche finiti. A questo punto, serve davvero una svolta con un piano strutturale

incentivi auto elettriche

Non si placa la fame degli italiani per le macchine a batteria: incentivi auto elettriche già finiti. Come ClubAlfa aveva preconizzato qui. Morale: sono durati un giorno e mezzo gli ecobonus per macchine pulite: a zero emissioni, come le elettriche; o ibride plug-in con emissioni di anidride carbonica fino a 60 g/km. Soldi che erano disponibili con e senza rottamazione per privati e imprese.

Si tratta di spiccioli: 65 milioni di euro stanziati dal Governo il 15 ottobre scorso con il decreto fiscale. Disintegrati dalle 10 del 27 ottobre a pochi minuti fa.

E così, malinconicamente, restano solo fondi per la fascia 61-135. Ossia benzina, diesel, gas GPL e metano, ibride tradizionali.  L’erogazione del bonus statale, pari a 1.500 euro, vincolata alla rottamazione di un usato over 11 anni circa. C’è pure un contributo della concessionaria pari a 2.000 euro (più IVA 22%). Restano 16 milioni di euro.

Chiaramente, così non si può andare avanti. Incentivi a singhiozzo, stop and go, col contagocce, che non fanno capire più niente al consumatore. E non consentono alle Case di programmare nulla. Occorre allinearsi al resto dell’UE, con bonus seri.

Incentivi auto elettriche: un miliardo l’anno l’ideale

Sarebbe ottimo il miliardo di euro annuo sino al 2023: se ne parla. “Nella legge Bilancio 2022, ci sarà uno stanziamento di un miliardo l’anno per l’acquisto di auto a basse emissioni di CO2. Si tratterà di incentivi strutturali, cui si affiancherà un fondo di transizione”: parole sensate del viceministro allo Sviluppo economico Gilberto Pichetto Fratin, intervenuto a ForumAutomotive.

E ancora: nella legge Bilancio ci sarà spazio per il settore dell’automotive per accompagnare la transizione, ha detto Pichetto Fratin. Con un aumento graduale degli incentivi alla mobilità elettrica a spese di quelli per i veicoli a combustione interna più efficienti.

Serve grande fondo di transizione con una programmazione decennale con modalità legislative da definire. Inoltre, gli incentivi stop and go del 2021 sono stati dovuti a stime scorrette.

Si parte da un dato: “Abbiamo un parco circolante Euro 0, 1 e 2 che dobbiamo portare almeno a Euro 5 ed Euro 6”. Infine, sul Fit for 55, il viceministro ritiene che i tempi previsti dalla Commissione Europea per lo stop ai motori endotermici siano ridottissimi: “Penso che 14 anni sia un termine troppo stretto che determina un cambiamento eccessivamente violento, che potrebbe avere pesanti conseguenze sociali ed economiche”.

Ora, bisognerà vedere se e quali sponde troverà il viceministro nel Governo Draghi. Con un settore auto che annaspa e, di contro, l’UE che preme per le auto elettriche. Siamo a rischio cortocircuito.

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