Il Covid ha squassato anche il settore automotive. Infatti, le vendite di auto nel mondo torneranno ai livelli del 2019 solo nel 2025. Altri 4 anni quindi per arrivare all’era pre coronavirus. Nel 2021 verranno immatricolati sul pianeta 80 milioni di veicoli leggeri, un numero in lieve aumento rispetto ai 77 milioni del 2020. C’è poco da festeggiare, visto il crollo pauroso dell’anno scorso. Siamo lontanissimi dai livelli raggiunti nel 2018 (94 milioni di consegne).
Sta tutto scritto nel Global Automotive Outlook di AlixPartners, società globale di consulenza. Cosa rallenta la ripresa dell’industria dell’auto? La crisi dei chip. Taiwan rifornisce i big dell’elettronica, perché ci guadagna di più. Unione Europea e Stati Uniti dovrebbero fare da sé, per costruire il proprio chip servono miliardi su miliardi di euro di investimenti, a lungo termine per giunta.
Vendite di auto: problema magnesio
Secondo: si assiste all’impennata dei prezzi delle materie. Che colpisce l’auto più di tutti gli altri settori industriali. E mette potenzialmente a rischio un terzo dei profitti dell’industria: il costo delle materie prime utilizzate per costruire auto e furgoni ha registrato in Europa un incremento dell’87% rispetto al 2019. Rame, alluminio e nickel schizzano insù. Intanto, le Case sono in affanno: devono costruire vetture elettriche e con guida assistita. Senza chip, è un’impresa.
Nelle scorse ore, la Reuters ha lanciato l’allarme magnesio: la carenza di questo minerale rischia causa gravi problemi alla ripresa economica interrompendo la produzione di numerose aziende, in primis dell’automotive.
Qui, entra in gioco prepotentemente la Cina. Il magnesio, che viene impiegato in lega con l’alluminio per laminati insostituibili soprattutto nella produzione di veicoli, è di vitale importanza. In Europa i rifornimenti dipendono al 95% dalla Cina. L’anno scorso ne abbiamo importate circa 155.000 tonnellate. Il Paese del Grande Dragone produce l’87% della fornitura globale.
Ricapitolando: l’UE dipende da Taiwan per i chip, dalla Cina per il magnesio. Ha delocalizzato a tutto spiano, e ora si trova in grossa difficoltà. Non ultimo, dipende dalla Russia per il gas: con un inverno gelido alle porte, la situazione è delicatissima.