Sono trascorsi già due anni da quando PSA e FCA annunciavano il progetto di fusione che avrebbe condotto alla nascita di Stellantis. Era infatti il 31 ottobre del 2019 quando i due gruppi a trazione europea annunciavano di poter riuscire a dare vita alla quarta potenza produttiva su scala mondiale per ciò che riguarda il comparto legato all’automotive.
Oggi che sono trascorsi appunto due stagioni da quell’avvio delle operazioni tra PSA e FCA, la nuova Stellantis si trova in una importante fase legata a più riprese con la sempre più imperante transizione elettrica. Tuttavia uno dei capisaldi annunciati dal CEO di Stellantis, Carlos Tavares, è rappresentato anche da una necessaria riduzione dei costi e dall’importante ragionamento legato alle sinergie.
La volontà di allora era quella di dare vita ad “fusione paritetica”, perlomeno così come era stata definita in un primo momento almeno in virtù della divisione dei piani alti del Gruppo: Tavares divenne CEO e John Elkann presidente di Stellantis. In questi primi due anni, quasi un anno dal punto di vista della realizzazione della società vera e propria, si è già lavorato tanto ma si deve lavorare ancora di più.
Stabilimenti e lavoratori in questa prima fase dell’approdo di Stellantis sul mercato
I problemi più importanti che Stellantis si è trovata di fronte sono sicuramente quelli legati ai lavoratori. Il fatto di disporre ora di un numerico relativo agli stabilimenti sicuramente importante, la gestione di questi ultimi e di chi ci lavora dentro non rappresenta un qualcosa di immediato. Lo si è visto nell’avvicendamento fra Grugliasco e Mirafiori con la produzione che prima veniva espletata presso lo stabilimento ex Bertone che sarà già spostata proprio in direzione Mirafiori.
Tutti i marchi sono stati indirizzati verso programmi a dieci anni, al termine di questo arco temporale è ipotizzabile che Stellantis possa ragionare su degli interrogativi: se le risposte troveranno aspetti positivi allora bene, se invece si dovesse virare verso controparti negative allora si potrebbe ipotizzare anche qualche revisione da praticare su quei marchi che renderanno poco o nulla. In un mercato che sta cambiando velocemente, gli scenari appaiono molteplici e Stellantis non può rimanere a guardare; la concorrenza è alta e la transizione verso l’elettrico fornisce un panorama che va esplorato senza lesinare.
Sebbene spesso si è discusso del fatto che la parte relativa all’ex PSA sia prevalente rispetto alla controparte a trazione ex FCA all’interno del Gruppo, va detto che le volontà del Gruppo che si riversano verso l’Italia non sono indifferenti. Il nostro Paese possiede un ruolo centrale all’interno del Gruppo, con Torino che sta diventando sempre più un cardine fondamentale. Si pensi poi alla Gigafactory di Termoli che affiancherà gli stabilimenti omologhi di Francia e Germania. Alla Sevel di Atessa pare poi scongiurato il pericolo di un decentramento verso la Polonia, mentre a Melfi il 2024 porterà quattro nuovi veicoli elettrici. Insomma, la carne al fuoco è tanta ma l’impressione è che la via intrapresa sia interessante.