Va forte la bufala online dei Gruppi auto e dei Paesi che hanno trovato l’accordo sulle emissioni al Cop26 di Glasgow: solo elettriche nel 2040, Stellantis dice no. Così come Non hanno aderito grandi gruppi (tra cui Volkswagen e Toyota) e Paesi come Cina, Stati Uniti, Germania e Italia. Ma anche Giappone, nonché Spagna, Repubblica Ceca, Slovacchia dicono no. Proprio come ClubAlfa aveva anticipato.
Al di là delle fake news, la verità è che per adesso Cop26 è un flop. Solo sei Costruttori automobilistici hanno sottoscritto la dichiarazione di intenti sullo stop alla produzione di veicoli endotermici entro il 2040. A livello mondiale. Quell’alt che la Commissione Europea vuole imporre nel Vecchio Continente addirittura nel 2035.
Il Governo britannico, in una nota, ha detto chi sono i sei propensi per il sì: Volvo, Ford, General Motors, Mercedes-Benz, BYD (Cina) e Jaguar Land Rover (Gruppo indiano Tata).
Ma va chiarito un punto: le Case che non hanno firmato, comunque sono impegnate in un percorso di transizione verso la mobilità a zero emissioni. Con investimenti fortissimi: Volkswagen, Toyota, Stellantis, BMW, Renault, Nissan, Honda e Hyundai/Kia.
Cina, Stati Uniti e Germania, col loro no, spostano gli equilibri. Fanno da locomotiva, trascinando un’infinità di soggetti verso il no.
Per il Financial Times, Volkswagen ha detto perché intende rispettare le diverse esigenze di sviluppo dei mercati. Zona che vai, tipo di necessità che trovi. BMW avrebbe espresso dubbi sulle tempistiche.
Cop26 e auto elettrica: partenza falsa
Qual era la dichiarazione fa firmare? Un impegno a lavorare affinché, entro il 2040, tutte le vendite di nuove auto e furgoni siano a emissioni zero a livello globale, ed entro il 2035 nei principali mercati. Hanno detto sì 24 Paesi, 39 tra città, Stati e Regioni. In Italia, citiamo Bologna, Firenze e Roma. Fuori, New York, Buenos Aires, Los Angeles, San Francisco, San Paolo, Seattle e Atlanta.
Dicono sì pure 28 proprietari di flotte (tra cui LeasePlan e Uber). Ok anche diverse società energetiche: E.On, Iberdrola, ABB, Siemens e Unilever. Poi ci sono gli investitori istituzionali. E le nazioni firmatarie? Numerose, come Regno Unito, Svezia, Olanda, Norvegia, Canada, Austria, Polonia e Nuova Zelanda.