Per ora, l’esito del Cop26 di Glasgow è misterioso: la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici vede per adesso l’Italia non firmare l’accordo sulla fine dei motori termici nel mondo nel 2040. Sulla questione, interviene Carlo Tritto, Policy Officer di Transport & Environment Italia: “Occasione persa. Il nostro Paese è in cima alle classifiche per numero di vetture pro capite, responsabili del 16% delle emissioni di gas serra”.
Cosa chiede Transport & Environment Italia? Che il Governo Draghi acceleri nelle politiche nazionali dei trasporti, si faccia promotore nella UE del phase-out delle auto a carburanti fossili entro il 2035.
Questo è l’obiettivo della Commissione Europea: i vari organi UE ne dovranno discutere. La partita è apertissima, e ancora non si sa quando davvero le Case dovranno produrre solo macchine elettriche, mettendo al bando le termiche. Il fatto è che veicoli a benzina e diesel sono tuttora i più richiesti: meno costosi. E le colonnine elettriche sono poco diffuse nel Vecchio Continente.
Cop26: bicchiere mezzo pieno
Comunque, per Tritto, a livello internazionale è molto positiva l’adesione dell’Italia alla dichiarazione per mettere fine alle garanzie pubbliche a nuovi progetti di estrazione di petrolio e gas. Dirottando così 8 miliardi di euro finanziamenti dalle fonti fossili all’energia pulita.
Poi l’attacco di Tritto all’auto termica. L’Italia, dice, detiene il record europeo per densità di vetture (655 ogni 1000 abitanti). Non stupisce che il settore dei trasporti sia il principale driver delle emissioni di gas serra italiane, circa un quarto del totale. Le auto sono responsabili del 16% delle emissioni climalteranti della nostra economia. Insomma, di CO2, che di per sé non inquina: altera il clima. Con buco dell’ozono e temperatura globale che sale.
Quindi, stando al Transport & Environment Italia, le auto elettriche già oggi possono abbattere drasticamente le emissioni di gas serra. E contemporaneamente evitare, non avendo il tubo di scappamento, migliaia di morti premature dovute alla qualità dell’aria.
Obiettivo: dimostrare la volontà di passare dal bla bla bla all’azione. Qui, c’è il richiamo di Tritto a Greta Thunberg, celeberrima attivista svedese per lo sviluppo sostenibile e contro il cambiamento climatico. Che attacca la politica, sostenendo di fare tanto bla bla bla e poca azione.
Rammentiamo che T&E è un’organizzazione no-profit e politicamente indipendente con sede a Bruxelles: da oltre 30 anni promuove la sostenibilità̀ del settore trasporti europeo attraverso un cambiamento delle politiche dell’UE e globali che regolano il settore trasporti.
Chiaramente, la polemica è destinata solo ad aumentare. Su tutto, incombe un’incognita. L’auto elettrica inquina poco, ma quanto inquina durante tutto il ciclo di vita? Quanto si sporca con produzione e smaltimento delle batterie? Quanto si inquina per produrre energia elettrica grazie al fossile?
Senza dimenticare il ruolo della Cina. Se l’UE impone all’industria di produrre inquinando pochissimo, l‘Impero Celeste, potendo inquinare di più, si prende un vantaggio competitivo gigantesco. Cautela.