Quando si parla di Pininfarina è doveroso fare un inchino ideale, perché è forse il più grande maestro dello stile di tutti i tempi. Nella lunga storia del carrozziere torinese diverse Alfa Romeo si sono giovate della sua firma. Le più belle sono quelle nate prima del 1950, come le sue interpretazioni della 6C 2500 SS, ma si tratta di pezzi unici, nati per facoltosi acquirenti del tempo.
Auto da sogno, figlie di specifiche richieste, che sbocciavano partendo da telai offerti all’estro creativo dei migliori stilisti di quegli anni. Oggi noi ci occupiamo delle Alfa Romeo più belle firmate da Pininfarina, tra quelle prodotte in dimensione seriale, nelle cosiddette catene di montaggio.
Sono auto meno affascinanti di quelle dell’era romantica, ma modelli come la Duetto hanno comunque scritto pagine indimenticabili di storia e di costume. Il mondo del cinema ha tanto apprezzato quella vettura, consegnandole la dimensione iconica delle illustri progenitrici. Se lo gradite, seguiteci nel nostro viaggio alla scoperta delle eccellenze creative post-guerra di Pininfarina per il “biscione”. Due di esse non sono entrate nel mito, ma la 164 è davvero stupenda.
Alfa Romeo 164
L’Alfa Romeo 164 è una berlina filante e di classe che porta in dote l’armonia e l’estro creativo di Pininfarina. Questa vettura, prodotta nello stabilimento di Arese dal 1987 al 1987, avrebbe fatto il pieno di fatturato se avesse avuto la trazione posteriore. Non fu possibile, perché alcune architetture erano condivise con la Fiat Croma, la Lancia Thema e la Saab 9000, per ottimizzare i costi. Il comune pianale venne denominato Tipo 4. Rispetto alle altre era più sportiva e dinamica nelle forme. Un doveroso tributo alla storia del “biscione”.
Dopo di lei giunse la 166, che perdeva una parte del fascino, per le linee meno plastiche. Oltre che molto bella, l’Alfa Romeo 164 era anche efficace sul piano aerodinamico. Il suo Cx di 0,30 raccontava di una buona scorrevolezza dei flussi d’aria. Nel cofano basso e spiovente si inseriva, con note originali, il classico scudetto della casa milanese. La vista laterale metteva in evidenza il profilo a cuneo, davvero coinvolgente. Molto originale la coda, con una sottile fascia a tutta larghezza per i gruppi ottici, che dava una specifica identità al modello anche nella vista posteriore.
Enrico Fumia svolse per Pininfarina un lavoro davvero eccellente sul piano del design. In quegli l’Alfa Romeo 164 era la più scultorea fra le berline in listino. Ricca la gamma delle motorizzazioni, che spaziava dal 2.0 Twin Spark al V6 Turbo da 2.0 litri, fino al 3.0 V6 a 24 valvole, rotondo e musicale, oltre che vigoroso nel suo funzionamento. Le emozioni erano assicurate. Sul fronte dell’abitacolo si coglieva una certa ricercatezza espressiva, anche se non preziosa come quella della carrozzeria.
Alfa Romeo Duetto
Questa è una vera icona del marchio, ma anche un simbolo della “Dolce Vita”. Diverse le sue presenze nel cinema, ma il ruolo più importante, che l’ha consegnata alla dimensione del mito, è stato quello nel film “Il Laureato” del regista Mike Nichols. In quella pellicola del 1967, basata sull’omonimo romanzo di Charles Webb, la Spider del “biscione” accompagnava le imprese dell’attore Dustin Hoffman. Il legame con la settima arte sembrava scritto sin dai primi vagiti.
Subito dopo la presentazione, infatti, l’Alfa Romeo Duetto fu protagonista di una traversata da Genova a New York. Durante il passaggio da Cannes, in occasione del celebre festival cinematografico della Costa Azzurra, diversi attori e registi fecero la conoscenza col modello, sulla nave Raffaello. La versione più bella, sul piano stilistico, era quella dell’esordio, nota come “osso di seppia”, per la fisionomia rastremata della coda. In quella veste toccava l’apice dello splendore.
Anche la seconda serie, con la coda tronca, aveva le credenziali giuste per entrare nel cuore dalla porta principale. La terza serie perse parte del fascino, per il grande spoiler posteriore in materiale sintetico nero, utile in chiave aerodinamica ma negativo per l’impatto estetico. Si tornò ad un look molto pulito sulla quarta ed ultima serie del modello, dove Pininfarina recuperò la purezza espressiva dei primi step produttivi dell’Alfa Romeo Spider. Assortito il ventaglio delle motorizzazioni offerte nel tempo: dal cuore da 1.3 litri a quello da 1.6 litri, fino a quelli da 1.8 litri e da 2.0 litri.
Alfa Romeo GTV
L’Alfa Romeo GTV non è certo l’auto più bella firmata da Pininfarina e non interpreta il tema della bellezza con la consueta grazia del mitico carrozziere torinese. Il suo posto in questa lista è dovuto al forte carico di personalità, non all’armonia compositiva. Quello che pregiudica il lavoro è lo specchio di coda, pesante e un po’ goffo, anche se marcatamente identitario. Forse ha inciso la partnership con il centro Stile interno della casa del “biscione“, ma non è dato sapere.
Va molto meglio nel profilo laterale e nella vista frontale. Qui i tratti sono ben eseguiti e, per certi versi, hanno fatto scuola. Una cosa è certa: questa vettura è inconfondibile. Il merito dello spiccato carattere va ad Enrico Fumia. La sigla del modello è l’acronimo di Gran Turismo Veloce, tipico della tradizione. Questa coupé fu prodotta dal 1995 al 2004. Da esse i tecnici e gli stilisti ricavarono anche una versione scoperta a due posti. Dopo di lei giunse la Brera.
Dal 2000, la produzione dell’Alfa Romeo GTV prese forma nelle linee aziendali di Pininfarina, a San Giorgio Canavese. Il modello si è concesso periodicamente delle rinfrescate nel look, testimoniate dai 3 restyling avuti in circa un decennio. Notevole la robustezza del telaio, la cui rigidità torsionale era di riferimento in quegli anni, nella sua categoria. Bello il trattamento dell’abitacolo, con richiami alle sportive dei tempi più romantici. La gamma delle motorizzazioni si è giovata di unità da 1.8 e 2.0 litri Twin Spark, da 2.0 litri turbo, da 3.0 litri e da 3.2 litri.