Si parla tanto di cartelle esattoriali in questi giorni, perché l’Agenzia delle Entrate ha ripreso a inviarle dopo lo stop per Covid. Fra i plichi più temuti, quelli dei bolli auto: come fare ricorso. Tutto ruota attorno alla prescrizione di 3 anni: l’estinzione di un diritto conseguente al suo mancato esercizio per un determinato periodo di tempo. Se la Regione non chiede in nessun modo, neppure tramite il riscossore, ossia l’Agenzia delle Entrate, il pagamento del bollo auto, dopo 3 anni l’automobilista che fa ricorso vince. E non paga il bollo o i vari bolli arretrati.
Questo termine si applica solo alla richiesta di pagamento da parte della Regione e di qualunque riscossore la Regione si avvalga.
Vediamo meglio la prescrizione di 3 anni che iniziano a decorrere dal 1° gennaio dell’anno successivo a quello in cui è dovuto il pagamento. Un esempio attuale: il bollo auto dovuto nel 2017 (anno solare), la prescrizione scatta il 31 dicembre 2020. Sono 3 anni e scatta la fine del diritto della Regione.
Occhio: qualsiasi documento inviato dalla Regione con avviso di ricevimento fa ricominciare il conteggio dei 3 anni: solleciti, intimazioni di pagamento, preavviso di fermo auto, nuova cartella. Serve la prova che la Regione abbia inviato e che l’automobilista abbia ricevuto.
Cartella esattoriale bollo auto: il ricorso in cinque mosse
Come fare ricorso? Uno: con richiesta di sgravio in autotutela indirizzata sia alla Regione sia all’Agenzia delle Entrate. L’automobilista scarica un modulo dal sito dell’Agenzia delle entrate e si rivolge alla direzione provinciale dell’Agenzia stessa, mediante raccomandata con avviso di ricevimento. Due: nessuno risponde? Hai 60 giorni per ricorrere, da quando ti è stata notificata la cartella esattoriale per avvalerti della mediazione: un arbitro imparziale rispetto al proprietario dell’auto e alla regione.
Se non c’è accordo fra cittadino e Regione, si presenta ricorso alla commissione tributaria della Provincia, attraverso una raccomandata con avviso di ricevimento. Qualora la commissione tributaria bocci la richiesta, ci si rivolge alla commissione regionale. Ultima spiaggia, la Cassazione. Con tempi e costi che, tuttavia, lievitano.
Bollo auto a noleggio: chi paga?
Sulla carta, da gennaio 2020, è l’utilizzatore a dover pagare la tassa regionale automobilistica. Ma le società di noleggio versano il bollo auto, dopo aver chiesto un’autorizzazione, in nome e per conto del cliente. La legge bizzarra aveva stravolto le regole, mandando in tilt le Regioni Andate in tilt e senza l’incasso di quel denaro.
Incubo cartelle esattoriali
Intanto, c’è l’incubo cartelle esattoriali: finito il periodo più difficile della pandemia, durante la quale l’invio dei plichi si è fermato, il Governo pensa ora a come limitare i disagi derivanti dalle richieste dell’Agenzia delle entrate. In ballo, tasse di tutti i tipi non pagate. Ma anche bolli auto non versati alle Regioni: sono le tasse di proprietà del mezzo. O anche multe per infrazioni al Codice della Strada non versate.
L’Agenzia delle Entrate sta riprendendo le sue regolari attività dopo lo stop dettato dalla pandemia. Una conseguenza di tale scenario riguarda anche il pagamento delle cartelle esattoriali. Le tasse arretrate verso la Pubblica Amministrazione sono state ufficialmente sbloccate. Il fisco chiede, entro la fine di questo mese, il saldo in un’unica soluzione di tutte le cartelle di rottamazione.
A causa della pandemia e del blocco delle cartelle esattoriali, il Fisco ha accumulato 50 milioni di cartelle esattoriali da inviare nei prossimi mesi.
In difesa anche le associazioni delle piccole imprese: per quale motivo il fisco dovrebbe accanirsi, proprio ora, contro le piccole imprese, sopravvissute a due anni durissimi? Chiusure e restrizioni hanno decimato ristoranti, bar, pizzerie, pub e cocktail bar in tutto il Paese. Eppure il fisco chiede, entro la fine di questo mese, il saldo in un’unica soluzione di tutte le cartelle di rottamazione. E questo in concomitanza, come se non bastasse, delle scadenze impositive gravanti a novembre: ben 233.
Opportuna una proroga delle scadenze, in relazione alle cartelle di rottamazione, almeno fino al termine del periodo di emergenza. Perché le piccole imprese sopravvissute hanno bisogno di riprendersi e generare fatturato.