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Ferrari: 3 auto che potrebbero ispirare le future Icona

Ci sono dei modelli Ferrari di carattere ancora più forte di altri, da cui potrebbero nascere interessanti spunti.

Ferrari 512 S
Screen shot da video BRUCE GARAGE - Enrico Di Mauro Official

Le Ferrari della serie Icona rendono omaggio alla vetture più evocative della storia del “cavallino rampante”. Non si tratta di remake, ma di spunti concettuali che fioriscono con richiami estetici molto raffinati, in un quadro stilistico particolarmente moderno. Ad aprire questa esclusiva famiglia ci hanno pensato le Ferrari Monza SP1 ed SP2, nate per celebrare lo spirito delle barchette degli anni ’50, con richiami alle 750 Monza e 375 MM.

Negli scorsi giorni è stato il turno della Ferrari Daytona SP3, che rende il suo tributo alle Sport con motore centrale-posteriore. L’ispirazione è giunta dalla 330 P4, ma ci sono anche tocchi di 512 M e 250 P Pininfarina Berlinetta Speciale.

Oggi abbiamo provato ad immaginare altre possibili fonti di travaso concettuale per i modelli futuri della specie. Non abbiamo inserito la 250 GTO, perché ha già avuto due discendenti che in qualche modo ne hanno celebrato lo spirito, ma se dovesse arrivare questa idea sarebbe certamente molto gradita agli appassionati. Tre i modelli scelti, in rappresentanza delle auto da gara, delle granturismo e delle supercar del marchio emiliano. Per le due ultime categorie non ci siamo spinti molto indietro nel tempo. Se lo gradite, seguiteci nel nostro viaggio alla loro scoperta.

Ferrari 512 S

Una delle “rosse” che meriterebbe di ispirare una nuova hypercar della serie Icona è, a mio avviso, la Ferrari 512 S del 1970. Ritengo che sia una delle auto da corsa più affascinanti di tutti i tempi. Anche se i suoi risultati in pista non esaltarono il Drake, spingendolo a rimpiazzarla presto con la versione M, questa resta una delle Sport più seducenti di sempre. Il fascino della vista frontale e del 3/4 anteriore è da rivista d’arte e merita un tributo.

Secondo me, al suo cospetto, la sensuale Porsche 917 sembrava un’auto vecchia sul piano estetico, ma è un parere strettamente personale, da cui non mi aspetto grande condivisione. Una cosa, però, è certa: la personalità e la presa emotiva di questa creatura sono sublimi. Certi lineamenti sembrano così attuali da adattarsi perfettamente a un’auto sportiva di altissima gamma dell’era moderna.

Immagino l’effetto da navicella spaziale che produrrebbe una revisione contemporanea dei suoi codici stilistici, che offrono molti spunti per un’elaborazione formale di grandissimo pregio. Si tratta di una creatura meravigliosa, che appartiene alla tradizione agonistica della casa di Maranello, il cui impegno nell’universo endurance è ricco di pagine nobili. In totale ne furono prodotti 25 esemplari: quelli che servivano per l’omologazione.

Gestazione molto veloce

Difficile crederci, specie tenendo conto dei tempi odierni, ma questa creatura fu partorita in appena tre mesi dallo staff tecnico guidato da Mauro Forghieri. All’ingegnere siciliano Giacomo Caliri va il merito della scelta di una carrozzeria in poliestere sottile, ancorata su un telaio tubolare rinforzato con sottili lastre di alluminio. In pratica una semimonoscocca, per garantire adeguati livelli di resistenza torsionale e flessionale.

Due le declinazioni: berlinetta e spider. Per un’ipotetica nuova Ferrari Icona ad essa ispirata, il riferimento dovrebbe essere la versione scoperta, per la gamma più alta di emozioni concesse al guidatore che, in modelli del genere, cerca il massimo del coinvolgimento emotivo.

Un motore esuberante

Cuore pulsante della Ferrari 512 S era un motore V12 da 5 litri di cilindrata, con 550 cavalli di potenza all’attivo. Questi erano chiamati ad esprimersi su un peso di 850 chilogrammi. La velocità massima toccava quota 340 Km/h. Per le piste più veloci fu allestita la versione a coda lunga, ma è l’altra che si presta meglio a fare da fonte ispiratrice per un’eventuale nuova hypercar del “cavallino rampante”.

L’esordio della Ferrari 512 S ebbe luogo a Daytona. Sembrò promettente, perché l’auto raccolse il primo posto in qualifica e il terzo in gara, con Mario Andretti alla guida. La stagione, però, deluse le aspettative, consegnando un solo successo alla 12 Ore di Sebring, con Andretti, Ignazio Giunti e Nino Vaccarella. Incredibile l’impresa di quest’ultimo nella gara di casa, la mitica Targa Florio. Sullo stretto e ostile catino madonita, più adatto a bolidi agili e piccoli, il “Preside volante” riuscì infatti a guadagnare la terza posizione.

Analogo il risultato conseguito alla maratona del Nurburgring, in coppia con Surtees. Con questa vettura il pilota palermitano, coadiuvato da Giunti, raccolse il secondo posto alla 1000 km di Monza e il quarto alla 1000 km di Spa. La Ferrari 512 S è bella ed affascina il pubblico, che la sostiene anche quando non consegue i risultati sperati. La Porsche 917, sua rivale di Stoccarda, è un osso duro da battere (e domina la serie). Per sfruttare i vantaggi delle più permissive norme del 1971, a Maranello decidono di affinare l’insieme. Nasce la 512 M.

Ferrari F40

Alcuni potrebbero dire che la Ferrari F40 è un’auto forse troppo recente per meritare un modello celebrativo della serie Icona. Per quel che mi riguarda non è così. Del resto gli anni sono passati anche per lei, il cui debutto risale al 1987. Fra poco tempo spegnerà le candeline per il quarantesimo anniversario. Quale modo migliore per festeggiarlo che non lanciando una hypercar in serie speciale ad essa ispirata? Penso lo meriti a pieno titolo, perché è senza ombra di dubbio la regina delle auto sportive dell’era moderna.

Qui si parla di un modello iconico, entrano nel cuore di più generazioni. Tutti l’hanno sognata. Tutti continuano a sognarla. Ogni appassionato ne ha avuta una, sotto forma di poster o di modellino. Qualcuno, più fortunato degli altri, ne ha messa una vera in garage, per gustarne in pieno la magia, da ferma o in movimento. Impossibile resistere al fascino delle sue seduzioni.

La Ferrari F40 è una vera opera d’arte; l’ultima “rossa” presentata quando il Commendatore era ancora in vita. Si può considerare come il suo testamento spirituale. Questa supercar è la sintesi della filosofia del “cavallino rampante”. Onorarne la memoria è un dovere imprescindibile, pur sapendo che mai nessun modello potrà eguagliarne il fascino.

Look da mille e una notte

Le linee della sua carrozzeria, firmate Pininfarina, sono scultoree. Trasudano grinta da ogni centimetro quadro di superficie e rimandano la memoria alle Sport dell’era romantica della casa di Maranello. Lo fanno con grande stile, pur in presenza di linee e volumi da astronave. Questo la rende ancora più speciale. Se l’estetica è da capolavoro assoluto, anche il resto è all’altezza. Il merito è del progetto armonico di Nicola Materazzi, frutto di un lavoro abilmente confezionato sotto un’unica regia.

Meccanica, cambio, telaio e tutto il resto sono come le note di una composizione impeccabile, senza colpi stonati. A condire il tutto ci pensa una tela emotiva votata all’eccellenza. Difficile trovare auto in grado di regalare le stesse scariche di adrenalina della Ferrari F40. Qui il coinvolgimento sensoriale tocca il diapason. Ogni azione a bordo di questa supercar ha il sapore di un’avventura esotica, che stacca la spina dal grigiore quotidiano. Sembra una sorgente da cui sgorgano copiose dosi di piacere.

Emozioni di razza nobile

Come dimenticare le energiche esplosioni di coppia, che incollano al sedile? Come dimenticare le sue dinamiche da belva da pista? Come dimenticare il suo sound da pelle d’oca? Non c’è aspetto di questa vettura che non spinga in alto le pulsazioni cardiache. I numeri, in casi del genere, raccontano solo in parte il quadro, ma è giusto riferirli, perché a suo tempo erano al vertice.

La Ferrari F40 è spinta da un V8 biturbo da 2936 centimetri cubi, con 478 cavalli di potenza, su un peso di 1100 chilogrammi. Per passare da 0 a 200 km/h richiede 12 secondi, dopo 21 secondi con partenza da fermo il chilometro è già un ricordo. La velocità massima scavalca la frontiera dei 324 km/h. Tra le altre particolarità la vettura, quella di essere stata la prima auto stradale nella storia della casa di Maranello costruita facendo ricorso a vari materiali compositi. Oggi, come al momento della presentazione, la Ferrari F40 è una regina, seduta sul trono della specialità. Onorarla è un dovere. Noblesse oblige!

Ferrari Testarossa

Anche la Ferrari Testarossa meriterebbe un omaggio della serie Icona, pur essendo relativamente giovane. Questa vettura, nata nel 1984, si avvia verso il quarantesimo compleanno. La ricorrenza anagrafica potrebbe ispirare una vettura commemorativa. Il carattere unico e lo stile inconfondibile della mitica berlinetta di Pininfarina darebbero molti spunti per celebrarne il design e lo spirito. Stiamo parlando di una delle auto più ricche di personalità della storia.

Negli anni ottanta tutti ne volevano una. I più facoltosi, Vip compresi, si mettevano in coda per un esemplare in scala reale. Gli altri si accontentavano, in qualche modo, con un modellino o con un poster in parete. Per lei c’era un’autentica febbre. Si tratta della granturismo per antonomasia di quel periodo storico. Il fatto che sia entrata nell’immaginario collettivo, a tutte le latitudini, sta a dimostrarlo.

Stile inconfondibile

Nata come erede della 512 BB, la Ferrari Testarossa conservava la meccanica della sua progenitrice. Il look era esuberante. Miscelava la storia alla ricerca stilistica e univa in modo mirabile gli stilemi del marchio a slanci futuristici. Lo specchio di coda e la vista di 3/4 posteriore sono rimasti insuperati. Quasi impossibile fare meglio. Le suggestioni che evoca la sua carrozzeria sono inebrianti. Amarla è un fatto naturale.

Come su ogni “rossa”, l’anima era rappresentata dal motore. In questo caso un 12 cilindri a V di 180 gradi, da 4942 centimetri cubi di cilindrata, con quattro valvole per cilindro, disposto in posizione posteriore centrale. La potenza massima erogata era di 390 cavalli a 6800 giri al minuto, con un picco di coppia di 490 Nm a 4500 giri al minuto. Il cambio a 5 marce aiutava a gestire questa energia, espressa con note di taglio molto musicale. Il sound di nobile specie concorreva al valore dell’esperienza sensoriale. Notevoli le performance, in relazione a quel periodo storico, con una velocità massima nell’ordine dei 290 km/h.

Gli appassionati la sognano

La Ferrari Testarossa, a dispetto del look, non era una supercar da pista, ma una granturismo estremamente veloce, che regalava emozioni al top. Diverse le sue apparizioni nel mondo del cinema. I più ricorderanno la presenza, come grande protagonista, nella saga di Miami Vice, in livrea prima nera e poi bianca. Anche sul piccolo schermo irradiava emozioni di alta gamma.

Difficile trovare un’auto del normale listino che possa reggere il confronto con la sua iconica personalità. Sì, oggi le sportive sono molto più veloci ed efficienti, ma nessuna granturismo dopo di lei è entrata nel cuore della gente con la sua stessa forza. Renderle un tributo sarebbe doveroso in vista dei 40 anni di vita. Farlo con un nuovo modello della serie Icona sarebbe il massimo.

La Ferrari Testarossa è entrata nella leggenda ed è stata la sintesi perfetta dei valori del periodo storico in cui è sbocciata. Era l’interpretazione ideale del sogno e dello spirito degli anni ottanta. Pininfarina, per lei, ha tirato dal cappello un capolavoro assoluto. Una scultura degna dei migliori musei del mondo. In totale questa supercar ha preso forma in 7177 esemplari, prima di lasciare spazio alle successive 512 TR e 512 M. Poi i buoi sono tornati davanti al carro, con la 550 Maranello e le sue discendenti.

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