Oggi, giovedì 2 dicembre 2021, la Commissione europea ha invitato l’Italia a imporre sanzioni sull’uso di dispositivi vietati per manipolare le emissioni dei veicoli nel millantato scandalo dieselgate, intensificando una procedura disciplinare a carico di Roma, intrapresa nel maggio 2017. L’esecutivo Ue aveva avviato quattro anni fa un’azione legale contro l’Italia per non aver assunto provvedimenti rispetto alle accuse di manipolazione dei test sulle sostanze emesse da parte di Fiat Chrysler, poi confluita con PSA sotto il gruppo Stellantis.
Dieselgate: la Commissione europea entra a gamba tesa contro l’Italia per “mancanza di provvedimenti”
La Commissione – si legge sul portale Automotive News – ha spiegato di aver chiesto all’Italia di rendere conto del proprio mancato adempimento all’obbligo di far osservare le norme sul rispetto dell’ecosistema, basate sulla legislazione comunitaria. Secondo il regolamento, gli Stati membri sono tenuti a stabilire e porre in pratica le direttive in materia per il ricorso a strumenti proibiti che ostacolano l’efficienza dell’iter di verifica delle emissioni, con conseguente aumento della propagazione nell’ambiente del parco circolante di elementi nocivi.
Quindi, l’organismo europeo ha sottolineato che l’Italia aveva ordinato un richiamo obbligatorio dei veicoli travolti dallo scandalo dieselgate, ma non applicato le sanzioni.
Due mesi di tempo per rispondere e adottare le misure necessarie
La Germania ha chiesto all’esecutivo dell’UE di mediare la sua controversia con l’Italia, che ha respinto le accuse dei portavoce tedeschi di impiego di un software non dichiarato sulle unità diesel di Fiat 500X, Fiat Doblo e Jeep Renegade, che avrebbero consentito dei valori di inquinamento in misura superiore ai paletti fissati dall’Ue.
L’istituzioni dello Stato di Angela Merkel per il trasporto di motori KBA ha affermato di aver trovato un apparecchio che il sistema di purificazione dei gas di scarico dei modelli ha fermato dopo 22 minuti, appena poco più a lungo dei test normativi ufficiali, creando una finestra per le emissioni di NOx in eccesso.
L’Italia ha ora due mesi per rispondere e adottare le azioni necessarie, diversamente la Commissione potrebbe prendere la decisione di deferire il caso alla Corte di giustizia dell’Unione europea. Stellantis e il ministero dei Trasporti non hanno voluto per il momento rilasciare alcun commento sulla vicenda.