A queste condizioni, con queste decisioni politiche, c’è da attendersi un brutto 2022 per le vendite auto in Italia. Secondo Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, le immatricolazioni toccheranno quota 1.460.000 nel 2021 e 1.500.000 nel 2022. Pertanto, quest’anno ci sarà un calo del 23,8% sul 2019 e una modestissima crescita sul risultato estremamente depresso dal Covid del 2020 (5,7%).
Nel 2022, per il terzo anno consecutivo, ecco un livello di immatricolazioni in picchiata. E del tutto inadeguato a soddisfare la normale domanda di sostituzione del parco circolante, che è già tra i più vecchi d’Europa. Con tutto quello che ne consegue in termini di inquinamento e di sicurezza stradale. Si respira peggio e gli incidenti salgono. A ruota, costi sociali in salita e prezzi Rc auto in aumento. Un vortice.
Vendite auto giù: ecco perché
Le cause del basso volume di vendite di auto previsto dal CSP per il 2022? La pandemia, la debolezza del quadro economico (anche se in recupero), l’insufficiente sostegno alla domanda degli incentivi statali e la crisi dei microchip.
Attenzione. La proiezione è stando così le cose. Per il 2022 non sono al momento previsti incentivi statali. Il modesto sostegno alla domanda che nel 2021 è venuto dagli incentivi statali nel 2022 dovrebbe essere sostituito da un miglioramento del quadro economico.
La situazione del mercato italiano dell’auto resta comunque critica: nel triennio 2020-2022 verranno immatricolate 4.341.646 vetture. Per evitare un ulteriore invecchiamento del parco circolante sarebbe necessario immatricolarne 6 milioni. Siamo davvero lontani da numeri soddisfacenti.
Crisi automotive: le soluzioni di Quagliano
Uno. Che il Governo vari subito un piano triennale per l’acquisto di nuove auto Euro 6, con rottamazione di un’auto di oltre 10 anni d’età e per l’acquisto, con o senza rottamazione, di auto elettriche o a basso impatto.
Due. Un piano organico per la transizione all’elettrico immediatamente operativo: serve sviluppare la rete di ricarica.
Tre. Occorre l’adeguamento della normativa vigente alle esigenze dello sviluppo della rete di ricarica. In parallelo, urge una corretta informazione degli utenti.
Quattro. Misure per compensare l’impatto negativo della transizione all’elettrico sull’occupazione e in genere sulle attività produttive.
Cinque. Provvedimenti per far fronte al maggior fabbisogno di elettricità esclusivamente con fonti rinnovabili.
Ma i soldi lo Stato dove li prende? Per Quagliano, le risorse dovranno venire dalla fiscalità generale. Evitando penalizzazioni di particolari categorie di utenti della strada che potrebbero essere molto pericolose, come la vicenda dei gilet gialli in Francia insegna.