Alla Sevel di Atessa, stabilimento Stellantis dove si producono i Fiat Ducato, la crisi si sente eccome.
La produzione nello stabilimento abruzzese, nonostante riguarda un prodotto altamente richiesto, cioè i furgoni, va a singhiozzo.
Una situazione resa difficile dalla carenza dei microchip ma anche di altre componenti. E il tutto si ripercuote in tutto l’indotto. Tutto il mondo intorno a Stellantis subisce gli effetti di questa riduzione di produzione.
Crisi produttiva Stellantis, chi paga le conseguenze?
Una azienda che produce poco o quanto meno, che riduce la produzione, crea disagi non indifferenti a 360 gradi.
I suoi lavoratori vengono fermati e messi in casa integrazione. E giù i salari, i ratei e i redditi.
I lavoratori delle fabbriche dell’indotto, arrivano addirittura a perdere il lavoro. Se vengono a mancare le commesse, per piccole aziende che vivono proprio di sponda con Stellantis, è la vita delle stesse aziende ad essere minata.
Inevitabile che se da 100 pezzi ordinati da Stellantis, si scende a 50, 20 lavoratori diventano troppi, e ne bastano 10. È un esempio calzante, anche se si può arrivare ancora al peggio, perché la mancanza di ordini può mandare fuori giri l’azienda intera.
E poi, la carenza delle produzioni di una azienda, si ripercuote, oltre che sui fornitori, pure sui clienti.
Alla Sevel crisi continua come per tutte le altre fabbriche Stellantis
Presso la Società Europea Veicoli Leggeri, la Sevel di Atessa, in effetto si è già materializzato. Parliamo del mancato rinnovo del contratto per i lavoratori somministrati. Infatti si ha notizia delle cessazione del rapporto di lavoro di molti operai forniti dalle Agenzie di lavoro interinale.
Ma dal momento che la crisi ormai è perdurante, come diversi organi di stampa abruzzesi riportano, adesso la crisi esce fuori dai confini dell’area produttiva ed invade pure i clienti.
Dal momento che la Società Europea Veicoli Leggeri non riesce a completare le consegne dei veicoli, alcune società vanno in crisi.
Tra queste la Trigano van, azienda italiana leader nel settore degli autocaravan. Cosa c’entrano gli autocaravan con la Sevel di Atessa? La risposta è presto detta. La struttura portante di questi autocaravan è prodotta in Val di Sangro, proprio alla Sevel.
Cosa accade alla Trigano van
Alla Trigano van lavorano circa 400 addetti. E a pieno regime sono 20 gli autocaravan prodotti in media nell’azienda.
Media abbiamo detto, perché adesso la carenza delle forniture della struttura portante da parte della Sevel, mette a rischio una quarantina di questi posti di lavoro.
Infatti, come per i somministrati della Sevel, una parte dei contratti in scadenza il 31 dicembre per la Trigano van di Paglieta, in provincia di Chieti non saranno rinnovati.
Richieste enormi per i caravan, ma non si possono soddisfare
Sul mercato dei caravan si può dire la stessa cosa del mercato dei furgoni commerciali. Anche i sindacati confermano che il mercato da segnali positivi. In pratica, la richiesta dei caravan c’è. Ma sono le fabbriche a non riuscire a soddisfare le richieste. E la vicenda della Trigano è eloquente.
Mancando le scocche che in genere la Trigano prende dalla Sevel di Atessa, ecco materializzarsi i problemi.
Perché come sostiene pure la Fiom, non basterebbe nemmeno aumentare i turni per soddisfare tutte le richieste.
Dal momento che i caravan dell’azienda partono dalla scocca del Fiat Ducato, tutto si ferma.
Questo uno degli effetti più evidenti e forse sottovalutati di questa carenza di produttività che come alla Sevel, si manifesta anche nelle altre fabbriche di Stellantis.
Cosa dicono o sindacati
La preoccupazione per quanto succede in queste settimane non fa stare tranquilli i sindacati.
Il fatto che da settimane si è avuta notizia dei tanti contratti di somministrazione non rinnovato in Val di Sangro, adesso si collega a ciò che è successo alla Trigano van.
“Le conseguenze dirette ricadono sia sui fornitori che sui clienti come Trigano. Queste difficoltà a loro volta si ripercuotono sulle lavoratrici e sui lavoratori che subiscono la cassa integrazione. O peggio ancora perdono il posto di lavoro”
Una denuncia netta quella della Fiom, con un allarme a 360 gradi.
“La Trigano ci ha comunicato che è costretta a non rinnovare una parte dei contratti in scadenza al 31 dicembre 2021. I numeri non sono ancora certi, la Trigano sta studiando un diverso bilanciamento di una delle linee e anche su nostra richiesta sta cercando di limitare al massimo il taglio di lavoratori”
Evidente che la situazione non è rosea. Ma è altrettanto vero che la Fiom sta monitorando con attenzione il tutto.
Soprattutto perché non si escludono altri tagli. E occorre verificare i criteri che l’azienda adotterà, se siano le anzianità di servizio, le competenze o problematiche di carattere personale e familiare dei lavoratori.
In base a ciò che dice la Fiom, i rappresentanti dei metalmeccanici della Cgil cercano di spuntare quanto meno il diritto di priorità ad essere richiamati per i lavoratori che adesso finiranno a casa. Nel momento in cui la crisi della Sevel finirà, i lavoratori che oggi perdono il posto dovranno essere i primi a ritornare al lavoro, questo ciò che vorrebbe come garanzia la Fiom.
E pare che ci sia già una intesa di massima in questo senso, perché l’azienda avrebbe già dato piena disponibilità a ragionare su questa specie di diktat dei sindacati.
L’ azienda si è data disponibile a ragionare in tali termini, dichiarando la volontà di salvaguardare le professionalità create negli ultimi mesi, ci siamo dati appuntamento a dopo le festività con la speranza di avere numeri più chiari e confortanti sui quali lavorare.