Mistero italiano: il decreto autovelox dei Comuni, di cui si parla ormai dal 2010 anche per mettere fine ai contenziosi, è in ritardo. Perché? Chissà. Intanto, come spiega l’Asaps (Amici Polstrada), in Commissione Trasporti alla Camera si è tornati a fare il punto di situazione sul decreto che avrebbe dovuto, dal luglio 2010, indicare le modalità di utilizzo delle strumentazioni per le verifica della velocità su strada.
Tutto nasce dall’articolo 25 della legge 120/2010. Che mette il bastone fra le ruote dei Comuni. E di tutti gli Enti che usano autovelox. Da utilizzare nel massimo e totale rispetto delle norme del Codice della Strada, per fare sicurezza, non per fare cassa. Se arrivasse il decreto, fra l’altro, i Comuni avrebbero l’obbligo di spartire i proventi degli autovelox su strade di proprietà altrui: delle Province, delle Regioni, dello Stato.
Simone Baldelli (Forza Italia), presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulla tutela dei consumatori e degli utenti, ha cercato invano di fare luce. Nei giorni scorsi, ha avanzato un’interrogazione al ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (la 5/07271). Chiede quale sia la tempistica dell’approvazione del decreto. Di cui si era tornati finalmente a parlare.
Decreto autovelox: eterna attesa
Infatti, il Governo, il 29 luglio 2020, ha detto che una bozza di decreto relativo al posizionamento degli autovelox era stata sottoposta alla valutazione delle Conferenza Stato-città ed autonomie locali. Dove erano stati formulati rilievi da parte dell’Anci (Comuni) e dell’Upi (Province). Un primo passo verso il decreto, mai arrivato.
Così, si resta in attesa di una dettagliata disciplina finalizzata a garantire il rispetto dei limiti di velocità. Basata sulla verifica, da parte degli enti gestori stradali, dell’adeguatezza dei limiti di velocità imposti. Quale condizione necessaria per poter installare i sistemi stessi.
Gli autovelox dovranno tener conto della necessità di un coordinamento tra i diversi organi di polizia preposti al controllo. Affinché non si creino sovrapposizioni e interferenze tra i servizi sul medesimo tratto stradale. E non si concentrino sulla medesima infrastruttura stradale più rilevamenti contemporanei.
Insomma, in parole povere, non c’è nessuna certezza. Si naviga a vista.