Quella delle Alfa Romeo TZ è stata una stirpe nobile del marchio. Il suo cerchio è stato chiuso dalle TZ3 Corsa e Stradale, che hanno ripreso il filone in epoca moderna, ma il ricordo degli appassionati è per le antesignane, ammantante di gloria nel periodo romantico dell’automobilismo. Queste vetture nacquero in un periodo in cui le finanze aziendali erano diventate più solide.
Andava bene la produzione della Giulia, sbocciata nel 1962, sotto la presidenza Lurani. Alfa Romeo era un marchio che piaceva e i suoi modelli avevano una spiccata personalità, frutto anche dalla prestigiosa eredità storica.
Nel 1964, il costruttore milanese tornò ad impegnarsi in forma ufficiale nel mondo delle corse, avvalendosi del supporto dell’Autodelta di Carlo Chiti. Presero forma i tempi felici delle Giulia TZ, delle GTA e GT Am, che nelle gare Turismo fecero valere la loro legge per un paio di lustri ed anche oltre. Qui ci occupiamo della serie delle “Tubolare Zagato”, la cui evoluzione vorremmo ripercorrere in vostra compagnia.
Alfa Romeo Giulia TZ
L’Alfa Romeo Giulia TZ, nota più semplicemente come TZ, è stata prodotta dal 1963 al 1965. Le due lettere della sigla sono l’acronimo di Tubolare Zagato e raccontano alcune caratteristiche del modello. Questa berlinetta sportiva del “biscione” si giovava dell’apporto tecnico di due grandi progettisti: Giuseppe Busso e Carlo Chiti. Concorse ai lavori, con un ruolo importante, anche Orazio Satta Puliga. A loro va il merito di un risultato ingegneristico di alto livello.
Lo stile, aggressivo e da corsa, va invece ascritto all’estro creativo di Ercole Spada. Nei lineamenti della carrozzeria si legge in pieno la sua identità di auto destinata al motorsport. Oltre che aggressiva era pure efficiente sul piano aerodinamico. Del resto, in un mezzo stradale orientato alle competizioni, le componenti funzionali hanno il diritto di prelazione nelle scelte, relegando a un ruolo secondario la bellezza dei lineamenti. Spesso, però, ciò che funziona bene ha anche un fascino estetico, come si dice in ambito aeronautico. La storia dell’auto, nelle sue alchimie storiche, conferma l’assunto.
Guardando l’Alfa Romeo TZ, da taluni (impropriamente) chiamata TZ1, si nota la forza del suo carattere espressivo. Nessuno può dire che sia carente in fatto di personalità stilistica. Sotto la carrozzeria si cela un motore bialbero da 1570 centimetri cubi di cilindrata, Questo cuore, dissetato da una coppia di carburatori Weber a doppio corpo, eroga una potenza massima di 112 cavalli a 6500 giri al minuto. La versione da gara faceva meglio, spingendo l’asticella energetica a quota 160 cavalli. Il tutto su un peso di circa 660 chilogrammi, che rendeva più facile il compito della spinta dei purosangue del “biscione”.
L’unità propulsiva, rombante come da tradizione, è accolta da un telaio tubolare in acciaio al nickel-cromo, con sezioni variabili. Notevole la tempra prestazionale, solo in parte illustrata dalla velocità massima, che varca la soglia dei 215 km/h. La versione da corsa, negli step più estremi, toccava quota 240 km/h. La foga del modello è smorzata da freni a disco sulle quattro ruote. Queste le dimensioni: 3950 millimetri di lunghezza, 1509 millimetri di larghezza, 1199 millimetri di altezza, 2200 millimetri di passo.
Il primo impegno sportivo dell’Alfa Romeo Giulia TZ prese forma al Tour de Corse del novembre 1963, ma fu un debutto sfortunato. Un incidente e un guaio tecnico impedirono di mettere a frutto il potenziale dell’auto. Il riscatto giunse nello stesso mese, a Monza, con un poker nella categoria prototipi in una gara FIFA. Ancora non c’era l’omologazione del modello. Quando giunse, tanti altri successi si aggiunsero al primo, impreziosendo il palmares di questa creatura del “biscione”.
Alfa Romeo Giulia TZ2
L’Alfa Romeo Giulia TZ2 è la seconda espressione della linea “Tubolare Zagato”. Questa vettura, dal look più snello e meno ingessato della serie precedente, è stata prodotta dal 1964. Il debutto in società avvenne al Salone dell’Auto di Torino, alla fine di quell’anno. Anche qui la linea porta la firma di Ercole Spada: non ci vuole molto a leggere i suoi tratti espressivi. Il vigore dinamico giunge da un motore Twin Spark a quattro cilindri in linea da 1570 centimetri cubi. Si tratta di un bialbero dall’indole sportiva, che eroga la bellezza di 170 cavalli a 7600 giri al minuto, scaricati sulle ruote posteriori.
Si vede chiaramente che questa vettura, a differenza della sorella, è pensata esclusivamente per l’uso agonistico. Notevoli le performance, ben illustrate dalla velocità massima di 245 km/h. Al cambio a manuale a 5 marce il compito di assecondare il pilota nella gestione delle sue dinamiche. Il suo fulgore agonistico prese forma tra il 1965 e il 1966. Nel definirla, i tecnici puntarono molto anche sulla leggerezza.
Il lavoro sul fronte dell’abbassamento del peso portò ad un dato molto interessante letto sulla bilancia: 620 chilogrammi. Questo risultato fu reso possibile anche grazie alla scelta di una carrozzeria plasmata in fibra di vetro. Notevole la rivisitazione aerodinamica, per abbassare il coefficiente di penetrazione, garantendo al tempo stesso un valido livello di deportanza. In totale l’Alfa Romeo Giulia TZ2 prese forma in 9 esemplari. Quest’auto del “biscione”, marchiata Autodelta, ha il telaio tubolare, la scocca in vetroresina e una nuova testata con due candele per cilindro. Notevole la potenza specifica, pari ad oltre 100 cavalli/litro.
Leggera e robusta, la vettura di cui ci stiamo occupando vanta dalla sua una grande efficienza dinamica. Il motore, disposto in posizione anteriore longitudinale, garantisce a questa coupé una bella tempra caratteriale. Sulla carrozzeria, opera della Carrozzeria Zagato, si coglie lo stile sportivo delle auto italiane. A differenza che sulla TZ, dove il lunotto era diviso in tre parti, sull’Alfa Romeo Giulia TZ3 il vetro posteriore era unico. Valido lo spessore agonistico del modello, testimoniato dai risultati felici raccolti in gara.
Purtroppo l’arrivo di un nuovo regolamento sportivo fece finire in anticipo la sua carriera. Il capitolato tecnico varato dalla federazione collocava l’auto, in virtù dei bassi numeri produttivi, nella categoria Prototipi, dove i suoi margini di successo erano risicati. Questo spinse i vertici della casa del biscione a concentrarsi su altri modelli. Di lei resta il ricordo di una creatura che ha rappresentato bene i valori chiave del marchio milanese.
Alfa Romeo TZ3 Corsa e Stradale
A chiudere il cerchio sulla famiglia TZ ci ha pensato una vettura moderna, declinata in due versioni, che hanno reso omaggio alla nobile tradizione delle Alfa Romeo “Tubolare Zagato”. Si tratta delle TZ3. Queste vetture hanno preso forma nel segno dello storico sodalizio fra il carrozziere milanese e la casa del “biscione”. A sbocciare per primo è stato un esemplare unico, commissionato da un facoltoso collezionista, che ha voluto dare continuità alla specie. Questo il suo nome: Alfa Romeo TZ3 Corsa.
La sua nascita risale al 2010, quando fu svelata al pubblico in occasione del celebre Concorso d’eleganza Villa d’Este, per onorare il centenario della mitica casa automobilistica lombarda. Il modello, anche se moderno, fa proprio lo spirito delle sorelle da competizione degli anni romantici, da cui mutua parte del nome. Si tratta di una one-off artigianale, confezionata con cura, per aderire ai gusti del committente e alla storia del marchio.
Lo spirito racing gioca a suo favore. Qui si parla di un’autentica auto da gara, portata dal passato al presente. Il look profuma di tradizione ed energia. Facile trovare il fil rouge estetico coi modelli ai quali si ispira. Le sue forme, plasmate in fogli di lega d’alluminio battuti a mano, evoca ricordi molto nobili. Molto moderno, invece, il telaio, con una vasca in fibra di carbonio integrata da strutture tubolari di supporto, in acciaio.
L’altra vettura nata con la stessa sigla è l’Alfa Romeo TZ3 Stradale del 2011, che ha preso forma in tiratura speciale di 9 esemplari, destinati a grandi cultori del “biscione”. Questa vettura, abbastanza diversa dalla Corsa, prese forma partendo dalla Dodge Viper ACR. Ecco perché il suo motore ha misure americane. Su tutti un dato: la cilindrata è di 8.4 litri. A tanto ammonta la cubatura del cuore V10 in alluminio, che eroga una potenza massima di 600 cavalli a 6100 giri al minuto. Impressionante la coppia massima, pari a 760 Nm a 5000 giri al minuto.
Questa energia viene scaricata a terra con l’ausilio di un cambio manuale a 6 marce. Notevoli le performance, con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 3.6 secondi e con una velocità massima di 325 km/h. Viste le cifre in ballo, bisogna saperci fare per sfruttare appieno il potenziale, anche in virtù del fatto che la trazione, per fortuna, è solo posteriore. Notevole il divertimento di guida, specie per chi ha il manico giusto. Comunque, anche nelle semplici passeggiate, le scariche di adrenalina sono di alto livello.