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Le 5 Maserati da corsa più belle ed emozionanti

Scariche di adrenalina nel segno del “tridente” con alcune Maserati davvero speciali.

Maserati 150 S Coppa Floriopoli 2021

Maserati, nell’arco della sua nobile e prestigiosa carriera, ha costruito molte auto da sogno. Alcune, oltre ad essere piene di fascino, sono risultate anche vincenti. Stilare una lista completa dei capolavori della casa del “tridente” richiederebbe molto spazio, che mal si concilia con la natura snella della comunicazione social. Ecco perché abbiamo deciso di stringere l’elenco a 5 delle Maserati da corsa più affascinanti di sempre.

Non abbiamo la pretesa del rigore scientifico, quindi altri non condivideranno l’impostazione seguita. Alcuni ci rimprovereranno di aver omesso qualche vettura, altri di esser stati troppo generosi con qualche altra. Su una cosa ci sentiamo abbastanza sicuri: nessuno disdegnerebbe di avere uno di questo gioielli in garage.

Maserati A6GCS

La Maserati A6GCS del 1953 merita un posto di diritto fra le auto da corsa più belle del “tridente”. Questa barchetta prese forma in 54 esemplari. Oggi, nelle aste internazionali, spunta quotazioni da capogiro. Si tratta di una biposto dalle dimensioni compatte. Ecco le sue misure: 3840 millimetri di lunghezza, 1530 millimetri di larghezza. Nella sigla sono raccontate diverse caratteristiche del modello. A6GCS, infatti, è acronimo di 6 cilindri, Ghisa del monoblocco, Corse Sport.

La spinta di questa fascinosa creatura faceva capo a un motore a 6 cilindri in linea da 2 litri di cilindrata, in grado di spingersi fino ai 7300 giri al minuto. La potenza massima toccava quota 170 cavalli. Tale energia veniva scaricata a terra con l’ausilio di un cambio manuale a 4 rapporti. Notevole la punta velocistica, nell’ordine dei 235 km/h. Ai quattro freni a tamburo con comando idraulico il compito di smorzarne le danze.

Fra le novità ascrivibili alla Maserati A6GCS, merita di essere citata anche la doppia accensione con spinterogeno tipo Marelli, portata al debutto fra i “tridenti” da competizione. Per il telaio si puntò sulla collaudata e diffusa struttura in tubi di acciaio, con longheroni e traverse, firmata dall’ingegnere emiliano Medardo Fantuzzi. Brillante il suo palmares, con una lunga scia di successi messi a segno in gare nazionali e internazionali. Questa Sport, dalle linee sinuose e dal temperamento agile ed esuberante, pesava meno di 740 chilogrammi. La sua nascita si giovò dell’apporto tecnico di Gioacchino Colombo, nome ben noto agli appassionati di automobilismo del periodo romantico.

Fra i punti di forza del modello c’era la grande affidabilità: un elemento importante per una vettura da gara, che deve garantire la robustezza oltre alle prestazioni. Facili anche gli interventi meccanici, resi più agevoli dalla costruzione semplice e molto lineare. Sul piano dinamico, la Maserati A6GCS vantava una maneggevolezza di riferimento, che la rendeva particolarmente efficace nei percorsi più guidati, dove si mostrava agile e veloce.

Maserati 150 S e 200 S

La Maserati 150 S prese forma nel 1955. In totale ne furono realizzati 25 esemplari. Rispetto alla precedente A6GCS, aveva delle dimensioni più generose: la lunghezza cresceva a 4400 millimetri, la larghezza a 1804 millimetri. Lo stile era meno sinuoso ma più affilato. Bello da vedere ed anche funzionale, ancora oggi emoziona chi incrocia i suoi tratti.

Cuore pulsante del modello era un motore a quattro cilindri da 1.5 litri di cilindrata, che erogava 140 cavalli di potenza massima a 7000 giri al minuto. Nel corso della sua carriera, andata avanti fino al 1957, l’auto in esame fu sottoposta ad alcune modifiche, che non alterarono lo spirito di partenza. La versione più gradevole alla vista, per quel che mi riguarda, è la prima serie, firmata da Celestino Fiandri. Il suo look di ispira alla 300 S.

Questa vettura si impose alle 500 km del Nürburgring nel 1955, con Jean Behra al volante. Molti esemplari della specie furono dotati del più corposo motore della 200 S, per sostenere il confronto sportivo nella classe 2 litri, proprio come l’antesignana. Fra i suoi acquirenti merita di essere segnalato il nome di Alejandro De Tomaso. Sì, proprio lui: il fondatore della De Tomaso. Il progetto della Maserati 150 S fu curato dall’ingegnere Bellentani. Anche in questo caso, per il telaio, si puntò su un reticolo tubolare: soluzione classica per la specifica tipologia di vetture.

La velocità massima di questo “tridente” da gara toccava quota 230 km/h: davvero niente male per un mezzo di piccola cubatura. Ad agevolare le dinamiche del modello concorreva il peso di soli 630 chilogrammi. La 200 S era strettamente imparentato con la 150 S. Cambiavano la cilindrata, qui di 2 litri, e il ponte posteriore. La potenza massima cresceva a 187 cavalli. Nessuna vittoria di rilievo nel suo palmares.

Maserati 300 S

La Maserati 300 S è una barchetta del “tridente” che guadagna l’ammirazione degli appassionati, anche per le sue alchimie stilistiche. Oggi, nelle rare occasioni in cui se ne vede una giro, catalizza gli sguardi. Questa vettura da gara, costruita in 26 esemplari tra il 1955 e il 1958, godeva della spinta di un motore a 6 cilindri in linea, di 3 litri di cilindrata, con 245 cavalli di potenza, che facevano sentire tutto il loro vigore, grazie anche al peso di soli 780 chilogrammi.

L’unità propulsiva, disposta anteriormente, era dissetata da tre carburatori doppio corpo. Sul suo progetto c’era la firma di Vittorio Bellentani, che si occupò dello sviluppo e della messa a punto. Ad accogliere questo gioiello ingegneristico ci pensava un telaio a traliccio, che faceva da supporto alla splendida carrozzeria in alluminio, plasmata da Medardo Fantuzzi. Notevole la velocità massima, lanciata nel territorio dei 290 km/h. I freni a tamburo avevano il loro bel da fare per contrastare tanta foga.

Al buon bilanciamento della Maserati 300 S concorreva lo schema transaxle. Il modello prese parte, negli anni romantici dell’automobilismo, al Campionato Mondiale Sport Prototipi. Tra i suoi successi va menzionato quello conseguito alla 1000 km del Nürburgring del 1956. Non fu l’unico. Un esemplare di questa splendida specie ha fatto la gioia e continua ad emozionare Mark Knopfler, fondatore e leader carismatico del celebre gruppo rock dei Dire Straits.

Lui, nelle sue uscite in pista, dimostra di saper gestire con mestiere la grande energia scaricata sulle ruote posteriori del modello. La Maserati 300S è un’auto che Mark ama tantissimo. Non è difficile capire le ragioni della complicità emotiva guadagnata nei suoi confronti. Penso che anche il fascino sonoro del suo motore abbia contributo al profondo legame affettivo.

Maserati 450 S

La Maserati 450 S ha un look muscolare, che non fatica a toccare le giuste corde emotive di chi ne osserva i lineamenti. Come per tutte le auto da corsa, la bellezza non è stata ricercata, ma è il frutto (o felice effetto collaterale) di uno studio progettuale quasi totalmente orientato verso la migliore efficienza. In aeronautica si dice, talvolta, che ciò che funziona risulta anche gradevole allo sguardo. Questa connessione trova conferma nell’auto da corsa del “tridente” che stiamo trattando in questo post.

La Maserati 450 S è nata in 10 esemplari, fra il 1956 e il 1958. Dalla sua aveva un grande vigore. Non è un caso che fosse, in quegli anni, il bolide da gara più potente della sua categoria. Il suo motore V8 a corsa breve da 4.5 litri di cilindrata sviluppava la bellezza di 400 cavalli, su un peso di 790 chilogrammi. Su questa base furono sviluppate anche delle versione addirittura più performanti.

Il cuore propulsivo era accolto in un telaio tubolare progettato da Valerio Colotti, cui va ascritto anche il merito della riuscita interpretazione della carrozzeria. L’energia veniva gestita col supporto di un cambio ZF a 5 marce. Per avere un’idea dello spessore prestazionale della Maserati 450S, basta dire che la velocità massima si spingeva nel territorio dei 320 km/h.

Quando raggiungeva il traguardo in gara, lo faceva al primo posto. Se non accadeva, ciò era imputabile a qualche ritiro, ma non per colpa del motore, che si mostrò di una robustezza esemplare. Fra gli interpreti di questa muscolosa creatura della casa modenese ci furono piloti del calibro di Stirling Moss e Juan Manuel Fangio. Anche loro hanno concorso al suo prestigio storico e all’ingresso del modello nella leggenda. Oggi questa vettura continua a conquistare gli occhi come una calamita ed ha rapire il cuore con le sue rombanti melodie.

Maserati MC12 GT1

La Maserati MC12, nella sua versione stradale, prese forma in 25 esemplari. Era la sorella della Ferrari Enzo, da cui riprendeva il motore V12 da 6 litri di cilindrata e alcune caratteristiche strutturali. Rispetto alla creatura di Maranello era meno potente (630 cavalli contro oltre 660 cavalli) e un po’ più pesante (1335 chilogrammi contro 1255 chilogrammi). Le performance pagavano un leggero dazio, ma l’auto del “tridente” ricompensava il conducente e il passeggero con le emozioni dell’azione en plein air.

Non era un’auto propriamente elegante, almeno nella coda, ma il frontale e il 3/4 anteriore si offrivano (e si offrono) con note da antologia. Il modello fece da base per alcune auto da corsa, che segnarono il ritorno in pista della casa modenese. I risultati furono straordinari: la Maserati MC12 GT1 fu una vera mattatrice del campionato FIA GT.

Fra le caratteristiche del modello racing vanno segnalate l’accorciamento del muso, l’adozione del fondo piatto, i freni in carbonio. Anche il motore ricevette le sue attenzioni e si giovò di un supplemento di vigore, espresso con grande energia fra i cordoli. Dalla Maserati MC12 destinata alle gare GT prese forma una versione speciale, battezzata MC12 Corsa, che nacque in 12 esemplari, più tre destinati al marketing.

Non si trattava di una supercar stradale, come la sorella standard, ma di un mezzo privo di omologazione, da usare solo in pista, fuori dall’ambito agonistico. Per i ricchi, uno splendido strumento di piacere, adatto ai track days. Cuore pulsante della Maserati MC12 Corsa era un motore V12 da 6 litri, anch’esso derivato da quello della Ferrari Enzo. In questa veste guadagnava energia rispetto ai 630 cavalli della MC12 “normale”, assicurandosi la spinta di 755 purosangue di razza, a 8000 giri al minuto.